L’atmosfera di HD 189733b

Individuata e misurata sia da Terra che dallo spazio l’atmosfera che circonda un pianeta in orbita stretta intorno a una stella distante 63 anni luce.

L’atmosfera di HD 189733b

Nel giro di una settimana sono state diffuse ben due news riguardanti il grosso pianeta che orbita a stretto contatto di HD 189733, una stella grande quanto i tre quarti del Sole nella costellazione della Volpetta.

La prima è stata diramata dal McDonald Observatory e riporta come il team coordinato da Seth Redfield (University of Texas) sia riuscito con osservazioni da Terra a individuare l’atmosfera del pianeta e a ricostruirne lo spettro. Il metodo utilizzato sfrutta il fatto che il pianeta transita regolarmente dinanzi al disco della sua stella e, data l’orbita molto stretta (HD 189733b è 10 volte più vicino alla sua stella di quanto Mercurio lo sia al Sole), il fatto si ripete quasi con cadenza mensile. Tra l’altro, è stato proprio grazie a questa caratteristica che l’astronomo francese Francois Bouchy (Laboratoire d’Astrophysique di Marsiglia) ha scoperto HD 189733b nel 2004.

Redfield e i suoi collaboratori, dunque, hanno tenuto d’occhio per un anno intero questi transiti utilizzando il telescopio Hobby-Eberly del McDonald Observatory e hanno acquisito gli spettri di ogni evento. Mettendo poi a confronto questi spettri con quelli ottenuti quando il pianeta non stava transitando sul disco stellare, i ricercatori sono risaliti al possibile spettro del pianeta.
“Se il pianeta non avesse atmosfera – spiega Redfield – bloccherebbe sempre la stessa quantità di luce a tutte le lunghezze d’onda, mentre la presenza di atmosfera agisce come un filtro assorbendo particolari lunghezze d’onda”.

A parole sembra un lavoro quasi banale, ma basta ricordare che la luce intercettata dal pianeta è solamente il 2,5% della luce emessa dalla stella e che poi bisogna ripulire ogni osservazione dalle ‘contaminazioni’ dovute all’atmosfera terrestre per avere un’idea dell’arduo lavoro necessario.

L’analisi dello spettro di HD 189733b ottenuto in tal modo ha messo in evidenza una massicia presenza di sodio: osservato alle lunghezze d’onda che caratterizzano l’emissione di questo elemento, infatti, il pianeta appare il 6% più grande che non alle altre frequenze.

Di tutt’altro avviso, invece, sarebbero i ricercatori coordinati da Frédéric Pont (Università di Ginevra) che hanno studiato HD 189733b mediante ripetute osservazioni con la Advanced Camera for Surveys del Telescopio spaziale Hubble. Nella nota d’agenzia pubblicata qualche giorno dopo l’annuncio del McDonald Observatory, gli astronomi dicono chiaramente che, mentre si attendevano di individuare le tracce caratteristiche della presenza di sodio, potassio e acqua, non hanno invece trovato nulla di tutto ciò. Una conclusione che, inevitabilmente, fa un po’ vacillare le certezze suggerite dal lavoro di Redfield e del team dell’Hobby-Eberly Telescope.

Oltre a insinuare questo dubbio, però, gli strumenti di Hubble hanno anche suggerito altre particolarità per quel lontano e caldissimo pianeta. Non solo hanno escluso categoricamente che intorno a HD 189733b ci possa essere qualche satellite di una certa stazza o una qualunque struttura di anelli, ma hanno anche permesso di stabilire che la sua atmosfera è piuttosto nebbiosa. Stando alla nota diramata dai ricercatori, la foschia che caratterizza il pianeta è probabilmente dovuta a piccole particelle di condensati di ferro, silicati e polvere di ossidi di alluminio.

Un’ultima scoperta riguarda infine la stella. Pont e i suoi collaboratori, elaborando i dati estremamente accurati ottenuti da Hubble, hanno osservato che alcune diminuzioni della luminosità di HD 189733 potrebbero essere interpretati suggerendo la presenza di una vasta ‘macchia stellare’. Tale macchia sarebbe caratterizzata da una temperatura di un migliaio di gradi inferiore alle regioni circostanti e avrebbe dimensioni di oltre 80 mila chilometri.

Insomma, pur con qualche dilemma di troppo (sodio o non sodio?) abbiamo finalmente cominciato a intravedere le atmosfere dei pianeti extrasolari. Un bel colpo e davvero un modo significativo per augurarci un 2008 ricco di nuove scoperte.

Fonte: Coelum

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Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.