Il mondo scientifico si sta occupando parecchio della cometa interstellare 3I/ATLAS sia fotografandola con telescopi molto potenti, ma anche studiandola in modo molto serio.
In questa puntata delle NEWS, vedremo i risultati di uno studio condotto da un team spagnolo e svedese, che ha utilizzato i dati della sonda GAIA (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics) dell’ESA, lanciata nel 2013 e giunta alla fine della sua missione nel gennaio di quest’anno, dopo un’estensione dalla fine del 2022: nel corso degli anni questa sonda ha effettuato delle misurazioni astrometriche di altissima precisione sulle stelle della nostra galassia, la Via Lattea, generando un database di informazioni relative alla posizione, luminosità, parallasse, moto proprio, raggio, velocità radiale di un numero astronomico di stelle.
Utilizzando queste preziose informazioni, il team ha calcolato con delle simulazioni il moto di queste stelle indietro nel tempo, per vedere se per caso la nostra cometa ne avesse incontrata qualcuna (da vicino su scala cosmica) nel corso del suo viaggio, ottenendo una modifica della sua traiettoria originale.
La simulazione è andata indietro nel tempo non di una decina o un centinaio di anni, ma nientemeno che fino a 10 milioni di anni fa (10Myr, dove Myr sta per Mega Year), ma come vedremo non ha fornito risultati attesi, per vari motivi.
A questo punto lascio la parola all’oramai noto Evan Gough, di UniverseToday, ed al suo articolo davvero interessante, che come sempre ho tradotto in modo ragionato, ma mai utilizzando quella che viene chiamata Intelligenza Artificiale.
Da dove proviene la cometa interstellare 3I/ATLAS?
(ndr: di questo articolo salto a piè pari la parte introduttiva dove Evan spiega chi e cosa è la cometa interstellare, con notizie che potete trovare nei miei articoli sull’argomento, elencati in questa pagina del sito, a mano a mano che li pubblico).
Nessuna delle osservazioni da Terra e dallo spazio, nemmeno grazie ai potenti telescopi spaziali, potrà dirci da dove proviene la cometa: ma un’altra missione, giunta al termine dopo tanti anni, può aiutarci a determinare il percorso seguito dal viaggiatore stellare.
Nella nuova ricerca, pubblicata su arXiv a questo indirizzo, il team spagnolo/svedese, guidato da Xabier Pérez Couto (del Department of Computer Science and Information Technologies dell’Universidade da Coruña, in Galizia) ha appunto sfruttato le informazioni a disposizione della comunità scientifica della sonda GAIA.
I ricercatori scrivono che “la velocità inusuale e la natura cometaria attiva fanno della 3I/ATLAS un elemento chiave tra la popolazione galattica di planetesimi ghiacciati”. Infatti i gas rilasciati a mano a mano che si avvicina al Sole a formare una coda, sono indizi della sua composizione avvenuta in altre zone della galassia. Ma sia la chioma che la coda non ci possono dire qual è stato il percorso per giungere da noi.
Gli autori aggiungono che “la cinematica è la chiave per identificare gli ISO (InterStellar Objects), dal momento che la loro traiettoria mostra una diretta evidenza di origine estrasolare.”
Abbiamo visto da ricerche precedenti che la cometa si è originata nel thick disk all’interno della nostra Galassia, la culla di stelle molto antiche: se provenisse da quella zona, sarebbe più vecchia del Sole, ma la sua cinematica potrebbe essere stata alterata da incontri con stelle.
Un viaggio dal passato
I ricercatori spiegano che l’origine della cometa ed il suo viaggio possono essere noti in maggior dettaglio tracciando la sua traiettoria precedente attraverso la Via Lattea.
“Abbiamo integrato l’orbita della 3I/ATLAS indietro nel tempo fino a 10 Myr (10 milioni di anni) individuando un folto campione di stelle (del database GAIA DR3), che hanno dato luogo a passaggi ravvicinati entro una distanza di 2 parsec (6.5 anni luce).”
I ricercatori hanno così calcolato 93 incontri stellari (dei quali 62 con un elevato livello di confidenza), tutti quanti con stelle della sequenza principale.

Questa immagine mostra la posizione delle stelle che hanno avuto un incontro ravvicinato con la cometa interstellare.
Da notare il fatto che queste stelle trovate siano tutte della sequenza principale, dal momento che stelle di questo tipo sono presenti come stragrande maggioranza nei cataloghi, mentre non è stata riscontrata la presenza di incontri con stelle più evolute come le nane bianche e le stelle di neutroni, che in teoria possono creare perturbazioni decisamente superiori rispetto a quelle trovate.
L’incontro ravvicinato più importante è avvenuto 72000 anni fa, con la stella denominata HD 187760, attualmente situata a 84 anni luce dal Sole e con una massa pari al 70%.
Questo incontro ha, sì, alterato la velocità e la traiettoria della 3I/ATLAS, ma solo di un valore molto piccolo: davanti a questo risultato gli studiosi affermano che “questa piccola perturbazione indica che la cometa interstellare non è stata influenzata da stelle di cinematica nota, almeno fino a 4.74 Myr (4.74 milioni di anni) nel passato.
La cometa interstellare non ha avuto incontri ravvicinati decisivi con stelle note del catalogo GAIA DR3: gli effetti di questi incontri non sono stati sufficienti a poter giustificare la traiettoria presente e dunque non siamo in grado di conoscere la sua origine”.
Non tutto è perduto
Questo lavoro non è stato progettato solamente per la 3I/ATLAS, ma potrà essere riutilizzato per altri oggetti interstellari dei prossimi anni.
È infatti auspicabile che nel futuro troveremo sempre più oggetti interstellari, specialmente grazie all’Osservatorio Vera Rubin: le previsioni dicono che ne potrebbe trovare un paio all’anno o circa 15 nel corso del suo periodo di indagine denominato LSST (Legacy Survey of Space and Time).
Osservazioni di tutti questi oggetti ci forniranno una migliore comprensione degli ISO, intesi come classe di oggetti, ancora poco conosciuti e ci diranno parecchio su quanto il materiale planetario è sparso nella galassia.
La stella HD 187760
Spinto dalla curiosità, sono subito andato a vedere dove si trovi e chi sia questa stella salita agli onori della cronaca: grazie a Stellarium vediamo che si trova nella costellazione del Sagittario
ed è una stellina di magnitudine 9.47 ad una distanza di 84.02±0.04 a.l. dal Sole
Fa parte ovviamente del catalogo GAIA DR3 con il numero identificativo decisamente indigesto (6863591389529611264) ed il sito del SIMBAD ne fornisce anche altre denominazioni che potete vedere in questa immagine

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