Lo Spazio-Tempo, un problema non banale

A seguito degli articoli pubblicati sulle galassie più lontane, ho avuto molti commenti che ponevano dubbi e incertezze sulla velocità di espansione e, in alcuni casi, ipotizzavano che questa dovesse essere uguale a quella della luce. Devo perciò fare ulteriore chiarezza, anche se non è facile utilizzare disegni a due dimensioni per rappresentare uno spazio-tempo a quattro dimensioni. Ci provo, anche se molte cose sono già state affrontate in articoli precedenti, sia riguardo all’Universo Osservabile che alla posizione del Big Bang. Comunque, ripetere e cercare di semplificare, finché è possibile, giova sempre. Forza e coraggio… di più non riesco…

L’articolo è piuttosto lungo, però penso che il dividerlo in due parti sia controproducente. Tuttavia, dato che lo leggeranno solo quelli che sono veramente interessati all’argomento in questione, loro non avranno problemi ad accettare le dimensioni anomale. Chiedo scusa a tutti gli altri…

Chiedo anche scusa delle molte ripetizioni. Ma è sempre meglio abbondare piuttosto che essere tirchi.

Qualche concetto prima di iniziare:

  • Non esiste una velocità assoluta di un punto in movimento
  • Esiste solo una sua velocità relativa a un altro punto
  • La velocità dipende quindi dal sistema di riferimento
  • La velocità della luce è invece una costante ed è indipendente dal sistema di riferimento
  • La velocità della luce può essere definita, per comodità, come la velocità di un fotone rispetto al punto da cui è partito, ed è un limite invalicabile

Quando parliamo di velocità di espansione dell’universo NON parliamo di velocità di un punto rispetto a un altro, ma dello spostamento di due punti a causa della dilatazione dello spazio. In altre parole, i due punti (o oggetti celesti) sono immobili nello spazio, ma è lo spazio che si dilata nel tempo. Per comprendere questo concetto è accettabile immaginare l’Universo come un palloncino che si gonfia e che ha disegnati sulla sua superficie dei punti. I punti non si muovono di moto proprio lungo la superficie (sono immobili), ma è la superficie che si dilata e quindi costringe a dilatarsi lo spazio compreso tra i due punti.

Sotto queste condizioni, la variazione relativa dei due punti simula una velocità di allontanamento che potrebbe anche superare la velocità della luce, ma non lederebbe il principio della relatività generale che dice che niente può avere una velocità superiore a quella della luce. Non vi è, infatti, nessun movimento effettivo dei punti.

Tutto ciò che spiegheremo adesso è indipendente da quale sia il reale valore di dilatazione dell’universo. Assume però che esso sia costante e che i punti (galassie) non abbiano un moto proprio (in realtà non è vero, ma i loro movimenti effettivi sulla superficie dello spazio sono trascurabili). Faremo un disegno a due dimensioni e il tempo scorrerà lineare. Ciò comporta imprecisioni che possono anche diventare molto gravi, ma per lo scopo dell’articolo possiamo trascurarli.

Il disegno principale (Fig. 2) avrà il tempo rappresentato lungo linee che partono dal centro (il Big Bang), mentre lo spazio sarà contenuto nelle circonferenze di centro il Big Bang. A causa della dilatazione dello spazio in funzione del tempo, avremo circonferenze sempre più grandi a mano a mano che il tempo cresce. Attenzione, però, che i movimenti nello spazio esistono solo lungo le circonferenze (il nostro spazio è quindi a una sola dimensione), mentre quelli del tempo avvengono lungo linee che si irradiano dal centro verso l’esterno. Sotto l’ipotesi che nessun punto si muove nello spazio, ogni singola galassia si muoverà lungo le rette che si irraggiano dal centro. Non sarà rappresentato quindi nessun movimento nello spazio, tranne la sua dilatazione.

Le uniche linee che vedremo attraversare il diagramma saranno quelle relative alla luce, essendo la sua velocità indipendente dal sistema di riferimento. Essa, quindi, si muoverà nello spazio-tempo.

