Il MET (l’Ufficio Meteorologico Inglese) ci ha abituato da anni a fornire previsioni sull’andamento del clima e del riscaldamento globale. Anzi, è considerato uno degli organi più affidabili anche dall’IPCC che ha usato spesso l’istituzione inglese per i suoi modelli sempre più catastrofici. L’ultima versione della previsione inglese è stata perciò abbastanza inaspettata e ha ridato valore a scienziati (veri) che simili previsioni avevano già fatto molti anni fa.
Il MET annuncia (e dona anche un esauriente grafico) che la temperatura media non si alzerà almeno fino al 2017, restando probabilmente intorno a 0.43° (sì, proprio meno di mezzo grado!) superiore al valore medio dell’intervallo 1971-2000. In altre parole, guardando il grafico, si può dire che tornerà a un livello costante come quello manifestato tra il 1950 e il 1975. O, ancora in altre parole, che il vero aumento più recente si è manifestato solo tra il 1975 e il 1998, quando la temperatura si è innalzata, appunto, di meno di mezzo grado.

Dopo di che essa è rimasta e rimarrà costante per circa 20 anni. Domanda: “Perché i 25 anni di salita devono essere significativi e non, invece, i 20 di costanza successivi e precdenti?”. In realtà, la risposta è molto semplice. Le variazioni di temperatura degli ultimi due ultimi secoli fanno parte delle fluttuazioni “normali” e non hanno alcuna relazione con la CO2 che invece è continuata a crescere dal 1950 fino ad oggi.
Fatte queste premesse, mi sentirei, da non-climatologo, ma da scienziato planetario, di pensare che è troppo presto per concludere che l’opera dell’uomo possa veramente aver alterato o alterare la climatologia di un pianeta complesso e ancora sconosciuto come il nostro. Ribadisco ancora che questo NON vuole affatto dire che possiamo inquinarlo o che non si debbano cercare energie alternative (serie) a quelle fossili. Vuol solo dire che non ci sono seri motivi di allarme (almeno per quanto riguarda le variazioni climatiche) e che sarebbe veramente ora di cercare di studiare più attentamente le varie cause endogene ed esogene che possono guidare le variazioni di temperatura, costruendo -con umiltà scientifica- modelli che non siano imposti da conclusioni dettate a priori da volontà di tipo politico e di lobby.
Il MET ha ammesso che le sue previsioni sono drasticamente cambiate rispetto a quelle pessimistiche precedenti proprio perché ha inserito nuove variabili prima escluse dai propri modelli. Una chiara (e onesta) ammissione della scarsa conoscenza che ancora si ha riguardo al clima terrestre e ai suoi andamenti oscillanti e poco prevedibili (almeno su scale umane). Riporto anche questo grafico, pubblicato poco più di un anno fa.

Questa situazione, che ancora non vuole essere accettata dagli scienziati (ma in fondo non sono poi così tanti e così famosi) che seguono a testa bassa una visione catastrofista ormai superata dalle evidenze osservative, dovrebbe innanzitutto far nascere una nuova e profonda discussione tra VERI specialisti (e non tra macchiette televisive o poco più) in modo da ottenere a mente libera e sgombra da preconcetti un modello decisamente più veritiero che prima o poi potrà sicuramente venire utile, sia in un verso (caldo) che in quello opposto (freddo).
Se non altro, per conoscere meglio il nostro meraviglioso pianeta e le sue enormi possibilità di adattarsi alle più diverse condizioni. Le variazioni terrificanti di gradi (e non di decimi di grado) nel giro di pochi anni verificatesi alla fine dell’ultima glaciazione dovrebbe stimolarci a riflettere e a lavorare seriamente. Senza ripetere le stantie litanie che i ghiacciai si ritirano. Lo fanno fin dalla fine della piccola era glaciale del 1700 e senza intervento dell’uomo. Non sarebbe meglio capirne le cause piuttosto che enunciare visioni terrificanti?
