La prima “aurora boreale” mai osservata in un corpo celeste al di fuori del sistema solare è stata scoperta da un gruppo internazionale di astronomi che la descrive in un articolo su “Nature”. Questa aurora è però 10.000 volte più intensa di qualsiasi altra e non è prodotta da un pianeta ma da una nana bruna, quei corpi celesti che a volte sono indicati come “stelle mancate”, perché sono troppo massicci per essere pianeti, ma non abbastanza per innescare con efficienza le reazioni nucleari tipiche delle stelle.

Le aurore terrestri si verificano quando particelle cariche riescono a entrare nel campo magnetico del pianeta, dove sono accelerate lungo le linee del campo fino ad acquistare un’energia sufficiente a produrre le caratteristiche emissioni luminose nel momento in cui entrano in collisione con gli atomi di gas dell’atmosfera.
L’aurora di LSR J1835 + 3259 – questo è il nome della nana bruna, situata a 18 anni luce dalla Terra – sembra alimentata da un processo dinamo ancora poco compreso, differente da quello che produce le aurore terrestri e simile invece – ma migliaia di volte più potente – a quello visto sui pianeti più grandi del nostro sistema solare.
Queste aurore sarebbero alimentate da processi che si verificano nella magnetosfera del corpo celeste a una distanza molto superiore a quella tipica delle aurore terrestri. E la potenza dissipata da quella di LSR J1835 + 3259 è di almeno di quattro ordini di grandezza superiore a quella prodotta nella magnetosfera di Giove. Ciò significa – scrivono gli autori – che queste aurore potrebbero essere una firma di magnetosfere su larga scala e che potrebbero anche avere un ruolo nell’alimentazione dei fenomeni meteorologici rilevati in studi precedenti sulle nane brune.
“Sappiamo già che le nane brune hanno atmosfere nuvolose, come i pianeti, anche se le loro nuvole sono composte dai minerali che sulla Terra formano le rocce, ma ora sappiamo anche che ospitano potenti aurore”, ha detto Stuart Littlefair dell’Università di Sheffield, coautore della ricerca. “L’osservazione suggerisce la necessità di un ripensamento su ciò che sono questi corpi celesti: “Le nane brune colmano il divario tra stelle e pianeti, ma questi risultati dimostrano che dovremmo pensare a esse più come ai pianeti sovradimensionati che a stelle mancate.”
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