Una strana esplosione

Scoperto un lampo gamma di lunga durata che sembra provenire da un luogo posto a migliaia di anni luce di distanza dalla galassia più vicina.


Una strana esplosione

La vicenda inizia il 25 gennaio 2007, quando l’osservatorio spaziale Swift individua un lampo gamma (battezzato GRB 070125) nella costellazione dei Gemelli. Si rivela uno dei lampi più brillanti degli ultimi tempi e subito i telescopi da terra vengono puntati in direzione del GRB. Il giorno successivo alla scoperta, il Palomar Robotic telescope scorge il brillante afterglow del lampo gamma in luce visibile e permette ai ricercatori di verificarne la rapida dissolvenza.

Alla ricerca di maggiori dettagli, vengono a quel punto scomodati sia il Gemini Nord sia il Kek I. Contrariamente a quanto avviene di solito, però, gli spettri mostrano che lungo il suo cammino il lampo gamma non ha praticamente incontrato nubi di gas o polveri in grado di assorbire la sua luce. Gli stessi spettri, inoltre, mostrano chiaramente che il GRB si colloca a oltre 9,4 miliardi di anni luce.

Il bello, però, viene a metà febbraio, quando vengono acquisite nuove immagini dal Keck I dopo che ormai era completamente svanita ogni traccia del GRB. Con grande meraviglia degli astronomi, in corrispondenza del GRB non c’è alcuna galassia nè alcun sistema stellare: il lampo sembra essersi originato dal nulla. La galassia più vicina, infatti, dista oltre 88 mila anni luce e non si può certamente pensare che le ottiche del Keck I non siano all’altezza del compito.

Se il lampo gamma deriva – come sembra più probabile, almeno stando ai modelli correnti – dalla violenta esplosione di una stella massiccia, non si riesce a comprendere come un simile oggetto possa trovarsi così lontano da ogni sistema stellare. L’unica spiegazione possibile è quella di chiamare in causa l’interazione tra due galassie e il rimescolamento dinamico che tale interazione comporta. Un simile scenario può rendere ragione sia della nascita di stelle anche massicce sia del loro apparente isolamento: le code di marea associate alle interazioni tra galassie, infatti, si possono espandere molto distante dalle galassie che interagiscono e nello stesso tempo sono ambienti favorevoli alla formazione stellare.

La conferma definitiva potrà venire da immagini ancora più profonde – dovrà scendere in campo il telescopio spaziale Hubble – che potranno permettere di individuare la presenza di quella coda mareale che ha ospitato GRB 070125. Se anche questo tentativo fallirà, beh, ci sarà un bel daffare per i teorici.

Fonte: Coelum

Informazioni su Stefano Simoni 644 Articoli
Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.