Perseo

L’auto si allontanò veloce, lui stette ad osservarne i fanali sino alla loro scomparsa. Gli scorse nella mente quanto era successo negli ultimi minuti. Sapeva di averla fatta grossa…


Addio Ugo. I tuoi racconti continueranno a vivere nei nostri cuori.

Perseo

L’auto si allontanò veloce, lui stette ad osservarne i fanali sino alla loro scomparsa. Gli scorse nella mente quanto era successo negli ultimi minuti. Un senso di colpa si era impadronito di lui. Sapeva di averla fatta grossa. Non avrebbe dovuto abbandonarli, poteva risalire velocemente nell’auto se solo avesse voluto.

Il suo orgoglio aveva avuto il sopravvento, rimase in attesa che qualcuno gli dicesse di tornare in macchina, nessuno lo fece, le portiere si chiusero e l’auto ripartì. L’asfalto dell’autostrada era ancora caldo quando, quella sera di fine luglio, lui s’incamminò seguendo la direzione presa dalla macchina. Ripensava al Natale scorso, quando scelse di vivere con quella famigliola, in una grande casa tutta lucida.

Sembrava una famiglia molto bisognosa della sua compagnia. Il padre rientrava a tarda sera per i grandi impegni di lavoro, la madre rincasava prima ma doveva fare tanti lavori domestici ed il piccolo era difficilmente libero da inglese, musica, tennis, nuoto e lezioni varie. Era compito suo fare in modo che tutti dimenticassero per un momento i loro problemi, e lui si dava da fare con grande entusiasmo, riuscendo sempre nel suo intento. Solo in questi ultimi giorni nessuno rideva più.

Il giorno precedente tre grandi valige erano state preparate con cura, lui prese la sua piccola borsa, contenente spazzole di vario tipo con le quali spesso veniva torturato, e la mise vicino ai bagagli. Nessuno si preoccupò di caricarla in macchina, forse avevano deciso di non torturarlo più. Il senso di colpa si fece sentire ancora più forte, avevano un grande bisogno di lui, non doveva abbandonarli, maledetto orgoglio!

Un colpetto di clacson provenne dall’altra corsia, “forse sono tornati” si disse cercando di attraversare l’autostrada. Uno stridio di freni lo fece tornare sui suoi passi e, passato lo spavento, riprese il cammino. Improvvisamente un’auto si fermò poco più avanti, anzi due… no, subito dopo una terza si mise dietro. Scesero quasi contemporaneamente e, lasciando le portiere aperte, correvano verso di lui.

Lui sapeva bene come gestire queste situazioni, quei sei ragazzi se li sarebbe bevuti in un sol sorso. Un balzo ed il primo era ormai alle sue spalle, così il secondo, scansò il piede del terzo e, a gran velocità passò in mezzo alle gambe del quarto. Le due ragazze, ultime, non tentarono nemmeno di fermarlo. Raggiunse le auto, ebbe il tempo di annusare con calma il loro interno, decise di salire sulla seconda. Fece un balzo per raggiungere il bagagliaio, come faceva sempre, e cadde pesantemente sopra un tubo di lamiera. Si accovacciò in un piccolo spazio libero, posò il muso al fresco, sul tubo, e si addormentò.

Venne svegliato improvvisamente da un vociare assordante, la luce di una potente torcia era puntata su di lui. Richiuse gli occhi voltandosi dall’altro lato, inutile. I sei ragazzi gli facevano festa e dovette subire le carezze di tutti. “Ecco dov’era finito” gridava uno, mentre una delle ragazze con voce stridula diceva “T’avevo detto di guardare in macchina”. Trovò rifugio in grembo dell’altra ragazza che, seduta in macchina, lo accolse allontanando gli “scocciatori” con decisione. Il suo olfatto non lo aveva mai tradito. La macchina era di lei, decise perciò di adottare questa nuova dolce compagna.

