Perchè pubblichiamo quasi soltanto articoli contro il GW
Il passato geologico della Terra è piuttosto chiaro: l’ecosistema globale prospera quando i livelli di anidride carbonica sono alti e soffre quando sono bassi. L’attuale basso livello di CO2 ricorda uno dei più brutti momenti della storia della vita sulla Terra: il tardo Paleozoico. Durante questo periodo si riscontrò la più grande estinzione della storia, l’estinzione del Permiano-Triassico, i cui effetti furono talmente devastanti che passarono circa 30 milioni di anni prima che la vita potesse riprendere nuovamente (Fig. 1).

Figura 1. L’andamento dell’anidride carbonica negli ultimi 600 milioni di anni (fonte: R. A. Berner, 2001)
Sorgono allora ragionevoli dubbi riguardo agli scenari allarmistici che sono oggi prospettati da molti climatologi. Le predizioni terroristiche riguardanti un effetto serra guidato dall’anidride carbonica non sono affatto confermate dalla storia geologica del pianeta, che anzi getta profonde ombre sull’accuratezza delle previsioni.
E’ sbagliato pensare che la CO2 inneschi un riscaldamento globale in tutte le regioni del globo. L’assenza dei deserti durante le fasi di alto effetto serra (fatto questo universalmente accertato, anche se poco conosciuto al di fuori dei gruppi dei geologi professionisti) suggerisce che, a causa dell’aumento della CO2 e del conseguente riscaldamento, si svilupperebbero profondi cambiamenti nelle latitudini sub-tropicali, che potrebbero portare a un sostanziale raffreddamento in quelle particolari regioni.
A causa della dinamica delle celle di Hadley (la cella di Hadley è un tipo di circolazione che coinvolge l’atmosfera tropicale generando una salita di aria calda nei pressi dell’equatore che, dopo essere arrivata fino a un’$altezza$ di circa 10-15 km, si sposta verso i tropici dove ridiscende verso la superficie e si dirige nuovamente verso l’equatore) l’umidità è oggi convogliata dalle zone sub-tropicali (da 10 a 30 gradi di latitudine) verso l’equatore (da 0 a 10 gradi). Ciò spiega perché le prime sono normalmente caratterizzate da deserti, mentre la seconda ospita le grandi foreste umide. Ne deriva anche che le zone sub-tropicali sono oggi più calde di quella equatoriale a causa della maggior copertura nuvolosa in quest’ultima. Forse a causa di un gradiente verticale della temperatura meno ripido, in grado perciò di cambiare la dinamica delle celle di Hardley, l’umidità e il calore si distribuiscono meglio durante i periodi di maggiore effetto serra e i deserti cessano di esistere. E’ molto probabile che le tempeste tropicali si calmino dato che anch’esse sono causate dall’eccessivo caldo nelle “secche” latitudini sub-tropicali, mentre sono assenti nelle zona equatoriale. Quest’ultima è, infatti, un ottimo riparo dalle tempeste, com’è confermato dai dati raccolti dalla National Oceanic and Atmospheric Administration. In altre parole, sebbene le ricerche allarmistiche sul riscaldamento globale disegnino un quadro da inferno dantesco per la Terra in preda all’effetto serra, la storia geologica lo fa assomigliare molto di più a un giardino dell’Eden, senza temperature estreme.