In particolare, però, vorrei ricordare le previsioni fatte parecchi anni fa da uno dei più grandi climatologi esistenti, che ho spesso menzionato soprattutto per i suoi lavori dedicati all’effetto serra e alle sue cause, problema ben più complesso e meno conosciuto di quanto ci viene illustrato dai tuttologi da strapazzo.
Sto parlando di Richard Lindzen, professore al MIT, che 23 anni fa tenne un discorso che sollevò perfino derisione tra i sostenitori del Global Warming, anche se erano di livello scientifico irrisorio rispetto a lui. Queste sono alcune frasi estratte dalla sua presentazione.
Innanzitutto, una sua constatazione chiave che oggi appare completamente azzeccata e confermata dai fatti: “Posso concludere che l’effetto serra non sembra così importante come suggerito da altri colleghi”. E, soprattutto: “Io sono personalmente convinto che il riscaldamento dovuto all’effetto serra causato dall’uomo, nel prossimo secolo, non potrà superare in alcun modo la variabilità naturale. Ne segue che il tempo è più che sufficiente per svolgere nuove e intensive ricerche prima di prendere decisioni politiche.”
Lindzen proseguiva: “La scienza del riscaldamento globale è un problema in cui l’incertezza è terribilmente ampia. Purtroppo, i dati in nostro possesso indicano che le correzioni che sono normalmente applicate per renderli omogenei sono dello stesso ordine degli effetti. Dovremmo sapere molto bene che è necessario molto tempo per ottenere una serie di segnali veramente significativa”.
Lindzen affrontava poi il problema dei cambiamenti climatici e asseriva dall’alto della sua esperienza: “Il clima ha una sua variabilità intrinseca che è dovuta a molti fattori come le eruzioni vulcaniche, l’attività solare, ecc. Il vero punto fondamentale da tenere a mente è che senza un modello che tenga conto di tutte le cause possibili il risultato sarà sempre vago e aleatorio. La ragione è che noi non abbiamo a disposizione un sistema chiuso. Anche se il contributo del Sole fosse ben prefissato, anche se la sua radiazione fosse assolutamente costante, anche se non ci fosse alcuna variazione nei gas capaci di assorbirla, gli oceani continuerebbero a comunicare con l’esterno in modo erratico, influendo pesantemente sulla temperatura esterna”.
Poi descriveva le proprietà dell’acqua: “L’acqua è terribilmente assorbente. Noi riusciamo a individuare la CO2, l’ozono e il metano solo perché sono presenti in una finestra dello spettro di assorbimento del vapor d’acqua. Quest’ultimo è di gran lunga il più importante gas serra ed è lui che domina gli effetti sul clima. Tuttavia, non lo è più quando assume una forma particolare: le nubi. La nostra conoscenza della distribuzione del vapor d’acqua è ancora estremamente bassa. I modelli attuali dicono che il riscaldamento è collegato all’aumento del vapor d’acqua che deriva dallo stesso riscaldamento. Tuttavia, ben poco si sa ancora di questo aumento ad altezze superiori ai 5 km d’altezza e nemmeno si sa se esso influenza o no il riscaldamento sottostante. Non sappiamo nemmeno calcolare la nuvolosità. Eppure, molti modelli dicono che le nuvole potrebbero causare un raffreddamento. Basterebbe una piccola variazione nella copertura nuvolosa per annullare completamente gli effetti della CO2. Inspiegabilmente sono invece considerati più validi alcuni modelli che ipotizzano le nuvole come sorgente di calore. Vi sono anche altri problemi non risolti. Ad esempio, l’albedo della Terra, un parametro del tutto inesplorato. La riflettività della Terra può essere largamente influenzata dalla copertura nevosa. E nessuno sa ancora come questa variazione possa alterare la temperatura atmosferica. In conclusione, uno dei più splendidi costituenti del nostro pianeta è l’acqua, nelle sue varie forme e per le sue caratteristiche termodinamiche. Essa è un vero e proprio termostato del sistema in generale. Nei modelli più seguiti mi accorgo, però, che ad essa si associano sempre risvolti positivi, ossia capaci solo di aumentare la temperatura. Questa DEVE essere per forza una conclusione assurda, altrimenti noi, per primi, non potremmo esistere!”.
