Il corpo umano è una macchina estremamente complessa. Tutto ciò che lo compone è regolato da una serie di reazioni chimiche e interazioni molecolari che ci mantengono in vita, senza alcuno sforzo da parte nostra. Ma cosa accade a questi processi quando lasciamo il nostro pianeta? In situazioni in cui alla gravità si oppone un costante stato di caduta libera, e alla presenza di un’intensa radiazione cosmica, i meccanismi vitali a livello molecolare rimangono gli stessi? Per capirlo, la NASA si è inoltrata in un vasto $campo$ della ricerca biologica ormai noto come “omica”.
Il suffisso “oma” è utilizzato per indicare l’insieme di dati relativi ai diversi “microcosmi” che regolano il corpo a livello molecolare: il corredo genetico è detto “genoma”, l’insieme delle proteine “proteoma”, la totalità dei lipidi “lipidoma “ ecc. Il suffisso “omica” viene a indicare la disciplina che si occupa di ciascun ambito (proteomica, genomica, lipidomica, e così via.
“Abbiamo avviato uno studio della durata di un anno per analizzare l’omica dei viaggi spaziali,” dice Craig Kundrot al Quartier Generale della NASA. “Astronauti rimarranno per un anno sulla Stazione Spaziale Internazionale e noi studieremo cosa succede a livello molecolare”.
I fortunati sono l’astronauta Scott Kelly e il cosmonauta Mikhail Kornienko, che saranno i primi a soggiornare nell’ISS per un anno intero – finora le missioni sulla Stazione Spaziale non hanno mai superato i sei mesi, partecipando al progetto denominato, appunto, la “One Year Mission”. Per tutto il periodo dello studio, essi saranno costantemente sottoposti a una serie di test per valutare gli effetti fisiologici della prolungata permanenza nello spazio.
La scelta dell’anno è dettata da motivi precisi. “La NASA sa già molto su cosa accade agli astronauti dopo sei mesi in orbita”, spiega Kundrzot. “Ma le missioni spaziali dureranno molto di più. Un viaggio andata e ritorno su Marte, ad esempio, potrebbe richiedere 30 mesi o oltre. Questo esperimento di un anno è il prossimo passo naturale nella direzione giusta.” Kundrzot sottolinea inoltre il significato intangibile dell’anno per gli esseri umani. “Lasciare casa per sei mesi è come se fosse un lungo viaggio d’affari. Rimanere lontani per un anno è una cosa molto diversa. Ci perderemo tutti i compleanni, tutti gli anniversari, lauree, o altri eventi importanti. Lo percepiamo come un sostanziale periodo di vita – e ciò potrebbe avere un impatto sullo stato d’animo o sul comportamento dei viaggiatori spaziali.”
Per questo motivo, la missione pone particolare attenzione anche agli aspetti psicologici. Acanto ai prelievi di sangue e agli esami fisiologici, agli astronauti sarà chiesto di compilare questionari per raccogliere dati sul loro stato d’animo, sui loro pensieri e sogni. Ciò potrebbe rivelare l’esistenza di legami tra lo stato mentale e stato molecolare.
La partecipazione di Scott Kelly allo studio offre inoltre un’opportunità unica per studiare la reazione dell’organismo nello spazio, in quanto Scott ha un gemello, Mark, anch’egli astronauta, ora in pensione. Mark contribuirà al progetto sottoponendosi da terra agli stessi test del fratello in orbita – il cosiddetto “Twin Study – Studio dei Gemelli”, di cui avevamo già parlato qui.
Il confronto degli esiti dei test consentirà di capire se la diferenza nell’omica di gemelli identici è maggiore quando uno di loro rimane a lungo nello spazio, rispetto ai soli effetti dell’invecchiamento.
Oltre 30 proposte di ricerca sono state approvate per il Twin Study e la One Year Mission, tutti già entrati a pieno regime. Gli esperimenti sono iniziati il 27 marzo 2015, quando Kelly e Kornienko sono decollati su un razzo russo, destinazione ISS.
Molto, molto interessante.
Di sicuro oltre alla componente fisica fondamentale sarà la sfera psicologica dell'astronauta che sicuramente sarà variabile da individuo ad individuo, sarà questo l'ostacolo maggiore.
Bell articolo @Francesca Diodati
L uomo è un microcosmo, una porzione di ambiente.
La domanda è: come si comporta questo aggregato di atomi che noi chiamiamo uomo se viene messo nello spazio?
Le gravidanze potranno ancora essere portate a termine? Il nostro sistema circolatorio e immunitario rimarranno inalterati in assenza di gravità? La calcificazione delle ossa potrà ancora avvenire correttamente?
Oramai queste sono domande che vanno seriamente prese in considerazione se vogliamo raggiungere le stelle!
In aggiunta (e suggerito) da quanto detto da @DarknessLight... Ma, non se ne parla mai, la sfera sessuale è mai stata presa in esame o è indispensabile per gli astronauti il voto di castità? Forse bisognerebbe cominciare a pensare di mandare nello spazio delle coppie.
Grazie a tutti, ragazzi! E' bello realizzare che questi aspetti sono ormai seriamente studiati, perché siamo sul punto di partire per mete lontane!! Il lato psicologico è sicuramente fondamentale. Penso agli esploratori di una volta, anche loro lasciavano il vecchio mondo senza sapere cosa avrebbero trovato e se mai sarebbero tornati, e restavano lontani da casa per anni, alcuni per sempre...Ma è la stessa cosa? Forse, ma cambiare pianeta è la stessa cosa di cambiare continente?
Il vero problema sarebbe non tanto la sfera sessuale (l'assenza di gravità potrebbe avere un effetto viagra