Pianeti perduti senza collare

Il titolo ricorda un celebre libro di Gilbert Cesbron (cani perduti senza collare) che affrontava il drammatico tema degli orfani abbandonati, dimenticati dalla società. Lo stesso problema, anche se meno drammatico, sembra coinvolgere i pianeti. Ve ne sarebbero moltissimi liberi di girare nella galassia senza essere legati a nessun astro. Probabilmente il loro numero supera di gran lunga quello delle stelle.


La scoperta di pianeti isolati è basata su una capillare ricerca eseguita nel centro della Via Lattea tra il 2006 e il 2007. Almeno dieci pianeti di massa gioviana sono stati individuati liberi di rivolvere attorno al centro della galassia senza alcun legame con un stella. Questi orfani si trovano a una distanza tra i 10000 e 20000 anni luce da noi

Pianeti isolati erano già stati previsti, ma questa è la prima vera conferma della loro esistenza. Ovviamente, questo fatto implicherà ulteriori studi e modifiche sulle teorie di formazione planetaria. I primi calcoli statistici indicano, oltretutto, che il loro numero dovrebbe essere grandissimo e ben superiore a quello delle stelle. Insomma, la galassia sarebbe popolata di centinaia di milioni di orfanelli. Oltretutto, i risultati ottenuti si riferiscono a pianeti di grande massa, dato che la tecnica di scoperta non è applicabile a oggetti più piccoli di Giove. Si sa, invece, che alcune teorie ipotizzano che pianeti di massa terrestre dovrebbero essere ancora più numerosi.

Osservazioni precedenti avevano, in realtà, individuato un gruppetto di pianeti isolati, ma essi si trovavano all’interno di zone di formazione stellare, con masse dell’ordine di dieci masse gioviane. In quel caso si trattava probabilmente di “pianeti” formatisi da inviluppi gassosi al pari delle stelle. In altre parole, piccole nane brune. Stelle mancate e non veri pianeti. Adesso, invece, ci troviamo di fronte a pianeti probabilmente espulsi dal loro sistema planetario a causa di incontri ravvicinati con stelle di passaggio o altri pianeti.

La tecnica di scoperta è quella del “microlensing” (già descritta in questo sito) che sfrutta la deviazione della luce di una stella lontana a causa dell’effetto di distorsione dello spazio causato dal pianeta in questione, al momento del suo transito davanti all’oggetto più lontano. Simile all’effetto lente, esso causa anche un aumento della luce stellare che permette di avere un’idea della massa del pianeta.

Un primo gruppo (MOA) ha lavorato in Nuova Zelanda, con un telescopio di 1,8 m. Un secondo gruppo (OGLE) ha invece utilizzato uno strumento da 1,2 m in Cile. Importante il fatto che alcuni oggetti scoperti da OGLE sono stati confermati indipendentemente dal MOA.

Un commento: quando ci muoveremo verso le stelle vicine, cerchiamo di stare attenti a non “inciampare” in qualche pianetone buio e nascosto!

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17 Commenti

  1. Enzo bell’articolo,sicuramente questi pianeti anche piccoli siano stati espulsi dal colpo di fionda gravitazionale durante la loro formazione.
    Apparte le nane brune i pianeti gioviani mai diventate stelle,e possibile che anche su questi pianeti terrestri vaganti nella galassia possa formarsi la vita?
    Anche se fosse solo a livello elementare (batterico) ?
    Infine mi perdonerete la mia curiosità,ma 20 mila anni luce e sotto l’angolo a livello astronomico,potrebbe un pianeta vagante entrare nel sistema solare durante la rivoluzione intorno alla galassia del sole,e con quali effetti per la terra?
    Grazie e un Ciao a tutti.
    :mrgreen:

  2. caro raffaele
    per i pianeti con vita anche di tipo batterico non saprei dirti con certezza si o no, certo è che il calore gioca un ruolo fondamentale per innescare i processi che caratterizzano i viventi. Quindi sarei scettico. Magari se sono pianeti che hanno vissuto in orbita stellare un buon tempo, la vita potrebbe anche nascere li per poi essere espulsa con tutto il pianeta dalla stella.
    per avvalorare ciò che dico facciamo un confronto : terra e titano.
    titano da molti è stato descritto come una Terra primitiva con atmosfera simile. quindi dov’è la differenza principale? la terra ha avuto fortuna da ricevere bene il calore del sole per innescare i processi della vita, titano è buio e desolato e un’atmosfera molto densa che a stenti lascia passare calore. Dovremmo considerare anche altri elementi ma il discorso si farebbe complicato.

  3. Una cosa non mi è chiara, chiedo scusa in caso abbiate già dato una risposta alla stessa domanda in qualche articolo passato… Una tecnica usata per rilevare pianeti è misurare la diminuzione di luminosità di una stella a causa del transito di un pianeta davanti ad essa. Nel caso del microlensing invece la luminosità viene amplificata dall’effetto lente…che differenza c’è tra i due casi?

