Quando i buchi neri si uniscono

Nuove osservazioni eseguite presso il telescopio Keck delle Hawaii hanno permesso di vedere coppie molto strette di buchi neri galattici, un passo prima che si uniscano in un oggetto ancora più massiccio.

La storia dell’Universo è stata probabilmente scandita dall’unione di galassie primigenie che hanno dato luogo a strutture sempre più grandi. Quasi tutte contenevano al loro centro un buco nero di massa anche miliardi di volte quella del nostro Sole. Il gas interstellare era costretto a cadere verso questi oggetti di gravità spaventosa, dando luogo a fenomeni energetici violentissimi e luminosissimi. L’insieme composto dal $buco nero$ e dal gas che viene risucchiato prende il nome di AGN, ossia Nuclei Galattici Attivi. I più luminosi e antichi di questi vengono chiamati quasar. La loro energia era tale da aver condizionato l’evoluzione dell’intera galassia di cui erano ospiti.

Avete notato che ho difficoltà a usare il passato o il presente? In realtà sarebbe giusto il presente in quanto le osservazioni si riferiscono al giorno d’oggi, ma i Quasar sono oggetti antichissimi, vissuti nelle prime fasi evolutive dell’Universo. Scusate, quindi, il passaggio da passato e presente con troppa facilità…

Mentre le galassie di univano tra loro, cosa succedeva dei loro buchi neri? L’ipotesi è che anch’essi dovevano aggregarsi in un unico oggetto sempre più massiccio. Veicoli più grossi hanno bisogno di motori sempre più grandi. Queste terrificanti fusioni devono aver prodotto sicuramente onde gravitazionali che però non sono ancora state identificate. Il processo di unione deve aver visto $fasi$ intermedie, ossia coppie di buchi neri che orbitavano uno attorno all’altro. In realtà sono stati osservati $Quasar$ binari, le cui distanze sono però dell’ordine di centinaia di migliaia di anni luce.

Per avere una solida conferma dell’idea di base era necessario scoprire AGN o $Quasar$ ancora più vicini, prossimi ormai alla fusione. Non era però facile osservare questi oggetti lontanissimi e vicinissimi anche con i maggiori telescopi. Finalmente, però, il telescopio Keck da 10 metri di Mauna Kea vi è riuscito sfruttando la sua sofisticatissima ottica adattiva.

Gli astronomi hanno selezionato un certo numero di nuclei galattici attivi che apparivano come oggetti singoli nella Sloan Digital Sky Survey (SDSS), ma con un’apparente doppia serie di linee spettrali. Su 50 oggetti ben 16 si sono dimostrati doppi. La coppia di nuclei è a volte estremamente stretta, fino a poche migliaia di anni luce: un niente per oggetti di tale massa. La tecnica usata non ha ancora raggiunto i suoi limiti e si spera di ottenere, in breve, visioni di nuclei ancora più vicini tra loro, in attesa di nuovi “mostri” tecnologici. Con il prossimo telescopio da 30 metri si arriverà, infatti, a distanze almeno tre volte minori. Veramente un attimo (nella scala di tempo cosmica) prima dell’unione di due mostruosi motori galattici.

Uno dei nuovi sistemi doppi di buchi neri galattici

Uno dei nuovi sistemi doppi di buchi neri galattici. A sinistra osservato dallo Sloan come singolo oggetto, a destra dal Keck che evidenzia benissimo la struttura binaria. (Fonte: California Institute of Technology)

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2 Commenti

  1. Direi che queste galassie a nucleo con doppio buco nero sono ottime candidate per l’osservazione con LISA e NuStar. Naturalmente, non appena saranno in orbita e pronte a funzionare.
    Non vedo l’ora….