E’ in qualche modo sconcertante il fatto che l’aumento del livello di anidride carbonica sia stato ormai dichiarato come la maggiore minaccia ambientale dell’umanità, sebbene i pro e i contro di tale innalzamento non siano mai stati valutati accuratamente. Molte dichiarazioni dei fautori del riscaldamento globale tengono in conto solo i risvolti negativi e sono perciò unilaterali. Come risultato di questa propaganda, che considera la CO2 come il diavolo dei tempi moderni, la sola presentazione di dati che diano una visione positiva dell’accusato è ormai considerata quasi blasfema. E nessuno ha il coraggio di pubblicarli…
E’ ben noto, e assolutamente non controverso, il fatto che la biosfera fosse in una forma ben migliore di adesso, durante la metà del Mesozoico (Giurassico, Cretaceo), quando il livello della CO2 era molte volte superiore a quello odierno. Ovviamente, ogni volta che vi è un cambiamento nelle condizioni esterne, vi è sempre un vinto e un vincitore. Se, ad esempio, i raccolti dei campi migliorassero la propria salute, sarebbe molto facile intuire che gli insetti nocivi se la stiano passando male, e viceversa. Durante la fase di effetto serra del Cretaceo, gli animali delle zone di bassa profondità marina (la cosiddetta zona bentica) furono i perdenti. Ma le avversità di una piccola frazione della biomassa e della biodiversità mondiale, furono largamente compensate dalla felicità assoluta della fauna pelagica e terrestre.
La maggior parte della popolazione mondiale è però d’accordo che “è meglio non rischiare” e quindi lavora a testa bassa per debellare le emissioni di anidride carbonica. Molto però dipende dal metodo che si vuole utilizzare per ottenere il risultato. Per esempio, molti ambientalisti spingono verso il carburante biodiesel per ridurre il riscaldamento globale. E’ spiacevole ma doveroso dire che queste persone così responsabili rischiano in realtà di inquinare molto di più. Il biodiesel è un carburante molto impuro che non brucia bene come la benzina raffinata. Il risultato è che esso emette un numero maggiore di polveri sottili, composti organici volatili e monossido di carbonio, che sono “veri” inquinanti. Se tutti usassero il biodiesel, le città diventerebbero ben presto invivibili a causa di un rapido aumento di questi composti. Al contrario, la CO2 NON è un gas inquinante. Tutto ciò che fa, è cibare le piante e aiutare a mantenere il calore solare nella bassa atmosfera.
Mentre un così grande sforzo internazionale si concentra sul “caso CO2”, minacce ambientali meno note ma più rischiose restano fuori dai riflettori mediatici e si sviluppano indisturbate (da quando tempo non ha più sentito parlare delle piogge acide?).
Un’altra ragione per dare un’onesta possibilità di riscatto al “nemico pubblico numero uno” è che la CO2 è un duro ostacolo da affrontare. Le spese dell’attuale guerra climatica sono, infatti, astronomiche. Nello stesso momento, il considerevole spostamento verso il biodiesel sta producendo una terribile crisi di cibo. Prima di mettere in piazza sforzi internazionali enormi come il protocollo di Kyoto e l’accordo di Copenhagen, sarebbe preferibile ottenere stime accurate su un altro importante problema: “E’ meglio un raffreddamento globale o un riscaldamento globale?”. Si sa benissimo che immense distese di ghiaccio hanno coperto con intermittenza la maggior parte del Nord America e del Nord Europa durante gli ultimi 2,5 milioni di anni. Proprio come l’inverno e l’estate, gli avanzamenti e i ritiri dei ghiacciai sono scanditi da cicli simili a quelli orbitali. Il “solstizio d’estate” di questo ciclo interglaciale (che corrisponde al picco di eccentricità del ciclo di Milankovitch, legato alle variazioni di eccentricità e alla precessione dell’orbita terrestre) è già passato da cinquemila anni e ci stiamo inesorabilmente dirigendo verso il prossimo inverno (Fig. 2). Il presente aumento di CO2 causato dall’uomo potrebbe forse mascherare leggermente il raffreddamento globale, ma è ben difficile (anzi impossibile) che le temperature dell’inverno di Milankovitch (noi siamo adesso in autunno) possano comunque risultare superiori a quelle della sua estate.

Figura 2. Le varie periodicità riscontrate nel ciclo di Milankovitch, che si collegano molto bene con i periodi di glaciazione. Quest’analisi, a lungo controversa ma oggi accettata quasi universalmente nonostante le sue numerose variabilità, tiene conto delle variazioni dell’eccentricità dell’orbita terreste e della precessione degli equinozi. Per “forcing” solare s’intende l’intensità della radiazione solare (fonte: Wikipedia).
