L’aiuto della ragione

La vita è particolarmente bella quando è allegra, spensierata e colorata. Ma, a volte, anche la fredda e ripetitiva razionalità può dare importanti benefici.


L’astronave decelerò ed apparve finalmente la scritta tanto agognata: Sol III. John non stava più nella pelle e fu il primo ad uscire nel buio spazioporto situato nelle viscere del terreno. Fece di corsa le scale mobili che salivano verso la superficie. E poi finalmente arrivò all’aria aperta. Non era una bella giornata. Il Sole era offuscato da una spessa coltre di nebbia densa e rossastra. Le colline avevano un colore lugubre. Pazienza, forse lo smog era peggiorato anche sul suo pianeta. Ma avrebbe potuto raggiungere la campagna, i laghi alpini, il mare, e tutto sarebbe apparso come nei suoi antichi ricordi. Non poteva certo sperare che vent’anni non avessero spinto anche la Terra verso una civiltà tecnologicamente più evoluta, in preda ad una smania produttiva che poco lasciava ai piaceri della natura incontaminata.

Doveva al più presto uscire dalla città e raggiungere le zone meno abitate. A proposito di abitanti. Accidenti, come si erano ridotti … Vedeva individui dal pallido colore verdastro, con aria seria e quasi allucinata un po’ dappertutto. Dov’erano finiti i vivaci e spensierati terrestri? Non ne vedeva. Sembravano tutti spettri. Forse i veleni che respiravano o una epidemia che aveva disabilitato la stessa essenza vitale. Si sentiva quasi straniero in quel mondo. Girò per le strade vicino allo spazioporto, cercò di chiedere, ma nessuno lo capiva. Bofonchiavano un dialetto incomprensibile. Prese il primo aereo-treno che partiva dalla stazione, senza curarsi di dove lo portasse. Doveva ritrovare al più presto le sue speranze e le antiche emozioni. La Terra non poteva essersi ridotta in quel modo e la sua gente distrutta. Forse vi era stata una guerra fratricida, anche se non ne aveva mai sentito parlare. D’altra parte era vissuto talmente distante che la notizia poteva benissimo non essere giunta ai confini opposti della galassia. Cominciò a sentirsi terrorizzato e distrutto, ed il panico gli strinse il cuore e lo stomaco.

Il mezzo di trasporto sorvolava la pianura, ma niente era più come nei suoi ricordi. I fiumi erano giallastri, gli alberi scheletrici e grigi, le montagne nude e rocciose. Non vide né fiori né uccelli variopinti. Il silenzio regnava dappertutto e la nebbia rossastra continuava ad appannare quel paesaggio triste e malinconico. Ed ovunque quelle figure verdastre che si muovevano come automi, senza animo e spirito. Anche le scritte erano in una lingua sconosciuta e non capiva nemmeno dove si trovasse e dove stesse andando. Si mise a piangere ed ebbe voglia di morire. La Terra, la sua Terra, era stata trasformata, distrutta, violentata, ridotta ad una grigia e disperata distesa di infelicità. Non vide nessuno ridere, né chiacchierare. No, non poteva sopportare quello scempio.

Tornò in qualche modo allo spazioporto in cui era arrivato. Prese la prima “carretta” di passaggio e si diresse velocemente verso la nuova meta lavorativa dove avrebbe dovuto arrivare due mesi più tardi. Al diavolo le ferie, al diavolo tutto! Si sarebbe buttato sul lavoro e avrebbe vissuto una vita disgraziata e senza sogni fino alla pensione. Poi sarebbe andato su qualsiasi pianeta derelitto ad aspettare la fine. No, non sarebbe mai più tornato sulla Terra, che non era più la “sua”. Si sentì l’essere più infelice dell’Universo.

Nel frattempo, sull’astronave che l’aveva portato in quel mondo in rovina, i tecnici si resero conto del problema e cercarono di aggiustare in fretta il tabellone luminoso delle fermate. Accidenti, da quanto era che quell’antiquato dispositivo sbagliava il nome del luogo di arrivo? Trovarono i pezzi di ricambio sul nuovo pianeta raggiunto, che era stato annunciato erroneamente in anticipo. Com’era bello. L’unico con il cielo azzurro, la gente allegra, le onde del mare, le montagne verdi, piene di fiori e di uccelli variopinti.

Il comandante della nave era un essere razionale, professionale e molto serio, originario di Aldebaran VIII, un mondo triste e malinconico, ma perfetto fino alla noia. Non certo uno sconsiderato, approssimativo e scanzonato terrestre che non si sarebbe preoccupato più di tanto. Lui pensò a lungo ai possibili inconvenienti che il guasto aveva potuto causare. Forse avrebbe mandato un segnale di avviso ai mondi vicini per scusarsi dell’errore …

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2 Commenti

  1. che bello!!!!!!!
    un po’ peccato per il finale…. Io mi immaginavo lui che ad un certo punto alzava gli occhi e vedeva che le stelle c’erano ancora, bellissime, come 20 anni prima. Secondo me è così che finirà la terra se continuiamo a ‘sto modo.
    però comunque bellissimo il finale…

  2. @ventuzzella
    in realtà il finale è a lieto fine: il capitano avviserà i mondi vicini e anche John potrà tornare sulla sua VERA Terra… Non sono stato cattivo come altre volte….Spero che Ivonne mi perdoni!! 😀