    Posso pensare che se il pianeta orbita attorno alla stella e quindi relativamente vicino, l’effetto lente diventi trascurabile, ma in un caso come quello del presente articolo con pianeta molto lontano dalla stella, la diminuzione di luminosità dovuta all’allineamento dei due corpi non dovrebbe essere consistente?

    Grazzzzzzzieeee!

  4. caro Raffaele,
    come dice anche Peppe è molto difficile che nasca la vita in un pianeta senza alcuna fonte energetica importante come il Sole. E’ vero che esistono batteri che sfruttano l’energia termica interna dello stesso pianeta, ma già è difficile la formazione in un pianeta perfetto come la Terra che non mi sentirei di crederla possibile in uno isolato…
    La cattura non è mai una cosa semplice, in quanto le velocità di incontro sono molto alte. Le condizioni dovrebbero essere molto fortunate.

    caro Lampo,
    sono due cose completamente diverse…
    nel caso del transito si ha una perdita di luce della stella attorno a cui orbita il pianeta. Si rende possibile solo quando la direzione di vista dell’orbita ha un’inclinazione favorevole perchè dalla Terra si veda no le reciproche eclissi.
    Nel caso del microlensing non vi è alcun bisogno di orbitare attorno a qualcosa. Basta che in direzione del pianetone isolato vi sia una sorgente lontanissima, la cui luce viene distorta e ingigantita transitando vicino al corpo di massa non nulla. Si usa anche per le stelle attorno a cui si cercano pianeti, in quanto, anche se non causano eclissi, la loro massa inflenza sufficinetemente la variazione di luce della sorgente molto più lontana dovuta essenzialmente alla stella attorno a cui si cercano i pianeti. Nel testo puoi cliccare e andare a leggere l’articolo che spiegava meglio l’effetto… 😉

  5. Perfetto enzo, ora mi è chiaro! Si si l’avevo letto l’articolo linkato, mi ero fatto ingannare dal fatto che lì si trattava l’effetto lente del pianeta+stella mentre qui di un pianeta vagabondo…alla fine però il concetto rimane identico!

    Grazie come sempre!

  6. “I primi calcoli statistici indicano, oltretutto, che il loro numero dovrebbe essere grandissimo e ben superiore a quello delle stelle”
    “pianeti di massa terrestre dovrebbero essere ancora più numerosi”…

    tra stelle mancate, pianeti gioviani e terrestri non si sta dando un importante contributo alla scoperta della materia oscura??!??

  7. Non li chiamerei “orfanelli”, ma indipendenti. Hanno volontariamente deciso di non farsi mantenere da nessuna stella e di vagare per la galassia liberi e selvaggi. 🙂

    Pianeti raminghi, praticamente. Affascinanti. 😉

    Bell’articolo e, ovviamente, condiviso!! 😉

  8. Bell’articolo, Enzo. QUI c’è un piccolo video che da un’idea di quello che succede.
    @Pika: Bella definizione “pianeti raminghi”. Affascinante. Da l’idea che abbiano molto da raccontare…..

  9. Io ho le stesse perplessità di Antonio: non si tratta forse della famosa materia oscura che tanto si sta cercando nelle particelle esotiche e che forse si trova semplicemente sotto forma di “materia vagante solida ” non visibile semplicemente da terra perchè non illuminata e che vaga con discrezione nell’oscurità ? Che ne pensate ?

  10. purtroppo questa massa vagabonda non basta di certo a tener conto di tutta quella che servirebbe per i moti galattici…

  11. CARI AMICI,

    volevo informarvi che dal prossimo lunedì (6 giugno) fino al 27 giugno sarò in vacanza in Sardegna, senza PC… Quindi non datemi per scomparso…. Ci risentiremo al mio ritorno!!!!!
    Ciao a tutti e Viva Astronomia.com…

  12. e bravo enzo, eheh ci molla :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
    spero comunque avrai lasciato qualche articolo da pubblicare in questi giorni di relax :mrgreen:

  13. caro peppe,
    Stefano ha la borsa piena…. solo che non riuscirò a rispondere alle domande…
    a presto!!!! 😛

  14. Una bella notizia, sicuramente.
    Mi sembra un po’ pretenzioso però definirli pianeti. Non sono forse anche Giove e Saturno delle stelle “non accese”? Mi sembra che sia provato che Giove emetta più energia di quella che riceve. Noi li chiamiamo pianeti solo perchè girano intorno al Sole e un po’ perchè li abbiamo sempre chiamati così… Alla fine non sono altro che nane brune, o mi sbaglio?

  15. @Federico: Qui si parla di pianeti con massa paragonabile a quella di Giove, mentre per le nane brune la massa limite è superiore alle 70 masse gioviane, cioè è la massa necessaria per innescare le fusioni tra litio e deuterio.
    Anche la formazione sarebbe diversa; mentre i pianeti gioviani si formano intorno a una stella, le nane brune si formano all’interno di una nebulosa, proprio come le stelle.