In conclusione, la minaccia parallela del raffreddamento causato dalle variazioni orbitali impone una più sofisticata e meno unilaterale valutazione dell’evoluzione climatica e delle sue conseguenze sull’ecosistema globale. Solo così si potrebbero preparare al meglio le strategie d’intervento. In altre parole, il protocollo di Kyoto e l’accordo di Copenhagen sembrano proprio essere interventi internazionali prematuri e facilmente fuorvianti, pur ammettendo la completa buona fede e le buone intenzioni dei loro promotori.
D’accordo, tutto giusto, però noi non siamo dinosauri. Noi mangiamo cereali più che altro e i cereali non amano le foreste tropicali. Noi siamo quasi 7 miliardi, non tribù sparse di poche migliaia di individui, non possiamo spostarci a piacimento sulla superficie del pianeta seguendo i mutamenti climatici. E mentre il clima si stabilizza ne capitano di tutti i colori e noi ci siamo in mezzo. Così mentre flora e fauna sono felici nel nuovo pianeta tropicale noi ci lasciamo la pelle come gli animali della zona bentica. E poi non facciamo i furbi paragonando il biodiesel alla benzina, paragoniamolo al gasolio. Lo sanno anche gli asini che un’auto diesel euro 2 senza fap inquina più di una benzina euro 0. In quanto ai costi smettiamola piuttosto di spendere soldi per far guerre agli altri esseri umani, quelle si che costano, altro che la guerra alla CO2.
Senza pretendere che nessuno creda a quello che dirò qui, perchè sono consapevole che non vi convincerà affatto, vi trasmetto comunque alcune mie conoscenze (chissà, potrebbero tornare utili). Di conseguenza fatene l’uso che volete.
La Terra era davvero un giardino dell’ Eden, con temperature che si aggiravano intorno ai 25 gradi. Solamente che questa situazione si è modificata non milioni di anni fa, ma solo alcune migliaia (35.000 per l’esattezza). Cosa era che teneva una temperatura così mite anche ai poli? Ebbene, prendete spunto dal Pianeta Venere che possiede un’atmosfera la cui altezza è il doppio della nostra. Se voi trasportate la maggior parte dell’acqua degli oceani nella nostra atmosfera (come era appunto 35.000 anni fa) l’effetto serra consentiva di avere la tempereatura da giardino dell’Eden. Una verifica storica di quanto detto la potete trovare su alcune delle innumerevoli pietre di Ica dove sono evidenziati i continenti di quell’epoca con la poca acqua che era sul Pianeta con invece la spessa atmosfera nei dintorni.
Non c’era la luce diretta del Sole, perchè l’acqua in atmosfera la impediva, ma creava un ambiente totalmente mite. Questa è la ragione anche per cui il carbonio 14 non è utilizzabile prima di quella data.
Saluti
@ Enzo, complimenti per lo sforzo finalizzato alla condivisione di questa ottima anilisi del Prof. Jutras, grazie mille!
@ Sandro, scusa se te lo chiedo ma queste tue conoscenze da dove arrivano?
Non è questione di CREDERE o di non credere, effettivamente alcune delle cose che hai detto possono anche essere VEROSIMILI (Ad esempio immagino anche io che un atmosfera più spessa e più densa di vapor acqueo “freni” alcune delle radiazioni elettromagnetiche dirette verso la terra), ma trattandosi di argomenti scientifici il solo “dover credere” permettemi ma a me non basta…
Per quanto riguarda le pietre di Ica, per una mia opinione personale sono solo dei falsi…
Ma più che altro vorrei chiederti se potresti spiegarmi meglio il motivo per cui le analisi del C14 non si potrebbero fare per ritrovamenti più antichi di 35000 anni ( ❓ ) ed il collegamento logico di quest’affermazione con il resto del tuo articolo…
Perdonami ma mi sfugge un pò di roba…
Grazie in anticipo!!