Come possiamo rappresentare la luce che parte da un punto ad un certo istante in un diagramma spazio-tempo? Facile! Attraverso il cono di luce, che, nel caso di una rappresentazione piana, si riduce a un triangolo che altro non è che l’intersezione del cono con il piano del foglio. Questa semplificazione basterà, comunque, per il nostro scopo, sempre che ci si ricordi bene che lo spazio è a una dimensione ed è compreso, ad ogni istante, solo lungo le circonferenze.

Disegnamo allora, prima di cominciare, il cono di luce, o, più correttamente, la sua intersezione col piano del foglio. Esso è rappresentato in Fig. 1, che sembra – ed è – estremamente banale e intuitiva.

rappresentazione piana dello spazio-tempo e del cono di luce relativo al punto G

Figura 1: rappresentazione “piana” dello spazio-tempo e del cono di luce relativo al punto G

Si definisce cono di luce l’insieme di tutte le posizioni che un oggetto G può occupare nel suo futuro. In altre parole, esso rappresenta il possibile futuro di un oggetto G nello spazio-tempo. Se l’oggetto rimane immobile, esso descrive la retta perpendicolare, proprio quella che definisce l’asse del tempo (G’). L’asse orizzontale rappresenta in vece lo spazio. Se un oggetto si muove nello spazio e nel tempo, descrive una curva più o meno variabile (quella del punto G’’). Il cono di luce è delimitato ai suoi bordi dal movimento nello spazio-tempo della luce (c). In altre parole, la posizione del punto G non può mai uscire dai bordi rossi perché altrimenti si muoverebbe ad una velocità $superiore$ a quella della luce e questo NON è possibile. Le linee rosse rappresentano quindi perfettamente la luce (o, se volete, i fotoni) che esce dall’oggetto G e si muove nello spazio-tempo verso G’’’.
L’angolo tra l’asse del tempo e la luce è di 45° (nel sistema di riferimento che viene normalmente scelto, ma è inutile approfondire questa parte che esula dal nostro problema).

Cerchiamo di riassumere ciò che abbiamo imparato dalla Fig. 1: un oggetto G (una $galassia$) rimane immobile nello spazio e quindi si muove SOLO lungo l’asse del tempo. La luce che invia, momento per momento, sarà diretta lungo linee inclinate di 45° rispetto all’asse del tempo.

Questo fatto vuol dire che siamo in grado di disegnare la traiettoria della luce che parte da una $galassia$ a un certo istante t e vedere cosa può raggiungere e quando. Siamo, quindi, finalmente in grado di passare alla Fig. 2, quella che ci mostra come e quando la luce delle galassie raggiunge il nostro punto di osservazione.

Ecco come e quando la luce delle galassie raggiunge il nostro punto di osservazione

Figura 2ingrandisci

Sia BB il Big Bang. Lo spazio e il tempo iniziano a esistere. Il tempo del Big Bang è t0 e lo spazio al momento del Big Bang è s(t0), coincidente con un punto senza dimensioni. Dopo un certo tempo t1, lo spazio sarà descritto dalla circonferenza di raggio s(t1). Poi lo spazio diventerà la circonferenza s(t2) al tempo t2 e, infine, s(t3) al tempo t3, cioè oggi. Non abbiamo bisogno di quantificare l’espansione dello spazio. Sappiamo solo che lo spazio s si dilata, ossia si “gonfia” sempre più in funzione del tempo. Ammettiamo, per semplicità, che l’espansione sia costante, ma non c’interessa quanto valga.

Consideriamo adesso varie galassie, identificate dal cerchietto azzurro. Ognuna di esse è rappresentata nella posizione che occupava in tempi diversi. Le linee nere che si irraggiano dal centro (Big Bang) sono gli assi del tempo. Dato che le galassie sono immobili nello spazio, la loro posizione, al passare del tempo, ha descritto e descriverà SOLO e SOLTANTO queste rette nere (vedi Fig. 1 e relativo cono di luce).

Ogni $galassia$ invia ad ogni istante la sua luce e questa descrive rette nello spazio-tempo (la luce non è immobile, ma si muove) che sottendono un angolo di 45° rispetto al relativo asse del tempo (come riportato in Fig. 1).

