Che fine ha fatto Planet Nine?

Uno studio basato sui dati della sonda Cassini calcola, analizzando le perturbazioni indotte dall’ipotetico pianeta, gli angoli rispetto al perielio nei quali è più o meno probabile che si trovi. Escludendo ampie porzioni dell’orbita e individuando il punto più favorevole attorno ai 117 gradi


Crediti: Caltech/R. Hurt (IPAC)
Crediti: Caltech/R. Hurt (IPAC)

Ricordate il “nono pianeta” (“decimo” per chi non ha rinnegato Plutone), l’ipotetico gigante ai confini estremi del Sistema solare protagonista, qualche settimana fa, delle prime pagine di mezzo mondo? Ipotetico perché per ora ha risposto solo all’appello dei modelli teorici, apparendo fra le righe delle tabelle sfornate dagli algoritmi degli astronomi, ma mai inquadrato da alcun telescopio. Ebbene, per chi si fosse messo in testa di trovarlo, c’è una buona notizia: grazie a un’analisi, condotta da un team guidato da AGNès Fienga dell’Observatoire de la Côte d’Azur, su dieci anni di dati trasmessi dalla sonda Cassini di NASA, ESA e ASI, sono state individuate le regioni di cielo più promettenti in cui cercare. E quelle, invece, senza speranza.

Ma che c’entra Cassini, una missione dedicata allo studio di Saturno e delle sue lune? I due astronomi che hanno dedotto – ancora è presto per parlare di “scoperto” – l’esistenza di Planet Nine ne avevano anche ricostruito la probabile orbita, calcolata in base alle perturbazioni determinate da questo ipotetico gigante – un balenottero da 10 masse terrestri – sugli oggetti che abitano la Fascia di Kuiper. Un’orbita molto eccentrica, con un semiasse maggiore di circa 100 miliardi di km e un’inclinazione di 30 gradi.

Indizi non di poco conto. Certo, è ancora come cercare un ago in un pagliaio, ma per rimanere nell’abusata similitudine si tratta d’un pagliaio non più a tre, e nemmeno a due, bensì a una sola dimensione. Un po’ come se dovessimo incastrare un contrabbandiere inafferrabile ma abitudinario: finché non lo individuiamo, non possiamo dire esattamente dov’è, ma sappiamo che strada dovrebbe percorrere – sempre che davvero esista, intendiamoci.

Crediti: CNRS
Crediti: CNRS

 

Ora è stato compiuto un ulteriore passo avanti. Lo studio di Fienga e colleghi, pubblicato questa settimana su Astronomy & Astrophysics, calcola le perturbazioni indotte dal pianeta – per diverse posizioni rispetto al perielio – sulle trasmissioni radio provenienti dalla sonda Cassini, in orbita attorno a Saturno dal 2004. In generale, l’analisi dei dati radio di Cassini permette agli scienziati di misurare in modo incredibilmente accurato – con un’incertezza di appena cento metri – la distanza fra la Terra e Saturno. Se aggiungiamo il nono pianeta al modello messo a punto dagli astronomi di Cassini, però, ecco che le discrepanze tra calcoli e osservazioni subiscono un’impennata (vedi la linea blu nella figura sopra). Ma una volta ricalcolati di conseguenza tutti i parametri del Sistema solare, le discrepanze rientrano nella norma (vedi la linea rossa), a parte per alcune posizioni di Planet Nine lungo la sua orbita: quelle dove la linea rossa supera il 10 percento di scarto, evidenziate nel grafico da una banda orizzontale grigia. La figura qui sotto mostra con maggior chiarezza l’utilità di questo risultato.

Planet Nine, ecco le posizioni dell’orbita nelle qual conviene cercarlo (in verde) e quelle invece in cui non c’è speranza di trovarlo (in rosso). Crediti: Media INAF
Planet Nine, ecco le posizioni dell’orbita nelle qual conviene cercarlo (in verde) e quelle invece in cui non c’è speranza di trovarlo (in rosso). Crediti: Media INAF

Per alcune posizioni lungo l’orbita, quelle il cui angolo rispetto al perielio risulta inferiore a 85 gradi o superiore a -65 gradi (lo spicchio in rosso nell’immagine qui sopra), le perturbazioni indotte dal nono pianeta sono in contrasto con le distanze osservate di Cassini. Stessa cosa per l’arco d’orbita compreso fra -130 e -100 gradi (l’altro spicchio rosso). Al contrario, la porzione d’orbita in cui l’angolo fra Planet Nine e il suo perielio è fra 104 e 134 gradi è quella più probabile (lo spicchio verde). Con un massimo attorno ai 117 gradi, in corrispondenza del punto qui ottimisticamente indicato con “P9”. Insomma, se volete passare alla storia come scopritori del nono pianeta, ora sapete dove vi conviene cominciare a cercare.

Per saperne di più:

 

Articolo originale QUI.

 

 

 

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Red Hanuman è nato poco tempo prima che l'uomo mettesse piede sulla Luna, e cresciuto a pane e fantascienza. Poteva non sentire il richiamo delle stelle? Chimico per formazione e biologo autodidatta per necessità, ha da sempre desiderato essere un astrofisico per vocazione e diletto, ma non ha potuto coronare il suo sogno. Attualmente, lavora nel settore ambiente. Da pochi anni studia il violino. Perché continua ad usare un nickname? Perché la realtà non può essere richiusa in un nome, e perché πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός : tutto scorre come un fiume. Ma, soprattutto, perché Red Hanuman è chiunque coltiva in sé un desiderio di conoscenza ...

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4 Commenti    |    Aggiungi un Commento

  1. Riapro solo per una notizia attinente:

    Un nuovo studio coordinato dal Caltech e in pubblicazione su Astrophysical Journal afferma che questo mondo distante potrebbe provocare una sorta di ‘ondeggiamento’ del Sistema solare, dando l’impressione che il Sole sia lievemente inclinato.

    “Planet Nine ha una massa molto grande e un’orbita pendente se confrontata con quella degli altri pianeti – afferma Elizabeth Bailey, prima firma dell’articolo – e per questo il Sistema solare non ha scelta: deve cambiare lievemente il suo allineamento”.

    Buona lettura

  2. Scoperto il corpo celeste 'ancora più lontano' del Sistema Solare. È stato chiamato proprio così, cioè 'FarFarOut', per distinguerlo dal 'più lontano' che era stato scoperto nel dicembre 2018, distante 18 miliardi di chilometri dal Sole. Il nuovo oggetto infatti lo fa scendere dal podio, trovandosi a più di 20 miliardi di chilometri dalla nostra stella,

    [...]

    La scoperta di questi oggetti è anche importante per chi, come Sheppard, è alla ricerca del fantomatico Pianeta 9: le loro orbite così lontane potrebbero subire l'influenza dell'ipotetico pianeta, che si pensa si trovi a oltre 30 miliardi di chilometri dal Sole. Per Sheppard "questi corpi celesti così distanti sono come briciole di pane che ci conducono al Pianeta 9. Più ne troviamo - aggiunge - meglio potremo capire la zona più esterna del Sistema Solare e la possibile esistenza di un pianeta che modelli le loro orbite.

    Fonte, articolo completo (click)

  3. L'idea di questo fantomatico pianeta 9 mi fa spesso fantasticare lo ammetto.
    Anche se dopo tutto questo tempo forse c'era da aspettarsi il grande annuncio, se esiste questo pianeta la sfida pare essere la più complessa di sempre.