@ Enzo
Complimenti davvero per il suo articolo! E’ davvero interessante scoprire questi fatti che perfino i libri di storia della terra ci nascondono! Ma purtroppo, come ho già detto in qualche mio commento precedente, credo, ci sono troppi interessi anche economici dietro la storia della CO2, per far sì che queste notizie vengano diffuse 😥 …però è bello vedere che lei contribuisce a diffondere notizie su come stanno veramente le cose 😀 Grazie per i suoi interessantissimi articoli sull’argomento!! 😀
@Sandro
Scusa, non voglio essere impertinente, ma le pietre di Ica sono dei falsi, fabbricate da artigiani del luogo, quindi non sarei così sicuro della loro attendibilità…e poi, se non ricordo male, 35’000 anni fa c’era una quantità d’acqua sottoforma di oceani e mari sulla terra non indifferente, ma magari mi sbaglio…
@Mario
Non è questione di fare i furbi o meno, è questione di fare i coerenti e divulgare le notizie come in realtà sono in base allo stato attuale delle conoscenze! Cosa vuol dire “Lo sanno anche gli asini che un’auto diesel euro 2 senza fa inquina più di una benzina euro 0”?! Qui si sta dicendo che facendo riferimento a ciò che dicono i media il cittadino medio potrebbe pensare che il biodiesel potrebbe essere la soluzione ai nostri problemi. Quando in realtà non lo è per niente…perché inquina + delle macchine che circolano giornalmente! E dato che la nostra terra segue dei cicli (di concentrazione di CO2, di glaciazioni, di caldo e di freddo…) ben precisi da milioni di anni, varrebbe la pena spendere i soldi per fare ricerca e comprendere meglio questi fenomeni piuttosto che spendere infinite risorse per limitare le emissioni di CO2 nell’atmosfera… Se fosse appurato il danno da CO2 alla nostra terra ben verrebbe tutto ciò, ma non lo è! E’ questo che la gente continua a non capire… Se mai ci estingueremo, non sarà di certo per la CO2! O magari si…ma all’attuale stato di conoscenza non si sa. E a me, povero cittadino comune, dà fastidio che mi si prenda per i fondelli facendomi credere che ci si sta comportando in una certa maniera quando in realtà gli scopi secondari politici sono ben altri… E, apro una parentesi, mi dà anche fastidio (io sono di parte perché lavoro nel mondo dello spazio) che il premio nobel per la pace abbia appena tagliato i fondi alla NASA per il programma CONSTELLATION (3 mld di dollari) per stanziarne attenzione attenzione……altri 33 MILIARDI per finire l’impegno con l’Afghanistan!!! Va beh, non voglio entrare in questioni politiche in un sito in cui la politica non è proprio la benvenuta…
@SANDRO
Scusa ma….non ho proprio capito il senso del tuo intervento in termini di inerenza con il presente articolo…mi spieghi dove mi sono perso??
Una piccola puntualizzazione sulla frase di Mario Bioletti: “Lo sanno anche gli asini che un’auto diesel euro 2 senza fap inquina più di una benzina euro 0.”
) mi domando, è necessario? E se fosse un ciclo naturale per eliminare le scorie del pianeta, ossia noi esseri umani?
Il famoso FAP (Filtro Anti Particolato) non fa altro che bloccare dalle particelle PM10 a salire come dimensioni, dopodiché immette gasolio nella marmitta per avviare una combustione che incenerisce queste particelle. Occhio che incenerisce non significa che elimina l’inquinamento, non fa altro che ridurre le dimensioni del particolato (che a detta di molti fa più danni perchè non è più “necessario” inspirarlo per aver datti, ma se abbastanza piccolo potrebbe entrare nell’organismo anche in altri modi) ma nulla fa per tutte le altre sostanze inquinanti quali potrebbero essere gas residui della combustione o particelle (e molecole) dimensionalmente minori del PM10.
Per quanto riguarda il fatto che non ci possiamo spostare a piacimento lungo il globo (ho i miei dubbi… aerei, treni, navi
@Enzo: non conoscevo questo tipo di analisi, molto interessante!