“Peccato” pensava “Siamo in piena notte e qua nessuno dorme” ed osservando il cielo “ci fosse almeno la Luna piena…”Si guardò in giro, una debole luminosità gli permise di vedere, i ragazzi che si agitavano attorno ad alcuni di quei tubi metallici montati su strani treppiedi. Si trovavano in aperta campagna. Non erano capaci di parlare con voce normale? Qualcuno grida: “non accendete luci che faccio alcune fotografie prima che sorga la Luna” , un altro, con lo stesso tono di voce, risponde “hai tutto il tempo che vuoi la Luna sorge alle due” mentre un terzo urla: “Venite a vedere M57, si scorge la stellina centrale!”.

La sua compagna quella sera non partecipò, anche se si era accovacciato ai suoi piedi per darle la sensazione di essere libera, lei preferì non allontanarsi. Stava educandola molto velocemente, gli era bastato posarle il muso su un piede per farla stare vicino a se. Finalmente spuntò la Luna. Continuando ad urlare, i ragazzi misero via i telescopi, si salutarono ed ognuno salì sulla propria auto. Lui andò dietro, nel bagagliaio, dove gli avevano preparato un comodo giaciglio.

Il ragazzo di Laura, così si chiamava la sua compagna, era alla guida dell’auto mentre lei chiedeva sottovoce: ” Come lo chiamiamo”?
Avrebbe voluto dormire ma l’argomento lo interessava direttamente, doveva evitare che gli affibbiassero un nome poco serio. Durante il viaggio di ritorno si fece una cultura su tutto ciò che si trova in cielo. Anche se parlavano a voce bassa, non perse una parola.

Scartarono i nomi delle stelle ritenendoli tutti femminili, così le galassie e le nebulose. Ma non avevano alcuna idea sui nomi coniati appositamente per i cani? Boby, Fido, Pluto (forse un pianeta!), Ringo ecc. Ripensò alla famigliola che lo aveva chiamato Bob, un nome dignitoso, corto anche se un po’ troppo importante…Analizzarono i nomi delle costellazioni, scartando quelli femminili. Orione, Cefeo, Perseo… Laura decise “Visto che lo abbiamo trovato, è chiaro che si era perso, lo chiamiamo Perseo”. Lui non capì mai il ragionamento della ragazza, comunque ritenne che Perseo poteva andare…

Improvvisamente sentì odori conosciuti, alzò la testa e, osservando fuori, vide che si trovava nel quartiere dove era vissuto con la famigliola. Vide la casa, capì che erano fuori città, altrimenti la finestra del soggiorno sarebbe stata aperta. Laura, nonostante la sua passione per l’astronomia, si era rivelata una compagna ideale. Molto saggia e posata, bastava un sguardo per farle capire i propri desideri, e lei ha sempre fatto il possibile per accontentarlo. Peccato che durante le numerose uscite notturne non abbia ancora trovato la Luna piena, erano invece molto interessanti gli odori ed i rumori del bosco.

Un giorno di settembre stava portando Laura a fare quattro passi quando una voce lo fece sussultare: “Bob! BOB! Mamma ma quello è Bob!” Il piccolo era dietro di lui, con la borsa da nuoto, che gesticolava con la mamma. Non ci pensò su due volte, accompagnò Laura in un vicoletto nascosto che solo lui conosceva. Il piccolo, venne trascinato dalla mamma per la propria strada. E per l’ultima volta si disse: “Maledetto orgoglio”. Stranamente il senso di colpa non si fece più sentire.

di Ugo Ercolani – Pubblicato su Coelum N° 62 Maggio 2003
Informazioni su Ugo Ercolani 30 Articoli
Ugo Ercolani è stato una gran persona e un grande amico, oltre che un grandissimo astrofilo dedito alla divulgazione. Lo voglio ricordare così, come se fosse ancora presente fra noi, perchè con i suoi splendidi racconti ci ha commosso tutti, me per primo. Stefano Simoni

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6 Commenti

  1. estremamente profonda e commovente la descrizione dei sentimenti di Perseo, anche se umanizzati.
    Bella soprattutto la sottolineatura di come un animo semplice e fondamentalmente buono non riesca a concepire “la cattiveria” e tenda ad addossarsi la responsabilità delle cose “brutte” che gli accadono…ma, non è questo che sovente accade ai bambini???… ed in fondo i cani talvolta somigliano a bambini un po’ pelosi! 😉

    ancora una volta “grazie Ugo” per questo momento di autentica dolcezza !!!

