Non passa giorno che in internet, nei siti che seguo, non appaia un articolo sulla cometa interstellare 3I/ATLAS: oltre ad immagini o animazioni riprese tramite telescopi potenti (sia sulla Terra che nello spazio), ci sono anche parecchi studi effettuati da scienziati e ricercatori.
Tutti questi appassionati del Cielo e dei suoi viaggiatori cosmici si stanno dando davvero da fare, vista la ristrettezza dei tempi a disposizione e le modalità di osservazione rese difficoltose a causa della particolare traiettoria seguita dalla cometa.
In un articolo di UniverseToday, Mattew Williams ci parla della ricerca effettuata da un team di scienziati di vari enti sulla concreta possibilità di studiare la cometa da parte di tutte le sonde spaziali presenti in questo periodo nello spazio.
Già ne avevo parlato altre volte (qui trovate la pagina che elenca tutte le puntate finora pubblicate sulla cometa interstellare) ma in questo caso si tratta di uno studio completo su più di una dozzina di gloriose sonde, che aspettano solo di essere manovrate opportunamente dai rispettivi centri di controllo e fornire così un contributo eccezionale alla Scienza ed in particolare alla nostra Astronomia.
Lascio dunque la parola a Mattew, traducendone l’articolo in modo ragionato e assolutamente non artificiale e poco intelligente, dopo aver modificato leggermente il titolo originale.
Varie sonde potrebbero studiare la 3I/ATLAS per conoscere meglio il “Cosmic Noon”
“Cosmic Noon” è il periodo, iniziato dopo 2-3 miliardi di anni dal Big Bang, in cui si è verificata la massiccia formazione di sistemi stellari e planetari nonché di buchi neri: oggetti creati durante questo periodo sono molto ambiti dai ricercatori per imparare il più possibile sul processo di formazione planetaria e, perché no, della comparsa della vita.
E questi oggetti, asteroidi e comete tra cui è compresa la 3I/ATLAS, hanno una composizione originaria e derivata dalla formazione di sistemi stellari, accompagnati dai loro pianeti: la cometa interstellare attuale è stata studiata fin dai primi momenti dopo la scoperta ed ora un team internazionale di Scienziati ha pubblicato uno studio in cui si analizzano praticamente tutte le sonde spaziali in giro per il Sistema Solare e della loro possibilità di contribuire in modo straordinario allo studio della cometa.
La ricerca è stata condotta da T. Marshall Eubanks (della Space Initiatives Inc, di Princeton) insieme a ricercatori dell’i4is (Institute for Interstellar Studies, che già abbiamo incontrato), del JPL-NASA (Jet Propulsion Laboratory anche questo sempre presente quando si parla di Spazio e di sonde spaziali), dell’SnT (Interdisciplinary Center for Security, Reliability and Trust dell’Università del Lussemburgo), del LIRA (Laboratory for Instrumentation and Research in Astrophysics dell’Observatoire de Paris), del French-Chilean Laboratory for Astronomy di Santiago del Cile e del TU Munich (Technical University of Munich, in Germania).
Sulla provenienza spazio-temporale della cometa (rispettivamente il thick disk galattico e da circa 10 miliardi di anni) si è già parlato parecchio. Vediamo cosa afferma Andreas Hein professore associato all’SnT e presidente del Technical Research Committee del i4is: “le stelle del thick disk galattico si sono formate miliardi di anni prima di quelle del cosiddetto thin disk, dove è presente il Sole. Se la cometa interstellare è stata sparata via da un sistema stellare del thick disk, ciò significa che possiamo approfondirne la conoscenza senza doverci recare sul posto, qualcosa che non saremo in grado di fare nemmeno in un lontano futuro. In questo modo stiamo applicando il principio che “Se la montagna non va da Maometto, Maometto andrà alla montagna“.
Purtroppo però, come sappiamo, la cometa raggiungerà il punto più vicino al Sole (perielio) quando la Terra si troverà prospetticamente al di là del Sole, rendendo impossibili le osservazioni da parte di telescopi sul nostro pianeta: è davvero una sfortuna dal momento che proprio in quel periodo la cometa presenterà la coda ricca di polveri e gas, che potrebbero senza dubbio fornire informazioni sulla composizione della cometa stessa.
Una missione, che fosse stata in grado di osservarla da vicino, avrebbe potuto ottenere lo spettro della coda prima del suo allontanamento definitivo dal Sistema Solare allorché diventerà inosservabile a causa della distanza dal Sole. Ma anche questa ipotesi di sonda dedicata è impraticabile e addirittura impossibile, come detto più volte.
L’unica soluzione è quella di sfruttare al meglio le sonde già in viaggio nel Sistema Solare.
Ma qui vediamo qualcosa di nuovo da parte dei ricercatori
Hein afferma infatti che : “la 3I/ATLAS è entrata nel Sistema Solare, provenendo dallo spazio estremo, seguendo un percorso praticamente parallelo, complanare (inclinato di pochi gradi) rispetto al piano in cui orbitano i pianeti del Sistema Solare (la cosiddetta eclittica): ciò è davvero sorprendente.