@ Mario Bioletti
Una sola precisazione, il vero problema del biodiesel non è tanto una questione di inquinamento diretto (ovvero l’inquinamento diretto generato dalla sua combustione) ma indiretto, poichè gli sforzi per instaurare coltivazioni massive ed enormi per ottenere la materia prima con cui produrlo. Tant’è che viene prodotto tramite una reazione di esterificazione da OLI VEGETALI… Questi oli devono essere ovviamente prima estratti dai vegetali di provenienza e la RESA di queste estrazioni non è tanto elevata… Tutti questi procedimenti non si compiono per grazia divina e devono essere compresi in una strategia di produzione chimico-industriale a lungo termine ma soprattutto questi passaggi richiedono ENERGIA!! Da un punto di vista che consideri esclusivamente il bilancio energetico, la produzione di biodiesel è sconveniente (ed inquinante). Diviene conveniente per i PRODUTTORI non appena immettono il prodotto sul mercato ad un prezzo più alto di quello di produzione, classici principi di economia aziendale. Il danno del biodiesel (ed è qui che vi invito a riflettere) è l’estenuante utilizzo dei terreni adibiti alla coltivazione! In sudamerica scompaiono ogni giorno ettari su ettari di foreste per far spazio a terreni utilizzabili per la coltivazione finalizzata alla produzione di biocarburanti, la quale non comporta neanche chissà quali vantaggi economici alle popolazioni residenti…
@ tutti
)
Comunque mi sa che si stà uscendo un pò fuori tema. (o “fuori dal seminato” come direbbe mio nonno!
cari amici assistenti siete meravigliosi! In mia momentanea assenza avete puntualizzato benissimo la problematica. Non posso che concordare con Ivan, Andrea, Lampo. Pensate che il lavoro di Jutras è stato considerato blasfemo da molti “scienziati politici” e non l’hanno voluto pubblicare. E questa è un ulteriore prova che la vera paura di certa scienza politica è che i soldi si indirizzino verso qualcosa di più importante e utile. A loro non importa il futuro della razza umana, ma solo far soldi e ridurre alla fame aree sempre più grandi del mondo. In fondo, se saremo di meno potremo sfruttare meglio le risorse… (e questo lo diceva anche Al Gore…).
Scusate ma io non conoscevo nemmeno la pietra di Ica… ma di sicuro la storia geologica e climatica della Terra la conosciamo meglio dagli studi VERI, che dicono cose ben diverse ( analisi del carbonio: ma come hanno fatto allora a stabilire con grande esattezza la caduta dell’asteroide nello Yucatan? Ed è stato 65 milioni di anni fa….).
Comunque sono lieto di aver portato a conoscenza di tutti uno studio di un personaggio veramente autorevole che in fondo dice cose che io, da ignorante in questo campo, avevo già evidenziato. Vi ricordate anche il raccontino Fame..?
Grazie ragazzi e speriamo di incontraci al prossimo raduno internazionale di astronomia.com 😆 😆
Eheh, la perla del C14 era meravigliosa…

Siete dei GRANDI… e va beh, che lo dico a fare, è talmente risaputo che non c’è da meravigliarsi. Una domanda… ma il biodiesel è lo stesso che veniva chiamato “olio di Conza” ? perchè se fosse lo stesso hanno detto un sacco di bugie (come se fosse una novità) circa i danni che avrebbe potuto causare al motore delle auto, addirittura che vicino al tappo del serbatoio di alcune marche di auto c’è un adesivo con scritto “NO Biodiesel”. Altro particolare è che nei serbatoi del gasolio si forma una strana alga, lo si può attribuire ad una sorta di fotosintesi ?
@ enzo
Avevo letto da qualche parte che secondo i cicli terrestri siamo gia in una sorta di ‘scadenza’ per la prossima era glaciale.
Il grafico della figura 2 è chiaro,ma la scala con una sensibilità di 100000 anni non permette di capire se questo abbassamento globale delle temperature è gia cominciato o meno!
