Innanzitutto un filmato di STEREO A che riprende la flebile cometa (o ciò che resta di lei) che se ne va, quasi fosse spinta dal vento solare.

Da un lato vedere come la cometa nel suo viaggio dopo il perielio si sia affievolita e praticamente spenta non può che lasciare un po’ di tristezza (Fig.1). Tuttavia, mai vi era stato prima un dispiegamento di strumentazione spaziale così completa ed efficiente. Ogni momento delle ultime ore di vita della ISON è stato ripreso e sarà analizzato in dettaglio. Impareremo cose del tutto nuove sulla struttura interna delle comete, sulle forze mareali e sulla resistenza alla temperatura, sui meccanismi di disgregazione e sulla formazione della coda di polvere e quindi sul tipo di materiale coinvolto. Una miniera di dati. La distruzione di una cometa, seguita in diretta e da molti strumenti, è uno scrigno preziosissimo di informazioni: ogni segreto essa contenesse nel suo interno è stato messo in luce. Una specie di vivisezione volontaria. Solo i corpi celesti permettono queste fantastiche possibilità.
Avremo tempo di parlarne a mano a mano che i dati e le interpretazioni usciranno allo scoperto. I media non ne parleranno più e saremo finalmente soli nel campo della Scienza. Taceranno sicuramente anche quegli individui che farebbero le cose migliori della loro vita stando zitti (qualcuno di voi avrà capito a chi mi riferisco, ma è meglio far finta che sia solo una zanzara fastidiosa e pensare a cose più interessanti e utili). Non vi saranno nemmeno più visitatori alla ricerca di un qualche indizio per uno scoop catastrofico o magari legato agli alieni.

Per adesso, limitiamoci alle immagini e soprattutto a un trio di esse che sono state poco reclamizzate sotto questo aspetto. Qualcuno mi aveva chiesto come mai la coda di ciò che era rimasto dopo il perielio sembrava seguire una direzione che poco aveva a che fare con il vento solare. Avevo risposto genericamente che era un problema di prospettiva unito al fatto che la coda di polvere può piegarsi più o meno a causa della gravità che tende a farla rimanere sulla traiettoria originaria. La curvatura dipende essenzialmente dalla massa dei singoli grandi di polvere e da altri fattori dinamici come la velocità.
Per poter ricostruire la vera immagine tridimensionale non basta certo un solo punto di vista. Ed ecco allora il magnifico regalo datoci dalle sonde che hanno seguito passo dopo passo la nostra vagabonda spaziale. I tre osservatori d’eccezione sono stati STEREO A, STEREO B e SOHO. La Fig. 2 mostra le immagini del residuo cometario e della sua coda praticamente alla stessa ora, ma riprese da direzioni molto diverse. Potendo ricostruire perfettamente le posizioni dei telescopi spaziali e della cometa, sarà un gioco da ragazzi ricostruire in 3D tutta la scena del “dramma” cometario. Per adesso, la figura ci mostra quanto sia differente la situazione se vista da angolazioni diverse. Tra non molto aspettiamoci un bellissimo filmato in 3D, anche senza occhiali…

Grazie ISON e speriamo che le inutili voci sguaiate che circolano sul web si tacciano velocemente e spariscano in un anonimato completo. Un silenzio ben diverso da quello della silenziosa ma loquace cometa che ha regalato ai veri scienziati delle perle fantastiche. Non resta che preparare una collana preziosissima. E noi sapremo apprezzarla nella sua unicità.
di Vincenzo Zappalà – tratto da: L’Infinito Teatro del Cosmo