Da sempre infatti il Sistema Solare sta viaggiando attraverso la Via Lattea in una direzione perpendicolare al piano delle orbite planetarie ed ci si aspetta che un oggetto interstellare faccia lo stesso, attraversando il Sistema Solare, seguendone il percorso. In altre parole un oggetto simile viaggerebbe dunque con una traiettoria molto inclinata ed infatti è esattamente quello che è successo con gli altri due oggetti interstellari, 1I/Oumuamua e 2I/Borisov: quello che invece accade con la 3I/ATLAS è invece davvero inusuale con il suo percorso praticamente parallelo”.
(ndr: tutto sommato sono così poche le tre apparizioni per stabilire una regola certa: aspettiamo perciò che si incontrino altri di oggetti interstellari nel prossimo futuro, per poter discutere il tutto in termini probabilistici più attendibili.)
Intanto cerchiamo di vedere, in un diagramma creato da me, la direzione del moto dell’eclittica e dei tre oggetti interstellari:

In questo diagramma (assolutamente indicativo e non in scala!) vediamo da tre angolazioni crescenti il piano dell’eclittica (in arancione tratteggiato) contenente le orbite di qualche pianeta e le direzioni di moto dell’eclittica (in arancione), di 1I/Oumuamua (in rosso), di 2I/Borisov (in blu) e di 3I/ATLAS (in verde).
A sinistra vediamo il piano dell’eclittica di taglio, poi al centro leggermente inclinato e a destra molto più inclinato: mentre 1I/Oumuamua e 2I/Borisov hanno un’inclinazione orbitale rispettivamente di 122° e di 45°, l’inclinazione di 3I/ATLAS è di 175°, praticamente quasi complanare.
Rivediamo insieme la traiettoria di 3I/ATLAS con il programma 3D interattivo
Come sempre, cliccando l’immagine seguente

si aprirà una nuova pagina del browser dove possiamo seguire il percorso della cometa interstellare, che all’epoca si chiamava ancora C/2025 N1 (ATLAS), per mezzo del mio programma di cui ho parlato in questo articolo.
Qui si vede appunto che il percorso del nostro ospite interstellare è quasi complanare rispetto all’eclittica.
Ma torniamo ora all’articolo e alla questione delle…
Sonde spaziali per analizzare la cometa interstellare
In base alla sua traiettoria, la 3I/ATLAS passerà all’interno dell’orbita di Marte, vicina ad un manipolo di sonde spaziali interplanetarie già lanciate nel corso degli anni.
Il team di scienziati ha analizzato le orbite di 15 missioni eliocentriche o attive intorno al pianeta rosso: tra queste ultime hanno trovato che la MRO (Mars Reconnaissance Orbiter) della NASA e la TGO (Trace Gas Orbiter) dell’ESA potrebbero osservare la cometa il 2 ed il 3 ottobre con il loro strumenti.
Così pure potrebbero fare sia la missione marziana cinese Tianwen-1 e la Hope, che rappresenta gli Emirati Arabi nella EMM (Emirates Mars Mission).
Poi la JUICE (JUpiter ICy moons Explorer) dell’ESA e le sonde Europa Clipper e Psyche della NASA sono in buona posizione per condurre osservazioni per un periodo di tempo più lungo. Infatti Eubanks afferma che “la sonda JUICE osserverà la cometa tra il 2 ed il 25 novembre 2025 subito dopo il perielio, con il maggiore avvicinamento il 4 novembre, mentre la sonda Europa Clipper utilizzerà il magnetometro di bordo e gli strumenti per osservare il possibile passaggio attraverso la coda cometaria, più o meno continuamente da adesso fino a Novembre inoltrato.”
Ma anche la sonda Hera dell’ESA (diretta verso l’asteroide Dimorphos, dopo l’impatto della sonda DART) e la più distante Lucy della NASA (che si sta dirigendo verso Giove ed i suoi asteroidi Troiani) potrebbero addirittura trovarsi ad attraversare la coda cometaria dopo il suo passaggio al perielio.
Last but not least, tre osservatori spaziali solari (SOHO, SOLar Orbiter e la mitica Parker Solar Probe) vedranno la cometa interstellare passare all’interno del loro campo visivo (ndr: in ogni caso fisso e sempre diretto verso il Sole, senza bisogno di manovre) durante il periodo di tempo prima e dopo il passaggio al perielio. Sia la Parker Solar Probe che i coronografi solari potranno infatti osservare la cometa tra la fine di settembre e metà novembre (ndr: rimanete sintonizzati, perché sicuramente ne riparleremo!).
Non dimentichiamoci infine del validissimo contributo che sta fornendo e fornirà il fantastico JWST nel campo dell’infrarosso, nonché i vari telescopi terrestri finché ciò sarà possibile: ma le sonde spaziali potranno osservare la cometa da angolazioni molto differenti rispetto al punto di vista terrestre e del JWST.
E a chiusura dell’articolo una spiritosa nota di saggezza, dopo quella di Maometto e la montagna, da parte di Andreas Hein: “è come se un frigorifero, vecchio di un’eternità, si aprisse nei prossimi mesi per mostrare il suo contenuto (ndr: che nel frattempo si è mantenuto inalterato!) “.
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