E quanti odori erano concentrati all’interno. Di benzina innanzitutto. Ma anche di caramelle alla menta che si erano infilate dietro al sedile e che nessuno aveva mai raccolto, di fumo di sigaretta, di caffè caduto per anni e anni a terra, di polvere che era ormai diventata un tutt’uno con i sedili. E quanta ce n’era sotto i tappetini, che nessuno aveva mai battuto. Ma non era mancanza di rispetto verso la “loro” vecchia amica. Era come se non volessero dimenticare niente di tutti quegli anni di lavoro, fatica, gioie, tristezze, rabbia e felicità. E poi c’era la radiolina di papà, che lui accendeva subito appena saliva a bordo. Due soli canali: il primo per avere le notizie del giorno e seguire il suo amato Giro d’Italia; Radio Maria per qualche preghiera o per riflettere nei momenti più tristi.
Tornando dai carabinieri, Lorenzo pensava a tutto questo ed a quello che la Punto aveva rappresentato per i suoi genitori in tutti quegli anni. E sentì salirgli la commozione ed il rimorso. Aveva scherzato troppo sul bisogno di cambiarla e di mandarla dallo sfascia carrozze. Non aveva capito che era un pezzo di vita troppo importante per il padre e la madre. Si sentiva quasi in colpa e avrebbe voluto fare qualcosa per loro. Quella notte dormì poco e male. Da un lato si sentiva uno sciocco: in fondo era solo un vecchio ammasso di ferraglia con un motore che tossiva come se avesse avuto la bronchite. Dall’altro però cominciava a comprendere come anche del metallo e della plastica potessero acquistare una vera anima quando hanno rappresentato una fetta non indifferente della tua vita. Riuscì a capire il dolore quasi fisico dei genitori e ne ebbe compassione e rispetto.
Non si parlò più della scomparsa per alcuni giorni, ma la tristezza continuava ad aleggiare, nell’attesa di una chiamata, sempre meno probabile, dei carabinieri. Spesso i genitori si facevano scappare una mezza parola che subito rientrava. Bisognava essere pratici e lucidi, non si poteva esagerare con la melanconia. Ma Lorenzo capiva e ne soffriva. Una notte chiese perfino scusa alla vecchia Punto. E sorrise di se stesso, ma non si vergognò più di tanto.
La mattina dopo, alle prime luci del giorno, sentì un urlo di liberazione provenire dal cortile. Era suo padre. Lorenzo corse subito fuori ancora in mutande e canottiera. La Punto era nel bel mezzo dello spiazzo coperto di ghiaia. Sembrava perfetta, perfino più bella di prima. I genitori l’avevano già “radiografata” dentro e fuori e non mancava niente. Tutto era al suo posto, perfino il residuo di caffè dentro al thermos. Sprizzavano gioia e allegria. E Lorenzo sentì che la commozione gli saliva dal petto agli occhi. Senza farsi vedere si asciugò qualche lacrima.
Il papà disse con voce un po’ alterata, ma pervasa da felicità: “potevano anche dircelo i carabinieri che l’avevano trovata. Più tardi mi sentiranno; ah … se mi sentiranno!”. Lorenzo lo fermò: “ci penso io papà, devo andare in paese e passerò a chiedere spiegazioni. Stai tranquillo che li tratterò come meritano. Tu vai pure a fare la spesa con la mamma, così provi meglio la macchina”. Ma era sicurissimo che tutto sarebbe stato perfetto. Così come era sicuro che non sarebbe passato dai carabinieri. Poverini, loro non potevano saperne nulla. Aspettò che i genitori entrassero in casa per cambiarsi. Poi, si guardò ben bene intorno. Era solo. Ed allora parlò alla vecchia Punto bianca: “scusami, non avevo capito. Non avrai più bisogno di scappare. Starai sempre con noi”. E cominciò ad accarezzarla sul cofano.
Il papà dalla finestra aveva visto tutto e rise a voce alta. La moglie gli chiese il perché di quella risata. “Niente, niente, c’è Lorenzo che sta pulendo la “nostra” macchina e mi sembra una cosa veramente assurda per lui che l’ha sempre derisa”. Ma anche lui aveva capito e si sentì veramente felice.
@enzo. sono due giorni consecutivi che parlo alla mia lavatrice che ha deciso di scappare con il frigo del vicino! non riesco a convincerla!
credo che dovrò prendere lezioni dal tuo amico di-vino
sorrisovernaccioso
daria
ps. gli amici mi chiamano sanfrancesco delle macchine 😎
Prima di tutto complimenti per il racconto psicofantameraviglioso professore!
Beh, dopo aver letto il commento di Daria, in fondo mi sento quasi normale anch’io…o no?!!
Saluti cosmici 😛
@ivonne. 😎
a volte ho la leggerezza urticante di un palloncino, lo so, ma so anche che enzo è troppo intelligente per prendersela
sorrisigonfiabili
daria
@daria e ivonne,
come faccio a prendermela con daria… 😉 Anzi, mi riempite di allegria e gioia di vivere. Però ho un problema… il mio condizionatore della cantina fa qualche subdolo rumore. Non è che daria potrebbe venire a dirgli due paroline nella … ventola? non vorrei avesse una crisi mistica depressiva …
Un abbraccio a tutte e due !! 😆
Devo ammettere che spesso le varie “Caroline” che mi hanno accompagnato lungo la strada e nella vita, mi hanno spesso graziato dal fermarsi in luoghi e tempi poco sicuri.Hanno sempre aspettato che fossi vicino ad una uscita in autostrada, o piuttosto fermarsi dopo l’arrivo a casa e MAI di notte
Quindi…..o Carolina aveva una coscenza oppure ……meditate gente meditate!
@daria
spesso dietro le “ortiche”si nascondono dei fiori!
Un abbraccio cosmico
Incredibile come + passano gli anni e + ci si attacchi alle cose vecchie…i ricordi sono fantastici, suscitano sempre un’ allegra tristezza, un misto tra nostalgia e malinconia…
Io che ho quasi 30 anni ricordo con nostalgia quando giocavo con l’atari e telefonavo con i gettoni dalle cabine…chissà i bambini di adesso…tra 30 anni ricorderanno il loro primo ipod…che allora aveva SOLO 80 GB di memoria… 🙂