Aggiornamento sulle macchie solari

Il ciclo solare corrente (il n.25) si presenta con un numero di macchie più alto rispetto alle previsioni, basate sui cicli precedenti

Oggi è apparso su spaceweather.com un articoletto riguardante l’argomento che nel sito è seguito e monitorato quotidianamente: il numero di macchie solari.

immagine di oggi del Sole da parte della sonda spaziale SDOcredit SDO/HMI

Da quando è iniziato il nuovo ciclo solare n.25, nei primi mesi del 2020, il numero di macchie solari presenti sul disco del Sole è fin da subito apparso più elevato rispetto alle medie statistiche dei cicli precedenti.

Come sempre credo di fare cosa gradita a chi non mastica troppo l’inglese, proponendo la traduzione ragionata di quanto riportato dagli esperti redattori del sito, conosciuto in tutto il mondo.

Novità sul ciclo solare

Il nuovo conteggio delle macchie solari da parte del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) conferma che il ciclo solare n.25 sta sopravanzando le previsioni ufficiali, con un distacco sempre crescente:

il numero di macchie previsto (in rosso) e quello effettivo (in nero) – credit : immagine tradotta di Spaceweather.com

Il conteggio delle macchie solari a tutt’oggi ha superato le previsioni da almeno 18 mesi. Il valore per la fine di marzo era più del doppio della previsione ed è stato il valore più alto degli ultimi 7 anni.

La previsione ufficiale delle macchie solari viene calcolata dal “Solar Cycle Prediction Panel”, un gruppo di scienziati del NOAA, della NASA e dell’ISES (International Space Environmental Services). Il gruppo aveva previsto che il ciclo 25 (un ciclo relativamente debole) dovrebbe presentare un picco delle macchie a luglio 2025, con un valore simile a quello del ciclo precedente.

Invece il ciclo 25 sta presentando una forma differente e valori più elevati per il conteggio delle macchie solari.

Nel mese di marzo 2022, il sole ha prodotto ben 146 flare solari, tra i quali un X-flare e 13 M-flare. In occasioni di tali eventi sono state osservate aurore boreali perfino a latitudini  come quella del Colorado (38°N) e del Nebraska (42°N, ndr: la stessa latitudine di Roma. Ricordo che di solito le aurore boreali si presentano a latitudini molto elevate, in genere all’altezza del circolo polare artico ).

Si sono verificati parecchi blackout radio nel campo delle onde corte, che hanno interrotto le comunicazioni di navi in rotta negli oceani e di aerei che sorvolavano la zona polare. (ndr: sembrano quasi argomenti cari ai film di fantascienza, ma invece questa è Scienza! )

Se questa tendenza viene rispettata, il mese di Aprile sarà ancora più particolare.

Rimanete sintonizzati. (ndr: un classico! )

Cos’è il numero di macchie solari?

Sempre dal sito, traduco ora un’interessante paginetta dove viene spiegato il significato del conteggio delle macchie solari e di come viene prodotto.

Gli scienziati tengono traccia dei cicli solari contando il numero di macchie solari, zone del Sole molto più fredde e di ampiezza pari ad un pianeta, nelle quali i cicli (loop) del campo magnetico colpiscono e bucano la superficie visibile del Sole.

i Coronal Loop – credit : NASA

Ma il conteggio delle macchie non è così facile come sembrerebbe a prima vista.

Supponiamo che osserviate il Sole con un binocolo (opportunamente schermato!) di bassa potenza: diciamo che potreste ad esempio vedere 2-3 macchie, quelle più grandi.
Tramite un telescopio più potente (sempre opportunamente schermato!) ne potreste vedere 10-20.
Un telescopio in una sonda spaziale ne potrebbe vedere molte di più, diciamo 50-100 macchie.

Allora qual è il numero corretto di macchie solari?

Ufficialmente ci sono due valori per il conteggio delle macchie solari, attualmente in uso. Il primo, il “Boulder Sunspot Number” giornaliero è calcolato dal NOOAA Space Environment Center utilizzando la formula ideata nel 1848 da Rudolph Wolf

dove R è il valore cercato, g è il numero di gruppi di macchie sul disco solare, s è il numero di macchie singole presenti in tutti i gruppi ed infine k è un fattore di scala variabile (di solito minore di 1 ), che tiene conto delle condizioni osservative e del tipo di strumentazione utilizzata (binocolo, cannocchiale, telescopio, ecc).

Gli scienziati combinano i valori ottenuti da una serie di osservatori (ndr : con la “o” stretta, dato che possono essere anche semplici appassionati di Astronomia! ), ognuno con il proprio valore assegnato per “k“, per ottenere il valore giornaliero.

l’International Sunspot Number dal 1745 ad oggi – credit : SIDC, Belgio

Questo valore del “Boulder number”, riportato quotidianamente dal sito spaceweather.com, è in genere del 25% più alto del secondo valore ufficiale, l'”International Sunspot Number“, pubblicato giornalmente dal SIDC (Solar Influences Data Center) nel Belgio.

Entrambi i valori del numero di macchie sono calcolati con la stessa formula, ma incorporano i dati di osservatori differenti.

Come regoletta mnemonica, dividendo uno dei due valori per 15, si ottiene il numero approssimato di macchie che si potrebbero osservare nel disco solare ottenuto col metodo di proiezione su di un cartoncino bianco con un piccolo telescopio.

metodo di proiezione – credit: Sky & Telescope

Conclusioni

Suggerisco di seguire ogni giorno l’interessante sito dello SpaceWeather, dove di volta in volta sono presentati immagini, filmati e spiegazioni di quanto succede nel nostro Sole.
E ne succede davvero parecchio!

Prova ne sono le immagini che anche i nostri astrofili presentano quasi quotidianamente del nostro forum e che solo saltuariamente sono oggetto di considerazione da parte dei media, se non con i soliti toni catastrofistici da parte di documentari, generalmente nel canale televisivo Focus.

Al sito SpaceWeather ed in genere a wikipedia rimando per la spiegazione di tanti termini incontrati nel corso della traduzione: ma più volentieri rimando a discussioni già in atto e proponibili nel nostro forum, dove sono presenti amici appassionati decisamente esperti!

 

Informazioni su Pierluigi Panunzi 458 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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