  2. @paola
    Bella la caratterizzazione di questo cane che si sceglie il padrone. E’ un racconto molto dolce come tutti quelli di Ugo.
    Riguardo al confronto con i bambini non so se sono del tutto daccordo. Nella mia esperienza con bambini piccoli mi sembra di rilevare che difficilmente questi si addossino responsabilità di ogni genere, specie se negative. La colpa delle cose brutte è sempre degli altri. Poi però se subentrano fattori educativi e comunque derivanti da rapporti giornalieri frustranti e colpevolizzanti le cose possono cambiare ed è allora che secondo me , il bambino si autocolpevolizza, soprattutto a livello non cosciente.
    sorrisochenedici? 🙂

  3. @ elisabetta
    i sensi di colpa per quel che succede intorno di “brutto”, per quel che ne so io, avvengono a livello inconscio e la reazione manifestata di attribuire la responsabilità agli altri, altro non è che un meccanismo di difesa, conosciuto come negazione, che serve appunto a proteggere il bambino dalla sofferenza dei sensi di colpa provati: naturalmente questa è la mia visione delle cose.
    Come al solito è sempre interessantissimo il confronto con te 😉
    Non mi posso dilungare oltre perchè sto partendo, volentieri, continueremo la discussione al mio rientro
    sorrisoanalitico 🙂

  4. @ paola
    Condivido quello che dici. E’ così. Un meccanismo di difesa. Secondo te la negazione è sempre un meccanismo di difesa o può essere determinata da altre cose. E l’annullamento quando entra in gioco?
    Se mi cancellano fanno bene. 😕 🙄 Tutto questo non c’entra niente con il racconto anche se alla fine non si sa bene se l’atteggiamento della mamma è un annullamento ( se cioè non sente nemmeno quello che dice il bambino) o solo una fuga mentre quello di Bob sembra essere un rifiuto.
    Sopportatemi per favore!
    sorrisoaspettochetorni 🙂

  5. ciao elisabetta!
    rieccomi qui! si forse il taglio della discussione si sta un po’ allontanando dallo spirito del racconto, ma, se pur brevemente, non posso non risponderti!
    Allora andiamo per ordine: si, la negazione (minore) è intrinsecamente un meccanismo di difesa che serve a occultare alla persona sentimenti o agiti per gli altri altrimenti evidenti. Diverso è il caso dell’annullamento (retroattivo) che si realizza attraverso un affermazione seguita da una spiegazione che di fatto nega l’affermazione stessa (per es: Marta è cattiva, però non è proprio cattiva perchè ieri mi ha regalato la sua bambola…è un esempio banale ma è il primo che mi è venuto in mente!)anche l’annullamento r. è un meccanismo di difesa.
    Diversamente l’annullamento di cui parli tu, secondo me, interviene quando i meccanismi di difesa hanno fallito per cui ci si lascia andare a dinamiche autodistruttive…….
    Ma ora torniamo al racconto! quello che mi colpisce di più nei racconti di Ugo è la dolcezza espressa attraverso sentimenti semplici che attraversano vicende altrettanto semplici. Vicende che spesso fanno parte della nostra quotidianità, ma delle quali la delicatezza d’animo dell’autore riesce a mettere in risalto i sentimenti più profondi in modo quasi impalpabile e forse per questo ancor più efficace!!! (che si è notato per caso che adoro i racconti di Ugo Ercolani? 😆 )

    grazie ancora elisabetta per la tua sensibilità!!! 😉

  6. @Paola
    Traspare appena un pò quanto ti piacciano i racconti di Ugo Ercolani….in effetti non sarebbe male soffermarsi un pò di più su quella quotidianità che spesso viviamo con fretta senza assaporarla pienamente in tutte le sue sfumature.
    Per il resto avrei un altro milione di domande da farti , ma probabilmente verrà l’occasione … per ora ti ringrazio per la disponibilità e la chiarezza, sei sempre molto gentile 🙂