Una cometa galattica

Chandra ha scoperto una vera e propria cometa di dimensioni galattiche. Guardando solo l’immagine X sarebbe molto facile concludere con questa affermazione. In realtà, la visione nell’ottico spiega l’intera faccenda come un fenomeno di collisione tra un gigante e un nano. Il risultato potrebbe essere applicato alle galassie in generale per scoprire incontri di questo tipo, invisibili nel visuale.


Osservando la galassia a spirale NGC 1232, posta a 60 milioni di anni luce da noi, la visione X di Chandra ha rivelato un’enorme nuvola di gas caldissimo (molti milioni di gradi) dalla forma nettamente cometaria (Fig. 1). Molto probabilmente ciò che si vede nell’X è la prova di una collisione ancora in atto tra una galassia nana e la NGC 1232. Se l’ipotesi fosse confermata (e probabilmente lo sarà) sarebbe la prima volta che una collisione galattica riesce a essere determinata solo con i raggi X. Si aprono nuovi scenari sia di scoperta che di comprensione della crescita di una galassia attraverso incontri di questo tipo. Le galassie sono creature vive che approfittano delle visite delle amiche, soprattutto  piccole, per acquistare nuova energia vitale. Tutto è necessario nell’Universo e niente è veramente insignificante.

la cometa X galattica
Figura 1. Fonte: NASA/CXC/Huntingdon Inst. for X-ray Astronomy/G.Garmire

La cometa vista nell’X prende maggior significato se accoppiata con quella nel visuale (Fig. 2), dove la galassia principale sembra vivere un momento del tutto normale e tranquillo. La spiegazione di questa doppia e discordante visione è facilmente spiegabile. L’impatto tra la galassia nana e la sorella maggiore ha prodotto un’onda di shock, simile al “boom” nel superamento della velocità del suono sulla Terra. Quest’onda ha riscaldato enormemente il gas portandolo a una temperatura di circa sei milioni di gradi e rendendolo visibile nell’X.  Il moto della galassia nana causa la forma allungata della nube di gas. Vicino alla “testa” della cometa vi è una regione contenente un gran numero di stelle luminose che emettono nell’X. Esse sono quasi sicuramente stelle nate proprio a causa della “pressione” esercitata dall’onda in movimento. L’emissione violenta nell’X sarebbe aumentata a causa del vento stellare e dell’esplosione delle supernove.

scontro di galassie
Figura 2. Fonte: X-ray: NASA/CXC/Huntingdon Inst. for X-ray Astronomy/G.Garmire, Optical: ESO/VLT

La massa dell’intera nube è molto incerta dato che riusciamo a vederla in due sole dimensioni e non si può determinare lo spessore della “cometa”. Si stima che possa avere, al minimo, una massa pari a quarantamila stelle come il Sole, ma potrebbe crescere fino a tre milioni di soli.  Il gas riscaldato continuerà a brillare nell’X per decine o centinaia di milioni di anni. La collisione stessa ha una durata dell’ordine dei 50 milioni di anni.

Questa stupefacente scoperta permetterà di stimare la frequenza di collisioni con galassie nane e capire quanto questi episodi siano fondamentali per la crescita di galassie di grandi dimensioni. Non una semplice cattura di nuove stelle e gas, ma un vero e proprio ringiovanimento attraverso l’aumento di nascite dovute all’onda di shock.

Esiste anche una spiegazione alternativa. Non vi sarebbe bisogno del passaggio di una galassia nana. Basterebbe che in una certa zona della galassia a spirale si sia innescata una violenta nascita stellare, senza alcun contributo esterno. In questo caso, tuttavia, ci si dovrebbero aspettare emissioni radio, infrarosse e visuali che invece mancano nella NGC  1232. Insomma, la cometa sembra proprio possibile solo attraverso l’interazione di due galassie che innescano come conseguenza una nascita frenetica.

Mi viene da pensare a un qualcosa di terrestre, di tipo geologico. Mi riferisco alle isole Hawaii, in cui il punto caldo sottomarino crea nuove isole vulcaniche che poi si spengono lentamente a mano a mano che la placca oceanica si sposta rispetto al punto caldo (Fig. 3).

Hawaii
Figura 3. La formazione delle isole Hawaii.

I segni lasciati in superficie sono una serie di isole nate dall’eruzione di vulcani lungo la linea di movimento tettonico rispetto al punto caldo sottostante. Il punto caldo galattico è l’onda d’urto che si sposta e crea nuove regioni di nascita stellare.  Nel caso delle Hawaii chi si sposta è la placca oceanica, nella galassia è l’onda di shock, ossia il “punto caldo galattico”.

Il lavoro originario è scaricabile QUI e la sua lettura non è  particolarmente difficile

di Vincenzo Zappalà – tratto da: L’Infinito Teatro del Cosmo

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Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.