Le galassie azzurre, però, non sono state prese a caso. Le loro linee della luce inviata in tempi diversi si intersecano tutte nella $galassia$ verde al tempo t3, cioè oggi. La $galassia$ verde è la Via Lattea. In altre parole, noi vediamo proprio oggi tutte le galassie che vengono segnate sulla figura, ognuna nella posizione che aveva quando ha inviato la luce che oggi ci raggiunge. In altre parole, vediamo solo oggi la luce che è partita ai tempi in cui le galassie si trovavano nei vari cerchietti azzurri. Ancora più semplicemente, la nostra $galassia$, al tempo t3, è l’intersezione della luce inviata da tutte le galassie azzurre. Ossia, vede tutte quelle galassie nello stesso istante.

Tuttavia, non le vede nello spazio (che è quello contenuto dalla circonferenza di raggio t3), ma nello spazio-tempo di tutto il passato. Ne consegue che qualcuna avrà inviato la sua luce, che noi riceviamo oggi, poco dopo il Big Bang. Altre, in tempi molto più recenti. In questo contesto, è ovvio che le galassie più lontane nello spazio-tempo NON possono aver inviato la loro luce prima di 13,7 miliardi di anni fa, dato che nessun oggetto esisteva prima di allora. D’altra parte si vede benissimo dalla figura che le congiungenti galassie azzurre-Via Lattea, si allungano sempre più andando indietro nel tempo (quando lo spazio istantaneo era anche molto più piccolo), ma non raggiungono mai la distanza spazio-temporale tra Big-Bang e Via Lattea che è di 13,7 miliardi di anni.

La figura ci permette anche di definire l’Universo Osservabile. Esso potrebbe essere rappresentato (al momento t3) da tutte le galassie la cui luce è riuscita a raggiungerci. Il luogo dei punti di queste galassie “visibili” è la curva blu tratteggiata. Cosa rappresenta questa curva? Non è difficile, anche se è deformata da ovvi motivi legati al sistema di disegno usato. Essa non è altro che il bordo del cono di luce del PASSATO della nostra $galassia$, ossia di tutto quello che siamo riusciti a vedere fino ad oggi.

Come si vede la curva tende a diventare un punto in coincidenza del Big Bang e questo dimostra che non esiste una “direzione” del $Big bang$, ma che esso si vedrebbe (se potessimo) dappertutto.

L’Universo Osservabile stabilito così è, però, un qualcosa legato sia allo spazio che al tempo ed è proprio la classica visione che abbiamo noi dell’Universo: un viaggio nello spazio e nel tempo, dove non esistono due oggetti che si riescono a vedere nello stesso istante, dato che la loro luce ha impiegato tempi diversi per raggiungerci. Si preferisce, allora, definire Universo Osservabile (nello spazio), quello occupato da tutte le galassie che riusciamo a vedere oggi, ma nella loro posizione odierna, ossia quella occupate dalle singole galassie azzurre lungo la circonferenza s(t3). Esso è ovviamente più grande dell’universo conosciuto (il cui tempo e distanza non possono certo superare quelli del Big Bang) e le sue dimensioni superano i 45 miliardi di anni luce, dato che da quando è partita la luce dei vari oggetti (oggi visibili) gli stessi oggetti hanno dovuto seguire la dilatazione dello spazio. (Attenzione: non ditemi che dalla figura la distanza Via Lattea-Big Bang sembra più grande della distanza misurata sulla circonferenza! Non mischiamo tempo con spazio! Con la scala che ho usato è venuto così, ma avrei potuto cambiare le proporzioni).

Tutto ciò che sta al di là dalla linea rossa del tempo non può e non potrà essere visto da noi. Esso fa parte dell’Universo, ma non farà mai parte del nostro Universo Osservabile. Sarà, però, diverso per un altra $galassia$. Ogni $galassia$ ha, infatti, un suo Universo Osservabile che può o non può avere un’intersezione con il nostro. Quello che ci resta da osservare è oggi compreso nella piccola zona tra 13,2 e 13,7 miliardi di anni fa. E’ invece possibile che oggetti che al momento fanno parte dell’Universo Osservabile non lo siano più nel futuro. Ma non perché l’espansione è più veloce della luce, solo perché lo spazio da superare sarà cresciuto e la luce non riuscirà più raggiungerci.

