
Quando si sono formati gli anelli di Saturno? Fino a qualche tempo fa i planetologi, basandosi sulle osservazioni ravvicinate dei Voyager e su quelle del telescopio spaziale Hubble, avrebbero scommesso su tempi piuttosto recenti, qualcosa come 100 milioni di anni o giù di lì. A rafforzare questa valutazione contribuiva non poco l’osservazione del loro limitato inquinamento dovuto alla caduta di polvere meteoritica. Se le strutture fossero più antiche dovrebbero certo essere molto più scure di quanto non appaiano in realtà.
Le ultime osservazione della sonda Cassini, però, hanno indotto Larry Esposito (principal investigator per lo spettrografo nell’ultravioletto posto a bordo della sonda) a rivedere le valutazioni correnti e a suggerire che gli anelli potrebbero addirittura aver caratterizzato Saturno fin dall’epoca della sua formazione. Esposito e il suo collega Miodrag Sremcevic (Colorado University), presentando gli ultimi risultati ottenuti grazie alle osservazioni della Cassini al Convegno dell’American Geophysical Union tenutosi nei giorni scorsi a San Francisco, hanno evidenziando che il materiale degli anelli è soggetto a estesi e rapidi fenomeni di distruzione e ricostruzione. “I piccoli satelliti – dice Esposito – vengono continuamente ridotti in frammenti alimentando in tal modo le particelle degli anelli, ma queste, a loro volta, si aggregano rapidamente e formano nuove lune.”
Secondo Esposito e Sremcevic, questo intenso e rapido riciclaggio di materiali – sorretto anche dal fatto che le età dei vari anelli differiscono tra loro in modo significativo – ci porta a concludere che non siamo di fronte al risultato di un unico evento, bensì a un fenomeno che probabilmente si sta mantenendo attivo da miliardi di anni. “E’ un po’ quello che succede con le città in ogni parte del mondo – suggerisce Esposito – i cui abitanti cambiano in continuazione, mentre le città resistono anche per secoli o millenni”.
Ma come la mettiamo con la valutazione del limitato inquinamento da polveri? Secondo i due ricercatori la spiegazione starebbe in una errata valutazione della massa del materiale ghiacciato che compone gli anelli. Le nuove osservazioni della Cassini, infatti, indicherebbero che il materiale degli anelli è in quantità maggiore di quanto stimato finora.
Questo non solo offrirebbe ai fenomeni di riciclaggio una più grande disponibilità di materia prima, ma comporterebbe anche una diluizione del grado di inquinamento da polveri meteoritiche spiegando in tal modo perchè gli anelli appaiano più brillanti e recenti di quanto non siano in realtà.
Fonte: Coelum
Piccola curiosità: come mai certi pianeti hanno gli anelli e certi altri no?
Come apparirebbero da terra gli anelli, se il nostro pianeta ne avesse di propri (supponiamo proporzionali a quelli di Saturno)?
PS: sbaglio o anche Nettuno o Urano hanno degli anelli sottili?
Gli anelli sono presenti in tutti i giganti gassosi, quindi Giove Saturno Urano e Nettuno, e sono distribuiti in tutti i casi lungo la linea dell’equatore.
Questo significa che, in un ipotetico scenario in cui la Terra fosse dotata di un sistema di anelli disposti in maniera analoga, un abitante situato lungo la linea dell’equatore vedrebbe una sottile striscia che attraversa tutto il cielo da est a ovest passante in prossimità dello zenit, a latitudini intermedie avrebbe una vista “panoramica” (la migliore!), mentre ai poli non vedrebbe praticamente nulla, in quanto avrebbe l’equatore celeste all’orizzonte.
caspita….Lo Voglio!!!secondo me saremmo cosi pignoli da dare un nome a ogni frammento…p.s. facciamo ancora in tempo a sgretolare la Luna…. 💡 😕 😡
A questo proposito volevo dare un assaggio di quello che si potrebbe vedere da Saturno, in una località qualche grado a Nord dell’equatore, osservando il cielo verso l’alto, verso lo Zenit.
In questa immagine vediamo sulla destra la costellazione di Orione, a sinistra il satellite Titano, ma soprattutto vediamo gli anelli! Proprio in mezzo agli anelli poi possiamo scorgere Sirio, la stella più luminosa del firmamento…
Pierluigi