La sua triste conclusione sulla piega che stava prendendo il dibattito molto politico e poco scientifico sul Global Warming era, infine, riassunta in una semplice frase: “Io penso che la Scienza non sia di alcun utilità all’uomo se perde la sua integrità morale”. Quanto è vera e profonda questa amara constatazione.
Consiglio a tutti, pro e contro riscaldamento globale, di andarsi a leggere molti scritti di Lindzen sul suo sito. Forse si trovano già le risposte ai continui errori e cambiamenti di previsione di molti organi troppo spesso poco scientifici e molto politicizzati.
Da parte mia posso solo dire che la Scienza non può avanzare attraverso atti di fede ed editti politici. Il fallimento del trattato di Kyoto ne è un esempio lampante. Se mai ci fosse veramente bisogno, un domani più o meno lontano, di cercare di prevedere risvolti climatici potenzialmente pericolosi, ci pentiremo di non aver affrontato per tempo un problema così poco conosciuto. Lindzen ci aveva avvertito chiaramente 23 anni fa. Ma ben poco è stato fatto, se non continuare a produrre modelli che cercavano di cambiare quelli precedenti perché non venivano confermati dalla realtà dei fatti. Cambiati, però, un po’ a caso e senza basi scientifiche. Solo e soltanto per tappare le falle che si stavano creando in un assioma che traballava sempre di più.
anche se non aumenta la temperatura aumentano i livelli di CO2 negli oceani e questo comporta un mutamento degli ecosistemi
Beh direi che la cosa più ovvia che mi viene da scrivere é che affrontare un problema senza conoscerne in dettaglio le cause non puo (a meno che non si verifichi la classica botta di fortuna
) portare a nessun risultato utile....
Grazie per l'articolo Enzo.
Grazie Enzo,
la tua autorevolezza dà forza alle mie convinzioni.
Rompo gli indugi e scrivo ciò che avrei voluto scrivere da tempo.

Io ho realmente paura del GW! E non per l'aumento delle temperature ma per ciò che gli si potrebbe nascondere dietro. Ho paura che il GW sia utilizzato molto convenientemente dal mondo politico come specchietto per allodole per poter fare porcherie ben più gravi, nascosti (e riparati) da questo paravento!
Come giustamente ricordava il dott. Zappalà, il fatto che il GW sia sostanzialmente una bufala, non deve autorizzarci a pensare di poter inquinare tutto quello che vogliamo e a rimandare la ricerca (seria) di alternative ai combustibili fossi, perché quelli finiscono comunque, inquinanti o no!
Inoltre ci sono mille altri aspetti da monitorare, come l'acidità degli oceani o più terra-terra, "l'isola" di plastica in mezzo al Pacifico o le nubi giallastre di gas inquinanti "stanziali" sopra la Cina, l'Olanda e la Pianura Padana...
Infine, tornando ad argomenti più pertinenti a questo sito, ho recentemente avuto modo di vedere un documentario in cui si spiegava che nonostante il Sole abbia ancora da 4 a 6 miliardi di anni di vita in circa 600 milioni di anni renderà la vita sulla Terra molto difficile (per non dire impossibile) perché ogni miliardo di anni, la nostra stella, tende ad aumentare di circa il 10% la radiazione emessa e quindi anche luce e calore. Ciò corrisponde a verità? Chiedo gentilmente una conferma in merito a questo dato.
Grazie e scusate la prolissità.
il fatto dell'aumento del 10% è vera almeno per quello che so io tra letture e documentari vari
Scusa, ma io propendo per la seconda ipotesi...
Enzo,
giustamente sottolinei il fallimento del protocollo di Kioto
Ma quanto ci è costato e quanto ancora ci sta costando?
Penso che abbia anche una percentuale di responsabilità nella crisi che stiamo vivendo.
Eppure in tv si parla ancora con allarmismo del GW. Le calotte sembra si stiano sciogliendo a vista d'occhio ma quaqndo vado al mare il livello dell'acqua è sempre uguale.