Per concludere, quest’ ultimo fatto ci dice che nel futuro vedremo sempre meno galassie e forse, un giorno, potremmo scorgere solo quelle del nostro gruppo locale

Spero che questa trattazione sia stata sufficiente a comprendere meglio la situazione.

Se qualcuno, però, continua ad avere la convinzione che la velocità di espansione dell’Universo DEBBA essere uguale alla velocità della luce, userò un’ulteriore figura, che mi piace poco, ma che forse può essere intuitivamente più chiara, anche se ripete, in pratica, la stessa cosa detta precedentemente. Disegnamo allora la Fig. 3.

Ecco come e quando la luce delle galassie raggiunge il nostro punto di osservazione

Figura 3

Il diagramma rappresenta il tempo t e lo spazio s (ovviamente a una sola dimensione). Come prima, possiamo solo immaginare lo spazio, ad istanti successivi, sotto forma di circonferenze che si allargano sempre più a causa dell’espansione.

N sia la nostra $galassia$ in tempi diversi, N’’ sia la posizione al tempo di oggi. La luce (il fotone), inviato da una $galassia$ (G0) 13,2 miliardi di anni fa ha iniziato il suo viaggio e immaginiamo che nel momento rappresentato dal punto G abbia percorso la freccia rossa. Quando la $galassia$ sarà in G’ e la nostra in N’, il raggio luminoso (o se volete il fotone) è giunto ad un certo punto dello spazio s (come indica la freccia rossa). Raggiungerà la nostra $galassia$ quando essa sarà in N’’. Il tempo passato dall’inizio del suo viaggio è esattamente di 13,2 miliardi di anni, dato che proprio in quel momento è partito il fotone che ci raggiunge. Teniamo presente che mentre il raggio viaggia nello spazio s, questo continua ad espandersi e quindi aumenta il percorso da compiere.

Se la velocità di espansione fosse uguale alla velocità della luce, il raggio rosso non potrebbe andare oltre alla linea nera tratteggiata e diventerebbe il raggio nero nei tempi successivi. Non ci avrebbe ancora raggiunto e mai potrebbe farlo. La linea tratteggiata, infatti, è stata costruita in modo che l’angolo che forma con la linea di G0 sia uguale alla prima freccia rossa che è lo spazio percorso dalla luce da 13,2 miliardi di anni fa fino alla posizione G. Se l’espansione andasse alla stessa velocità della luce, ad ogni tempo successivo la freccia rossa in G non potrebbe superare le frecce nere, in quanto l’espansione seguirebbe la linea tratteggiata e quindi anche la luce non potrebbe superarla, dato che viaggiano alla stessa velocità (l’espansione, infatti, fa muovere i vari oggetti lungo le rette che partono dal centro e si irraggiano verso l’esterno, ossia lungo l’asse del tempo). Invece la supera abbondantemente e questo dimostra che la freccia rossa (ossia il fotone) partito 13,2 miliardi di anni fa va più veloce dell’espansione dell’Universo.

Comunque, riusciamo a vedere solo oggi la $galassia$ G0 quando era in una posizione leggermente precedente a G. Per vederla in G’ e G’’ bisognerà aspettare parecchio. Dato che la vediamo, essa fa parte dell’Universo Osservabile.

Tanto che ci siamo, facciamo altri due esempi. Sia A0 la $galassia$ di Andromeda. La luce partita in A (freccia verde) ci ha già raggiunto e superato e lo stesso è capitato per quella partita da A’. Oggi ci giunge invece quella partita da A’’. Ecco perché la $galassia$ di Andromeda appare più vicina. Solo perché oggi vediamo il fotone che l’ha lasciata quando era in A’’. Quelli prima ci hanno già superato abbondantemente. Anche la $galassia$ di Andromeda fa ovviamente parte dell’Universo Osservabile.

Concludiamo con la $galassia$ marrone R0. Il suo primo fotone è partito quando era in R. Tuttavia, esso non è ancora riuscito a raggiungerci. OGGI non fa ancora parte dell’Universo Osservabile, ma potrebbe diventarlo nel futuro. Per la $galassia$ G e magari anche per Andromeda, la R fa invece parte del loro Universo Osservabile: questo ci dice che l’Universo Osservabile è diverso per ogni $galassia$.