Sapresti darmi una risposta?Dei media non mi fido più gia da qualche anno…
In ogni caso,secondo me,combustibili fossili o vegetali non possono mutare i cicli che governano TUTTO…possono solo comportare conseguenze a ‘breve’ termine.
Siamo solo un granello di sabbia nei deserti del tempo!
Complimenti per il sito…è davvero molto completo!SALUTI
grazie Mauro!!!
hai pienamente ragione. L’olio di colza è molto simile al biodiedel, anche se si dice che sia meno raffinato (ma non credo sia vero…). Per le alghe temo che siano frutto dei residui di bruciamento di composti carbonici non giunto alla fine.
Però, non conosco bene la questione. Rimane il fatto BASE che per eliminare la CO2 (che male non fa, anzi…) vogliamo sorbirci CO, polveri sottili, diossina e mille altre meraviglie… Il bruciamento delle biomasse è sicuramente deleterio. Chi sopravvive ai gas di una foresta che brucia (a parte il calore) o a quelli di un appartamento (anche se lì brucia di tutto)?
Per l’olio di colza non penso centri nulla col bio-diesel… è come prendere l’olio di girasole o d’arachidi o d’oliva (che è più buono). E’ semplicemente un olio vegetale estratto dall’omonima pianta, lungi dall’essere lavorato per diventare bio-diesel. Il danno pavesato dai produttori di auto è che le componenti del motore sono studiate per un carburante che presenta caratteristiche (come la viscosità) ben determinate che sono differenti da quelle dell’olio di colza. Pensa per esempio alla pompa della nafta e paragonala ad una persona che succhia in una cannuccia: una cosa è succhiare dell’acqua, un’altra è farlo con del succo e polpa di albicocca, ben peggiore è cercare di tirare una crema di cioccolato (magari pure fredda). Non so se ho reso l’idea. Poi c’è il discorso dei residui della combustione che si potrebbero depositare nella chiocciola della turbina; oppure particelle che intaserebbero gli ugelli degli iniettori…
Insomma, l’olio di colza è un combustibile ma non creato per le auto, ma per le lampade ad olio.
Certo, se mettete l’olio di colza in una fiat 127D penso che vada bene, passerebbe anche l’olio per fritture usato!
@Andrea,
io non sono certo un esperto di queste cose, ma avevo letto questo articolo
http://www.ecoage.it/biodiesel-olio-colza.htm
e mi ero fatto una certa idea. Comunque sia è deleterio…
@Daniele,
leggo solo ora la tua richiesta…
direi che tra un 5000 anni saremmo già molto vicini ad un raffreddamento sensibile. Ma il ciclo di Milankovitch non è un periodo costante e veramente perfetto. Dà solo un’idea e una stima dei cambiamenti legati ai cicli soltanto astronomici. I tempi sono lunghi, ma la discesa dovrebbe essere abbastanza rapida, come si vede nella figura 2.
@ Mauro
Le “alghe” a cui ti riferisci non sono nient’altro che contaminazioni microbiche dei serbatoi e/o delle cisterne utilizzate per il gasolio.
Tra le popolazioni microbiche in grado di colonizzare tali ambienti troviamo esemplari appartenenti a batteri, lieviti, alghe e muffe…
Pensate che basta la presenza di acqua anche in minime dosi, ad esempio 100ppm, per garantire la sopravvivenza di tali microorganismi!!!
Il loro metabolismo sarà prevalentemente AUTOTROFO (produce energia da substrati inorganici ed è in grado di organicare la materia). Tra di essi possiamo distinguere ulteriormente i chemioautotrofi o i fotoautotrofi, a seconda della natura della di energia utilizzata per svolgere le loro reazioni metaboliche… Ad esempio, esistono microbi in grado di nutrirsi con gli idrocarburi! Potranno essere utilissimi in futuro in caso di disastri ambientali provocati dal versamento in mare di combustibili ed affini.
