
L’estate era molto calda e si cercava di andare a lavorare nelle vigne all’alba, quando un po’ di brezza riusciva addirittura a trasmettere qualche brivido sulla pelle. Poi il Sole avrebbe cominciato a non avere pietà e le mani ed i piedi sarebbero diventati pesanti come macigni. Lorenzo non si aspettava certamente una telefonata a quell’ora del mattino ed ebbe un momento di apprensione.
Rispose velocemente al cellulare e sentì la voce di suo padre, un po’ allarmata: “perché sei uscito con la Punto bianca? Sai che la usiamo sempre tua madre ed io per le nostre piccole faccende. E sappiamo solo noi come trattarla con gli anni che si ritrova.” Lorenzo rimase confuso: “ma sono uscito col trattore … Figurati se usavo quella vecchia carretta che un giorno o l’altro si aprirà in due! Chissà dove l’hai parcheggiata ieri sera. Guarda bene, chi vuoi che te la rubi”. Ma sapeva benissimo che il padre non avrebbe mai abbandonato in un posto qualsiasi la “sua” automobile, ci teneva troppo. Si auto convinse che il Sole era già troppo alto e tornò a casa per controllare. I suoi erano distrutti e ne ebbe quasi rabbia. Come facevano ad essere attaccati fino a quel punto ad un ferro vecchio? Ma la macchina comunque era proprio sparita.
Lorenzo pensò subito ad uno scherzo degli amici, ma aveva poco senso. A lui importava ben poco di quel cassone semovente e non poteva credere che il destinatario della burla fosse suo padre. Tutti sapevano che la trattava come una figlia e le voleva un bene quasi struggente. Anche se sembrava impossibile, qualcuno doveva averla rubata: non c’è mai fine alla stupidità umana.
Si recò con mamma e papà alla stazione dei carabinieri per denunciare il furto. I suoi volevano esserci, perché si fidavano poco di quel figlio che aveva sempre disprezzato troppo la loro diletta automobile. Lo stesso maresciallo si lasciò sfuggire un sorriso: “rubata? Ma è impossibile! Deve proprio essere stato un miserabile vagabondo …”. Tacque subito, avendo visto uno sguardo duro e severo negli occhi del padre di Lorenzo. “Funzionava perfettamente, avevo appena fatto la revisione ed il motore cantava letteralmente”, rispose con voce alterata. In realtà non era vero. Aveva tanti piccoli acciacchi. D’altra parte vent’anni sono tanti e poi le strade che aveva fatto non erano l’ideale per conservarsi bene. Su e giù per le vie sterrate che portavano nei vigneti; al più qualche puntata al cimitero, al negozio, alla chiesa e, una volta all’anno, fino a Paesana, dove il Po è ancora un bambino. Una specie di premio per il duro lavoro che le facevano fare.
Veniva pulita, esternamente, ogni domenica mattina, prima di andare a Messa. Ma dentro c’era di tutto: vent’anni di ricordi, di odori, di polvere. Una vecchissima bottiglia di Sprite con dentro acqua del pozzo, un pacchetto di MS, scarpe e sandali che potevano quasi camminare da soli, stivali per le vigne, filo di ferro ormai arrugginito, forbici, tenaglie, una spugna, e perfino un sacco per le nocciole che veniva usato come “plaid” nelle soste del lavoro di campagna. E poi il vecchio, logoro, ed ormai quasi inutilizzabile, thermos per il caffè. Ma guai a cambiarlo: per la mamma quello era una specie di rito, e suo marito beveva volentieri il liquido freddo pur di farla contenta.
@enzo. sono due giorni consecutivi che parlo alla mia lavatrice che ha deciso di scappare con il frigo del vicino! non riesco a convincerla!
credo che dovrò prendere lezioni dal tuo amico di-vino
sorrisovernaccioso
daria
ps. gli amici mi chiamano sanfrancesco delle macchine 😎
Prima di tutto complimenti per il racconto psicofantameraviglioso professore!
Beh, dopo aver letto il commento di Daria, in fondo mi sento quasi normale anch’io…o no?!!
Saluti cosmici 😛
@ivonne. 😎
a volte ho la leggerezza urticante di un palloncino, lo so, ma so anche che enzo è troppo intelligente per prendersela
sorrisigonfiabili
daria
@daria e ivonne,
come faccio a prendermela con daria… 😉 Anzi, mi riempite di allegria e gioia di vivere. Però ho un problema… il mio condizionatore della cantina fa qualche subdolo rumore. Non è che daria potrebbe venire a dirgli due paroline nella … ventola? non vorrei avesse una crisi mistica depressiva …
Un abbraccio a tutte e due !! 😆
Devo ammettere che spesso le varie “Caroline” che mi hanno accompagnato lungo la strada e nella vita, mi hanno spesso graziato dal fermarsi in luoghi e tempi poco sicuri.Hanno sempre aspettato che fossi vicino ad una uscita in autostrada, o piuttosto fermarsi dopo l’arrivo a casa e MAI di notte
Quindi…..o Carolina aveva una coscenza oppure ……meditate gente meditate!
@daria
spesso dietro le “ortiche”si nascondono dei fiori!
Un abbraccio cosmico
Incredibile come + passano gli anni e + ci si attacchi alle cose vecchie…i ricordi sono fantastici, suscitano sempre un’ allegra tristezza, un misto tra nostalgia e malinconia…
Io che ho quasi 30 anni ricordo con nostalgia quando giocavo con l’atari e telefonavo con i gettoni dalle cabine…chissà i bambini di adesso…tra 30 anni ricorderanno il loro primo ipod…che allora aveva SOLO 80 GB di memoria… 🙂