Il simpatico alieno

E se il primo alieno fosse simpatico, anzi “troppo” simpatico?

Il simpatico alieno

Anni e anni di falsi avvistamenti UFO, migliaia di ipotesi e di tentativi per trovare “qualcuno” al di fuori del nostro pianeta, non facevano certo pensare che il primo contatto sarebbe stato così semplice e normale. Il disco volante (la forma era proprio quella!) scese in silenzio nel prato del Sig. Forrest, mentre stava potando le rose con il suo buffo cappellino in testa. Fortunatamente non soffriva di cuore, in quanto l’astronave spaziale arrivò senza alcun segno premonitore. Subito si aprì come un fiore, mostrando l’unico essere che conteneva. In realtà l’alieno aveva la stessa forma del disco, anzi sembrava che lo scafo esterno fosse più uno stretto vestito che non un mezzo di trasporto. La parte centrale dell’extraterrestre era schermata da uno scudo protettivo, simile al carapace di molti insetti terrestri, che forse conteneva il cervello e gli organi più importanti. Era circondato da una serie continua di occhi. Poi a raggiera vi erano un centinaio di forme modulari cilindriche, che si muovevano in modo indipendente ma che erano tutte collegate al nucleo centrale. Una di queste formò subito una bocca che parlò in uno stentato inglese: ”prego, parlare come volere per uno minuto”.

Forrest era rimasto impietrito per tutto quel tempo con la bocca semiaperta. Credeva di avere avuto un attacco di pazzia o al limite di stare ancora dormendo e non fiatò. L’alieno ripeté lo stesso invito, questa volta accompagnandolo con un gesto delle mani che erano uscite da un modulo diverso da quello della bocca. Forrest cominciò a balbettare dicendo cose senza senso e chiamando aiuto. Tuttavia sembrò bastare, perché il “disco” iniziò un lungo discorso ben articolato: ”grazie, adesso ho capito perfettamente la struttura del vostro linguaggio e posso interpolare facilmente quello che ancora mi manca. Io vengo da Gamma Tauri e sono un ambasciatore spaziale. Appena sul mio mondo hanno capito che sulla Terra c’era vita intelligente, mi hanno subito mandato per avere i primi contatti. Sono felicissimo e pronto ad incontrare chi volete per spiegare tutto ciò che vi sembrerà necessario”. La voce era gentile e suadente. Malgrado l’aspetto assurdo emanava una simpatia naturale che coinvolgeva chi lo ascoltava. E così fu anche per Forrest che con le dovute cautele chiamò la moglie ed il figlio maggiore. Dopo un primo momento di panico, i tre terrestri e l’unico alieno, cominciarono a chiacchierare allegramente.

Il nostro disco pensante si chiamava Tiuteo (almeno così lui tradusse) e riusciva a parlare con ciascuno mediante bocche separate che si erano formate da tre diversi moduli. Nel frattempo poteva anche scrivere, leggere, mangiare, giocare a carte o fare qualsiasi altra cosa mediante le appendici che potevano uscire dai numerosi “cilindri”. Tutte le azioni e le reazioni dovevano andare e tornare dal cervello, che sicuramente doveva essere di una complessità spaventosa. Forrest chiamò sia la polizia che i giornali, le TV e le radio locali. Malgrado questi arrivassero con molta circospezione furono subito coinvolti dalla simpatia e dalla comunicatività di Tiuteo. Riusciva a parlare, sorridere, scherzare con tutti, senza alcuna difficoltà. E intanto stringeva centinaia di mani e firmava già i primi autografi. In pochi minuti sembrava già un vecchio amico e non il primo alieno sceso sulla Terra. In pochi giorni fece praticamente il giro del mondo: i capi di stato, gli scienziati, i medici, lo stesso Papa, vollero avere un incontro con il visitatore spaziale. E Tiuteo continuava ad essere gentile e garbato con tutti, pronto a dare qualsiasi tipo di spiegazione gli venisse richiesta.