Per quanto riguarda la fototrofia è la capacità di utilizzare la luce solare come fonte energetica; escludendo le piante, utilizzano questa via una grande varietà di specie tra le quale alghe, protisti e batteri, diffusissimi negli ambienti acquatici. Esistono anche alcuni autotrofi facoltativi che alternano la fotosintesi clorofilliana all’utilizzo di sostanze organiche, come l’euglena un protista del tipo delle alghe… Ed io penso che siano di questo tipo i microbi a cui ti riferivi (tieni presente che non vi arriva luce solare nei serbatoi!
) Quindi riterrei responsabili di ciò che intendi esclusivamente i chemiolitotrofi edi fototrofi facoltativi, escludendo la fototrofia “pura”.
Per arrivare al sodo Mauro, altrimenti continuo a scrivere come un dannato (un mio difettuccio… 😛 ), il vero problema non è tanto la presenza in se di queste forme di vita, ma la loro produzione di morchie, biomasse costituite da metabolici acidi dei microrganismi, responsabili del fenomeno della biocorrosione.
)
Esse non sono solubili negli idrocarburi quindi causano blocco di iniettori ed intasano i filtri e data la loro acidità, sviluppano una forte azione corrosiva su tutte le superfici, metalliche e non.
Questo problema è rilevante per quanto riguarda le imbarcazioni, proprio perchè come ho accennato sono specie diffusissime negli ambienti acquatici, ed il volume di gasolio utilizzato è maggiore rispetto alle automobili… Quindi niente paura per le nostre auto! (Per sicurezza però eviterei di mettere acqua nel serbatoio!
@ Enzo
Correggimi se sbaglio ma da quel che deduco dal grafico il forcing solare dipende strettamente dal grado di eccentricità… Mi verrebbe quasi da dire che sia proprio l’eccentricità dell’orbita terrestre la “chiave di volta” per la comprensione dell’intero processo…
@Ivan,
grazie per le nitide delucidazioni chimiche. Siamo proprio un gruppo a 360°!!
Per quanto riguarda eccentricità e simili, se guardi bene sono tutti collegati strettamente, tranne forse l’obliquità. Le oscillazioni della precessione sono maggiori o minori a seconda dell’aumento della eccentricità, o viceversa. Il forcing solare ne è una conseguenza che poi domina il riscaldamento. Tuttavia, tieniamo conto che questo modello ritiene il Sole come una costante. Bisogna poi aggiungere gli effetti intrinseci (come i minimi e i massimi) che hanno portato alla piccola glaciazione del ‘600. Ma questi ultimi sono decisamente più brevi, anche se violenti e si esauriscono in breve. La CO2 odierna potrebbe dare un piccolissimo contributo a mantenerci più caldi, ma è comunque un problema (o, meglio, un vantaggio) che finirà in fretta, dato che il petrolio è destinato a esaurirsi in tempi scala ben più brevi.
Scusate ma non era mia intenzione alzare tutto questo polverone. Cercherò di rispondere “al volo” ad alcune vostre richieste. Mi scuso se tante cose non posso dirle in questa sede perchè troppe.
Il nesso con l’articolo è sul fatto che i calcoli che vengono fatti a ritroso nel tempo partono dalla situazione attuale, cioè con informazioni basate sul presente e che assai raramente sono dimostrabili del tutto per via scientifica. Potrebbero esserci stati dei processi che hanno accelerato/rallentato alcune situazioni che invece crediamo siano regolari o quasi nel tempo.
In quanto alle pietre di Ica quello che posso consigliarvi io è di documentarvi più a fondo e vedrete che non sono false, magari sicuramente sono state imitate, ma sono vere. Informatevi soprattutto su “chi” le ha fatte e vedrete che quelli non sanno nemmeno disegnarle uguali!! Figuratevi se sono una copia presa dai giornali peruviani degli anni 60, come hanno testimoniato i due campesinos!! Su quelle pietre ci sono cose per noi nemmeno inimmaginabili. Facile screditare quando gli scienziati non sanno che pesce pigliare….
Come so per certo dei 35.000 anni? Ve lo direi di cuore ma sarebbe troppo lungo e complesso…
Saluti e scusate di nuovo