Sogni

“Buonasera signora, vorremmo quattro panini con la mortadella, tre con prosciutto cotto e tre con la pancetta. Tre bottiglie di acqua minerale. Ha per caso quattro pile come queste?”. Era Anna che faceva la spesa.


Addio Ugo. I tuoi racconti continueranno a vivere nei nostri cuori.

Sogni

Lei si curava di ogni problema logistico. Mentre Maria, la proprietaria dell’unico negozio del piccolo borgo, preparava con cura, quanto richiesto, entrava nell’angusto spazio, invaso da merce di ogni tipo, il gruppo di ragazzi, amici di Anna, che, con il loro vociare, portarono un po’ di allegria in quell’ambiente che odorava di formaggi e di stantio. Era una tappa obbligata, pane cotto con forno a legna, diceva la piccola insegna.

“Certo non morirete di fame” e poi ” State tornando in città”? Chiede la negoziante. Anna: “Mah, veramente, stiamo andando sul bricco. Sa, siamo appassionati di astronomia e spesso andiamo ad osservare da lassù. È un bel posto, pianeggiante, buio, abbastanza lontano dalla città”.

Un lampo accese i bellissimi occhi di Maria. “Ah, siete voi che spesso sentiamo in piena notte”. E Anna con un po di vergogna… “Davvero? Riusciamo a farci sentire?”. “Beh, veramente quello che ci dà fastidio è l’autostrada, ma quando non passano i camion…” E Maria riprese: “Mio figlio parla spesso di lontani pianeti, se vi chiedessi di portarlo con voi”? Un coro di assensi si fece sentire, tutti ne erano felici.

Matteo, dieci anni di curiosità, occhi della madre, sorridente e sveglio, dopo pochi minuti era pronto. Sprizzava felicità da tutti i pori.
Anna non volle sentire ragioni, era lei che si sentiva responsabile del piccolo. Non lo avrebbe “ceduto” neanche per un attimo… Matteo salì velocemente sull’auto ed allacciò la cintura. Anna, armeggiò non poco con le fibbie, ma fece altrettanto. Arrivarono sul “bricco” che era ancora chiaro. Scaricarono gli strumenti e li montarono in attesa del buio.

Il gruppo dedicò l’ultima mezz’ora di luce alla cena. Il prato con l’erba appena tagliata era un bellissimo tappeto. Seduti in cerchio, con una tovaglia al centro, si distribuirono i panini che vennero divorati con avidità. Dalle borse uscì qualche biscotto, una bottiglia di vino per i più grandi, una grossa frittata di cipolle, cioccolato, the e persino un thermos di caffè. La cena abbondante fece il suo effetto. Molti si coricarono sull’erba in attesa del buio. Anna e Matteo controllavano il cielo. Quasi allo zenit, Giove avrebbe dato inizio alla serata. Non fu però il primo oggetto puntato. La ricerca di Saturno, ormai al tramonto, impegnò tutti gli strumenti.

Matteo era eccitatissimo. “Che bello! Gli anelli sono bellissimi! Come gira veloce!” Anna tentò di spiegare che stava osservando l’effetto della turbolenza, la rotazione, non visibile, era molto più lenta. La turbolenza era molto marcata, a causa della bassa posizione sull’orizzonte. Non l’ascoltava, era incuriosito dal meccanismo di messa a fuoco.

E fu la volta di Giove. I quattro satelliti, due per lato, ne erano la degna compagnia. Matteo diede un’occhiata veloce “Sembra un pallone da spiaggia!”. Infine la domanda più importante “qual è Marte?”. Tutti cercarono di spiegare, spesso in modo goffo, il motivo per cui il pianeta rosso non era ancora visibile. Indicarono quelle montagne a sud-est, dovrà spuntare dalle loro cime, molto più tardi, sarà inconfondibile. Basta tenere d’occhio quella zona, se si vede una stella rossa molto luminosa, quello è Marte.