Non era mai stanco e nemmeno dormiva. In realtà però non era vero. L’alieno aveva tre cervelli indipendenti, che si davano il turno: due riposavano ed uno lavorava, e così via. Inoltre poteva mangiare tranquillamente mentre veniva ricevuto a destra e a sinistra, utilizzando bocche e mani indipendenti da quelle utili per i colloqui. E mangiava di tutto, senza problemi. Era facile per lui adattarsi a qualsiasi condizione locale. Era veramente un’entità perfetta sotto ogni punto di vista. Ma soprattutto era di una simpatia contagiosa. Tutti lo volevano con loro e lui accettava sempre, mantenendo la sua proverbiale cordialità. Tenne anche fantastiche conferenze, dove alla fine rispondeva a qualsiasi domanda contemporaneamente e mostrava decine di disegni su lavagne separate. Divenne l’essere più famoso della Terra, cercato dai governanti, ma anche invitato nei salotti dei VIP, nelle Università, nei centri di ricerca, ecc.

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8 Commenti

  1. Una storia bellissima.
    Sei bravo con la fantascienza.
    La forma dell’alieno però non é credibile.
    Difficilmente un essere come lui si potrebbe evolvere dagli esseri inferiori su un qualsiasi pianeta. Sembra più una macchina molto flessibile che un essere vivente.
    Ovviamente la fantascienza è libera da vincoli di verosimiglianza.

    Silvio

  2. Un racconto proprio… simpatico! 😀
    Be’ magari non si potrebbe evolvere così, come diceva Silvio, ma nulla vieta ad una tecnologia capace di viaggi interstellari, di andare incontro e superare i limiti biologici. In fondo in piccola parte lo facciamo anche noi.
    Invece i cervelli indipendenti, con uno che riposa e gli altri attivi, mi ricorda un po’ quello che accade ai delfini (e ad altri cetacei, suppogno)

  3. …ed anche ai nostri PC “dual-core”, “quad-core”, “octo-core” ecc ecc…
    Guarda caso… 😉
    Comunque, storiella veramente simpatica!
    Mitico Enzo!

  4. E se l’alieno non parlasse nessuna delle nostre lingue? ❓
    Potremmo noi imparare la sua?
    Sarebbe possibile comunicare anche senza conoscere i suoni legati ai significati della lingua dell’altro? Potremmo avere dei pensieri comuni che ci permetterebbero di fare una traduzione? La vita sul suo pianeta potrebbe essere così diversa dalla nostra da non poter trovare corrispondenze tra ciò che ha significato per noi e ciò che ne ha per lui. 😕

    Silvio

  5. Non è neanche detto che usi dei suoni per comunicare. Se poi li usa, potrebbero anche essere difficili da riprodurre, per il nostro apparato fonatorio (magari con l’ausilio di qualche tecnologia…) o potremmo non riuscire nemmeno ad udirli. Non c’è neanche bisogno di scomodare gli alieni: succede perfino con creature del nostro pianeta (si pensi ancora ai delfini o ai pipistrelli).

  6. Salve,

    in risposta a n.b., era proprio questo che avevo in mente. Se non riusciamo a comunicare con gli esseri viventi sulla terra con cui abbiamo molto in comune come possiamo pensare di poter comunicare con qualcuno con cui non abbiamo in comune nemmeno la terra su cui camminiamo? 🙁

    Silvio

  7. tranne che per l’entità perfetta e per la simpatia prodigiosa, più che un alieno a me sembra un politico, che parla con bocche separate e cervelli slegati!! 🙄
    sembra che la caratteristica di “aderire” come contenuto al contenitore non sia peculiarità solo extraterrestre, ma l’alieno del tuo racconto è sicuramente moooooooltooo più simpatico dei corrispettivi terrestri :mrgreen:
    continua a raccontarci la tua visione dell’infinito, vincenzo, sicuramente ce lo renderai più gradevole
    un sorriso
    daria