Voglio ricordare ancora che la figura non mantiene le proporzioni e quindi sembra che l’Universo Osservabile sia quasi tutto l’Universo. In realtà dovremmo diminuire i percorsi delle frecce e cose del genere. Ma questo non tocca il concetto finale.

Per finire, ribadiamo ancora che l’Universo Osservabile è quello che siamo riusciti a vedere, ma al tempo di oggi, ossia misurato sul cerchio in cui noi siamo oggi, quindi molto più grande delle dimensioni apparenti dell’Universo e quindi maggiore di 13,7 miliardi di anni.

Mamma mia, che fatica! Spero di essere riuscito a chiarire qualche dubbio…

I commenti di questo post sono in sola lettura poichè precedenti al restyling del 2012. Iscriviti al Forum di Astronomia.com ed entra a far parte della nostra community. Ti aspettiamo! : )

30 Commenti

  1. Bellissimo articolo. Bravissimo.
    Quindi se l’espansione dell’universo rallentasse, in futuro si potrebbero avere cieli saturi di stelle?

  2. caro Mario,
    più che rallentare dovrebbe invertire l’andamento, ossia contrarsi. Se solo rallentasse, esisterebbe sempre un’espansione e quindi la tendenza, anche se più lenta, porterebbe sempre a uno svuotamento. Immagino che tu intendessi dire proprio questo: un ritorno verso il Big Bang… In fondo una teoria sostenuta da qualcuno…

    Comunque grazie a voi…vuol dire che sono riuscito a spiegarmi… 🙂

  3. Ottima spiegazione. Ancora quindi molta immagine dell’universo ci deve raggiungere e tanta deve andarsene e sparire dalla nostra vista? Questo continuo cambiamento, se pur lento in termini umani, farà vedere alla Terra (se ci sarà e a chi ci sarà), magari tra un milione di anni, come realmente è oggi ,mentre scrivo, una Galassia che dista un milione di anni-luce?

  4. Stica’…davvero un grande complimento per la passione e la volontà che hai profuso in questo articolo. Sono ancora solo alle premesse, ma appena ho la testa un po’ più libera me lo leggo ( e rileggo ) tutto! Davvero i miei più sinceri complimenti e un grande abbraccio virtuale che si espande all’incirca come il palloncino di cui sopra… 😉
    (lo so che non è un commento tanto in tema, mi spiace, censuralo pure, ma non potevo esimermi davvero dal ringraziarti per continuamente riaccendere la mia passione per l’astronomia )
    saluti

  5. Cari amici non voglio fare il guastafeste,ma l’espansione della nostra bolla universo durerà in eterno,il telescopio spaziale hubble a calcolato la massa della materia e la loro velocità di espansione e a stabilito che il valore critico tra espansione e contrazione porge a favore di un espansione eterna ed anche in aumento per cui tra 2000 miliardi di anni prima che tutte le stelle si spengano per mancanza di combustibile,i nostri discendenti non avranno più visione delle galassie lontane, escluse il gruppo locale. :mrgreen:

  6. Bell’articolo e bel sito! (Spaziale, direi!!! :mrgreen: )
    E’ veramente interessante cercare di comprendere qualcosa di più di questo mostruoso e incedibilmente affascinante universo!

    Ho anche una domanda da fare: come si fa a stimare la grandezza dell’universo, non quello osservabile ma tutto, a circa 45 miliardi di anni luce?

    Intanto vi ringrazio per tutte le informazioni utili che ho potuto reperire, e che sono sicuro troverò anche in futuro, per merito vostro!
    Ciao.

  7. @Mario Fiori,
    sicuramente tra un milione di anni vedremo cose la cui luce è partita oggi.
    @raffaele,
    non fai il guasatfeste: dici una cosa che era già stata ipotizzata nell’articolo. Ma la sicurezza non c’è ancora sul futuro dell’Universo e sul valore della sua espansione…

  8. Spettacolare! Hai chiarito molti miei dubbi!! 🙂
    Vado a studiare Meccanica Razionale che domani ho esame!!!! 😀
    Ciao!