Il piccolo prese a parlare dei Marziani, come li immaginava, come gli sarebbe piaciuto che fossero. Nessuno osò mettere in dubbio la loro esistenza. Forse anche il gruppo di appassionati sognava qualcosa…Improvvisamente un urlo del piccolo: “Eccolo!”. Il cielo che aveva raggiunto una buona oscurità, mostrava bagliori rossi all’orizzonte sud. Era Antares, avevano dimenticato la stella principale dello Scorpione! Fu difficile spiegare che non si trattava di Marte. Un’occhiata al telescopio lo convinse. Non era un pallone. Era un puntino rosso che cambiava continuamente forma. Matteo si arrese. Partecipò, ancora per poco, all’osservazione degli splendidi globulari visibili in questo periodo. Poi andò in macchina, con Anna, a parlare dei “suoi” marziani.

Era certo della loro esistenza, vivono in città nel sottosuolo, alti poco più di mezzo metro, calvi, testa molto grossa, non è vero che siano verdi, hanno il nostro aspetto. Viaggiano su veloci astronavi in grado di eludere le leggi di gravità. Spesso sono venuti a trovarci. Chissà, forse ora che siamo vicini, spero di capire la loro lingua…Il piccolo si addormentò. Anna continuò a sognare…

Non siamo soli nell’universo. Sarebbe bello sapere di condividere con altri le meraviglie che popolano i cieli di ogni mondo. Chissà se un giorno potremo avere questa certezza. Basterebbe un cenno, un segnale della loro esistenza… La portiera dell’auto si aprì in silenzio: “Anna, Marte è spuntato dalle montagne” bisbigliò uno dei ragazzi. Anna svegliò Matteo che si alzò di malavoglia. “Vieni a vedere Marte che poi andiamo a casa…”

Guardò nell’oculare con poco entusiasmo. Ciò che vedeva nella turbolenza dell’orizzonte era un palloncino rossiccio senza alcun particolare. Tornò in macchina, seguito da Anna. E raccontò: “L’ho visto meglio poco fa, grande, bello, con tanti oggetti visibili sulla sua superficie. Con me c’era Oettam, il marziano. Ho preso uno sgabello per farlo arrivare all’oculare. Mi ha spiegato ogni cosa, parlava la nostra lingua, era molto gentile. Mi ha fatto vedere anche Urano e Nettuno, poco distanti da Marte. Mi ha promesso che tornerà a trovarmi a fine agosto, ci siamo dati l’appuntamento qui, sul bricco. Se vieni anche tu, te lo faccio conoscere”.

“Sta Tranquillo Matteo, non mancherò”. Un bacione davanti a casa, mentre una strizzata d’occhio suggellava il loro appuntamento segreto. Anna, tornando a casa, fece, come sempre, un bilancio della serata. Era partita con l’idea di insegnare a Matteo tante cose di astronomia. Non pensava di imparare qualcosa.

Si accorse invece di aver imparato una cosa importantissima. Aveva nuovamente ripreso a sognare. I suoi sogni di bambina, forse troppo precocemente annebbiati dalla conoscenza. Era felice, per nulla al mondo sarebbe mancata all’appuntamento. Matteo le avrebbe insegnato ancora tante cose.

di Ugo Ercolani – Pubblicato su Coelum N° 64 Luglio-Agosto 2003

Informazioni su Ugo Ercolani 30 Articoli
Ugo Ercolani è stato una gran persona e un grande amico, oltre che un grandissimo astrofilo dedito alla divulgazione. Lo voglio ricordare così, come se fosse ancora presente fra noi, perchè con i suoi splendidi racconti ci ha commosso tutti, me per primo. Stefano Simoni

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6 Commenti

  1. Non ci sono parole e’ bellissimo e molto … non so definirlo ma si toccano i sentimenti con mano…a mio parere.Sarebbe bello a volte tornare ad essere come il piccolo Matteo…e sognare…dinuovo.

  2. Bellissimo racconto…davvero bello…questo racconto mi ha fatto tornare la voglia di osservare.

  3. non c’è racconto di Ugo che non sprigioni quell’umanità, quella dolcezza che ti fanno sognare e pensare alla vita come ad un bel cammino ………….

  4. E’ proprio così. La meraviglia dell’astronomia non sta tanto in quello che si può vedere, o captare con gli strumenti, ma nel sapere cosa stiamo vedendo o captando, o in alcuni casi, immaginando, sognando. Che ci siano o meno i marziani, Marte esiste, è un corpo celeste lontano, affascinante, e noi possiamo vederlo, o sognarlo, non importa.
    Grazie Ugo! 🙂

  5. Molto bello. Un grande scrittore è colui che conserva il cuore di un bambino e lo traduce in pensiero scritto.