Stiamo seguendo quotidianamente i primi passi del meraviglioso James Webb Space Telescope (JWST) da poco immesso in un’orbita particolare intorno al punto lagrangiano L2 del sistema Sole-Terra.
Già dalle prime immagini si è potuta apprezzare l’enorme potenza del JWST, che ci potrà regalare visioni dell’universo al di là di quanto possiamo ora solo immaginare.
Posizionato in un’orbita halo intorno al punto L2, ad 1.5 milioni di km dalla Terra, nel lato esattamente opposto al Sole, il JWST ha nelle sue vicinanze un certo numero di sonde spaziali, una delle quali, la sonda GAIA (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics), è riuscita addirittura a fotografarlo.
Ma lasciamo la parola a Nancy Atkinson, autrice dell’articolo apparso giorni fa sul sito Universe Today e del quale propongo una traduzione ragionata, con qualche considerazione personale qua e là.
La sonda GAIA dell’ESA ha appena scattato una foto del suo vicino JWST
Salve, caro vicino!
A febbraio la sonda GAIA ha fotografato il JWST, il suo più vicino compagno spaziale nei pressi di L2.
GAIA è un telescopio ottico che sta mappando la nostra galassia, misurando il moto di più di un miliardo di stelle (ndr: chissà perché l’autrice parla di “a thousand million stars” ? “mille milioni”… ma non esiste il termine “miliardo” in inglese? ).
I tecnici della missione JWST si sono accorti che una volta raggiunta la sua meta, il JWST si sarebbe trovato nel campo visivo di GAIA, ad un milione di km di distanza.
Questa immagine abbastanza complessa mostra l’ampiezza e la forma delle orbite di GAIA (in giallo) e del JWST (in blu). La Terra si trova sulla sinistra, al di fuori dell’immagine.
Le orbite di GAIA sono delle complicate figure di Lissajous (ndr: ben note ai radiotecnici e agli ingegneri elettronici, laddove siano applicate alle onde sonore ) che hanno proprio il punto L2 all’interno, al centro di una specie di cilindro, mentre le orbite halo del JWST avvengono sempre attorno al punto L2, ma più vicine alla Terra.
Entrambe le sonde orbitano attorno ad L2 a 1.5 milioni di km dalla Terra nella direzione opposta rispetto al Sole: GAIA è arrivata nel 2014, mentre come è noto il JWST è arrivato nello scorso febbraio, ma le due sonde non percorrono, come visto, lo stesso tipo di orbita.
GAIA percorre le sue orbite di Lissajous in una specie di scatola (ndr: meglio “cilindro” ) centrata sul punto L2 mentre il JWST percorre delle orbite di forma ovale.
Ci dobbiamo ricordare che il punto L2 non è fisso nello spazio, ma segue il moto della Terra mentre questa orbita intorno al Sole, ma dal lato opposto al Sole (ndr: a differenza di un satellite che ruota intorno ad un corpo celeste fisico, la Luna, un asteroide, ecc, L2 è un punto virtuale non occupato da alcun oggetto celeste ).
Poco tempo prima dell’arrivo del JWST in prossimità di L2, gli astronomi (del progetto GAIA) Uli Bastian dell’Università Heidelberg (Germania) e Francois Mignard dell’Osservatorio di Nizza (Francia) si sono resi conto che nel corso della scansione del cielo da parte della sonda GAIA, il suo nuovo vicino avrebbe attraversato di tanto in tanto il campo visivo del telescopio.
Hanno così calcolato che il 18 febbraio avrebbero avuto la possibilità di fotografare il JWST: infatti in questa immagine
il JWST appare come un puntino luminoso, generato dalla poca luce solare riflessa dal nuovo telescopio verso la sonda GAIA.
In questa immagine il colore rossastro del puntino è artificiale, scelto solamente per visualizzarlo meglio: oltre alla sonda JWST si vedono alcune stelle brillanti, parecchie stelle più deboli e qualche disturbo.
Inoltre, c’è da dire che di routine la sonda GAIA non è fatta per riprendere immagini reali di oggetti celesti. In realtà colleziona e cataloga misure precisissime della loro posizione, del moto, delle distanze e dei colori dei singoli oggetti. Ma uno dei suoi strumenti utilizza una specie di cercatore, che è stato utilizzato per riprendere l’immagine del JWST.
Ogni 6 ore, lo strumento principale della sonda GAIA scansiona una striscia di 360° dell’intera sfera celeste: ogni striscia è leggermente inclinata rispetto alle precedenti in modo tale che in pochi mesi viene realizzata la copertura completa della sfera celeste, mentre altri strumenti di GAIA raccolgono i dati di qualsiasi oggetto sia sufficientemente luminoso da essere visto.
L’ESA ha detto che lo strumento di mappatura del cielo (lo sky mapper ) era stato progettato inizialmente per scopi prettamente tecnici ed ingegneristici, ma durante questi otto anni di missione hanno trovato anche scopi scientifici ed è così che hanno deciso di fotografare il JWST.
Dopo che lo sky mapper aveva scattato l’immagine ed i dati grezzi erano stati inviati alla Terra, ci sono voluti alcuni giorni perché gli astronomi trovassero e verificassero che il puntino (ndr: poi diventato rossastro ) fosse proprio il JWST.
L’ESA ha in seguito comunicato che proprio Francois Mignard aveva inviato una email a tutti i colleghi interessati, il cui oggetto era “JWST: fatto!“.
Forse ogni veicolo spaziale dovrebbe avere un amico da tenere d’occhio, là fuori nell’infinito. (ndr: l’autrice forse si è persa, inseguendo il JWST! )
Concludo indicando in questo link un filmato di youtube dell’ESA in cui è spiegato appunto in inglese come GAIA abbia scattato una foto al JWST.
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