  9. caro Alex,
    estrapolando i dati che si hanno sull’espansione dell’universo, ossia usando la velocità di regressione delle galassie e immaginando il percorso che hanno fatto da quando è partita la loro luce fino ad adesso.
    @Alessio,
    occhio però che ho dovuto usare semplificazioni, che nella teoria della relatività sarebbero un po’ troppo approssimative… 😉

  10. Grazie Enzo.
    Spero di non dire scempiaggini ma la fase inflazionaria c’entra qualcosa in questi calcoli?

  11. caro Alex,
    no. Anzi non ne ho proprio tenuto conto per non complicare ulteriormente la trattazione. Infatti, come detto all’inizio, ho ipotizzato una espansione costante. 😉

  12. Grazie Enzo, è solo tuo il merito se oggi ho capito qualcosina di più 😉 mica era facile coniugare costanza della velocità della luce con espansione dell’universo e sentir dire che il secondo poteva essere più grande! La mia povera microba testolina si sentiva perduta…
    E’ chiaro che l’universo è qualcosa di sconcertante! L’unico modo per “sopravvivere” a tanta grandezza è…starti vicino, caro Enzo!!! 🙂
    Un abbraccio.

  13. carissimo Peppe,
    non mi fare arrossire 😳 , ho solo cercato di chiarire le poche cose che so e renderle per quanto possibile disponibili a tutti. In fondo, mi sono divertito a fare quei disegni e ho rinfrescato la memoria… 😛
    un abbraccio e a presto!!!

  14. Caro Enzo,
    che dire? Ho riletto più volte l’articolo, e finalmente sono riuscito a far combaciare alcune cose che non mi tornavano.
    Non so come ringraziarti!!!
    Bisogna però ammettere che lo scenario che ci si spalanca davanti è da brividi!

    @ Mario
    In effetti, il fatto che la notte è buia è una delle prove dell’espansione dell’universo. Basta pensarci: se l’universo è infinito, allora da qualsiasi parte si guarda ci dovrebbero essere un numero infinito di stelle, e quindi non dovrebbe esistere la notte.
    L’unica spiegazione al buio notturno è proprio l’espansione dell’universo ed i suoi effetti.

  15. @enzo,
    non posso far mancare il mio sentito ringraziamento! Penso finalmente di aver capito la fondamentale differenza tra velocità di espansione e velocità del fotone.
    Un dubbio!! Dalla ottima fig. 2, mi pare, si capisca che non potremo mai vedere il B.B. non per problemi tecnici ma per impossibilità intrinseca, visto che la luce dovrebbe coincidere con la linea verde, Cosa ne pensi?
    Ancora grazie e cordialità.

  16. caro Gaetano …
    in realtà sì, perchè al momento del Big Bang la luce viaggia ovunque (non vi sono linee predefinite) e quindi, come si diceva tra le righe, lo vedremmo in qualsiasi direzione guardassimo. Purtoppo, però, la figura è stata fatta per altri scopi. Non si può mostrare il cono di luce del Big Bang, a meno di non cambiare sistema di riferimento.. Ti consiglio di andare a vedere gli articoli che trattano proprio quel punto(sono tre di difficoltà crescente…”perchè il Big Bang si vede dappertutto” o qualcosa del genere…).
    Tuttavia, puoi pensare in questo modo. Il Big bang non segue una linea come fanno le galassie che si sono crate nelloo spazio già esistenete. Pensa piuttosto che al momento zero i fotoni del Buco nero sono lungo tutto il primo cerchietto infinitesimo. Ognuno di essi si muoverà lungo le linee del loro cono di luce. Una sicuramente sarà uguale alla linea verde e quindi ci raggiunge… In fondo è un altro modo per comprendere che la luce va più forte dell’espansione… Ma non voglio fare confusione…
    Poi ovviamente c’è il problema dell’era oscura, ma quella è un’altra cosa…

  17. caro Red,
    hai nominato il paradosso di Holbers… direi che magari è il caso che scriva un articoletto su di lui. Grazie dell’idea!!!!
    😛

  18. Attendiamo fiduciosi il tuo articolo sul paradosso di Holbers.
    Mi associo nuovamente ai complimenti.
    Un inciso: sapevo che mi sarei imbattuto in un altro Mario, peraltro ben preparato a differenza del sottoscritto, quindi per non confondere le cose e magari sminuirlo con i miei commentucoli continuerò ad usare nome e cognome (sigh!), visto il mio errore iniziale.
    Un salutone comunque a te ed all’altro grande Mario.

  19. Per Mario Fiori:

    Ti ringrazio per i complimenti ma per quanto riguarda questa mia passione, sono da considerarsi un alunno delle elementari.

    Comunque per correttezza firmero’ anch’io con nome e cognome.

    Grazie

  20. Caro Enzo,
    prima di leggere la tua risposta mi ero portato avanti…
    La linea verde è la linea di collegamento col B.B. ed è indipendente da dove ci troviamo, perchè tutto è iniziato dal B.B.
    Poteva, quindi, essere tranquillamente una spiegazione per la radiazione di fondo…
    Non riesco ancora a capire però come potremmo mai vedere il Big Bang.
    I tuoi articoli li leggo sempre, andrò a rileggerli.
    Ancora grazie

  21. Caro Enzo,
    mi fa piacere sapere di averti dato uno spunto.
    Lo considero il mio piccolo apporto al sito più bello de….. L’universo!! :mrgreen:

  22. Carissimo Enzo, grazie infinite(simali) (ma anche macroscopiche) per l’articolo, da qualche anno coltivo la mia passione per il “tutto” , in realtà una passione che credo chiunque abbia dal momento che comincia ad avere dei ricordi, dato che credo sia la cosa piu naturale alzare la testa e chiedersi che succede lassù…o laggiù, o piu precisamente dappertutto intorno a noi. 🙄 Studio DAMS cinema, ho sempre avuto grandissime difficoltà coi numeri, ma questo non mi ha mai impedito di avere fame di concetti. Ahimè per coloro che hanno la mia limitazione matematica, sul web si trovano solamente o spiegazioni per “addetti ai lavori”, piene di equazioni sicuramente affascinanti ma fuori dalla portata del “gruppo locale” dei miei neuroni (chissà che io non ne abbia di validi da quel punto di vista, magari sono solo al di fuori del mio cervello osservabile 🙂 ) oppure si trovano delle cretinate mostruose fatte per bambini (penso a quei documentari che tendono piu ad allungare il brodo dell’audience con fisici new age che si atteggiano come adolescenti pur di far capire alla massa poco interessata e che vuole la pillola indorata per passare un’ora “buca” piuttosto che porsi reali e legittime domande).

    Per farla breve (troppo tardi) in questo sito, e grazie ai tuoi articoli, il gap è stato colmato, e in particolare con l’ultimo che hai scritto, ancora una volta hai portato la mia mente in una nuova dimensione (citando il buon caro vecchio Albert) dalla quale non posso, e di certo non voglio tornare indietro.

    Chiudo con una domanda (probabilmente stupida) : la tua spiegazione sull’espansione dell’universo, mi ha fatto tornare alla mente i wormhole, che credo siano stati riconosciuti dalla teoria come “possibili”, anche se ci vorrebbe una tecnologia quasi divina per poterli realmente imbrigliare e utilizzare (spero di non sconfinare nel campo della fantascienza) .
    Mi chiedevo, se tutto intorno a noi è spazio tempo, e se comunque il wormhole presuppone un “viaggio”, anche se istantaneo, durante questo spostamento, siamo ancora “incastonati” nello spazio tempo, o dobbiamo pensare ad altri riferimenti?

    Mi scuso per il papiro, e spero di non essere andato fuori tema! Un saluto e ancora grazie per la pazienza! 😳

  23. caro Dan,
    è molto bello quello che dici nel tuo intervento, soprattutto sul bisogno di colmare certi “gap” che in fondo tutti abbiamo, ma spesso cerchiamo di nascondere seguendo i dettami che ci vengono imposti. Quindi, complimenti a te! 😛 Se questo sito riesce ad aiutare in questo, ne siamo veramente strafelici!!! Al di là, perfino della stessa astrofisica che altro non è che che la voglia di sapere e dare al nostro cervello un “nutrimento” giusto e appagante.
    Per non essere anch’io prolisso, vedo di venire al punto…
    I wormhole sono ritenuti possibili attraverso equazioni (di quelle che sono in pochi a capire veramente… e io non sono tra quelli 😳 ) che portano ai limiti estremi le teorie dello spazio-tempo. Casi limite, che però sono teoricamente ipotizzabili. Dato che un buco nero è di per sè un punto singolare, dove la fisica perde di significato, non è assurdo a quel punto che esso possa rappresentare uno “strappo” dello spazio-tempo. E’ come se si aprisse una fessura o una ferita nel tessuto che tiene unito l’Universo. Detto in parole povere e forse poco scientifiche: tutta l’energia che cade all’interno del buco nero dove va a finire? E’ impossibile che si annulli e che non venga riemessa in qualche modo, anche a costo di strappare la realtà “normale” dello spazio-tempo. A mio modesto parere, deve sicuramente esistere una soluzione a questo assurdità energetica, anche se quando si finisce nella teoria pura è difficile sapere che sbocchi concreti esistano… Scusami, anch’io sono stato lungo e, in fondo, non ti ho spiegato niente… ma a questi livelli siamo tutti, noi uomini, ancora molto, troppo ignoranti! 😕

  24. In fondo sapere che siamo cosi “ignoranti” in alcune materie, è di per se affascinante: ci spinge, in quanto esseri umani, ancora di piu a capire, ci volessero migliaia, milioni di anni, a costo di arrivare ad un limite nel quale rendersi conto che forse non siamo fatti per capire tutto, ma già quello sarebbe un risultato, a mio modestissimo parere. (Socrate diceva “so di non sapere” , sembra facile, ma ce ne vuole di acqua sotto i wormhole anche per arrivare a comprendere quello! 😐 )

    Per cui nessun problema, sei comunque stato esaustivo fino ai limiti della conoscenza “conoscibile”, e questo è gia molto, moltissimo. 😀

    Grazie ancora, e continuate cosi!

  25. Non ho avuto il tempo di leggere tutto (lo farò come ho un pò di tempo),
    ma un paio di domande mi vengono subito in mente dopo aver letto le prime righe.
    1) Se non sono le galassie che si allontanano dal Big Bang, ma è lo spazio che si dilata come un palloncino; non dovrebbero ingrandirsi pure le stelle e i pianeti che occupano uno spazio (sempre più grande)?
    2) Se si guarda nella stessa direzione del Big Bang (anche se qui si dice che è in ogni direzione), ma in verso opposto (nel verso di movimento delle galassie), se vidiamo una galassia lontana miliardi di anni luce, questo vorrebbe dire che essà era lì miliardi di anni fa e che quindi l’Universo dovrebbe essere molto più vecchio.
    3) C’è qualche teoria che ipotizza particelle miliardi di volte più veloci della luce (over luminari…)?
    Grazie

  26. caro Alessandro,
    1) non dobbiamo michiare le cose… Le stelle sono oggetti materiali posti sopra lo spazio tempo che si dilata. Non dobbiamo portare il paragone con il palloncino fino a limiti estremi.
    2) noi non possiamo vedere nel futuro!
    3) per adesso no di certo.. o almeno la fisica scientifica.

  27. @Enzo
    Non so come dirti quanto questo articolo sia meraviglioso!! Mi ha chiarito tantissimi dubbi e ho capito molto, anche senza figure…Sei un grande. Questi sono gli argomenti che più mi appassionano. Grazie!!! 😉

  28. @ i due Marios
    Anch’io sto usando il cognome per omonimie varie…Chiamarsi Francesca o Mario ha i suoi svantaggi! 😆 E perché ho iniziato così. Non è molto bello ma ormai è andata così 🙂
    @ Dan
    mi piacemolto quello che dici, e mi ci ritrovo. Anch’io ho un background umanistico, anche se l’astronomia e la scienza mi appassionano da sempree cerco di studiare e capire, per quanto i miei neuroncini mi permettano di farlo. Questo sito è l’ideale, ce n’è per tutti i gusti (per tutti i tipi di neuroncini), e a tutti è anche data l’opportunità di condividere e esprimersi con le proprie capacità e inclinazioni. Grande Stefano, il fondatore del sito più bello del mondo, come viene giustamente chiamato! 😀 😉