In questo articolo, ricchissimo di immagini spettacolari, vediamo come l’Intelligenza Artificiale (in seguito indicata con IA), ha permesso la soluzione di gravi problemi Scientifici: ma prima una doverosa premessa, tutta personale.
L’IA: gioie e dolori…
Parecchie volte nei miei articoli ho manifestato una grande diffidenza nei confronti dell’IA, se gestita in modo poco ortodosso.
Fin da subito è stata ed è di grande ausilio nel campo delle Scienze (Astronomia in particolare) e della Medicina: per me questa è l’IA intelligente!
Invece ci sono parecchi casi, che scopriamo ogni giorno dalle notizie dei telegiornali, in cui l’IA viene utilizzata per scopi malvagi, per ingannare le persone, commettere frodi e così via. Succede sempre così: quando si inventa qualcosa di nuovo, potenzialmente utile e utilizzabile, subito viene sfruttato per scopi contrari alle intenzioni originali, di solito per ingannare il prossimo a tutto tornaconto personale.
Un’applicazione importante dell’IA
Ma lasciamo perdere queste considerazioni e torniamo all’utilizzazione dell’IA in campo Astronomico: è quello che hanno fatto due studiosi per cercare di correggere il comportamento del famosissimo James Webb Space Telescope (in seguito indicato con la sigla JWST), le cui riprese presentavano grossolani errori.
Sappiamo che per tutti i satelliti in orbita terrestre un’eventuale manutenzione è possibile, seppur con difficoltà e costi elevati, tant’è vero che l’HST (Hubble Space Telescope) era stato riparato per ben cinque volte inviando lo Shuttle con a bordo tecnici superspecializzati: il tutto è avvenuto ad una distanza molto breve (circa 500 km) con tempi altrettanto brevi di intervento, ma comunque con spese enormi. Però, come suol dirsi, il gioco valeva la candela.
Invece il JWST si trova posizionato nel punto lagrangiano L2 del sistema Sole-Terra (ad un milione e mezzo di km dal nostro pianeta): già dai tempi del suo sviluppo e della realizzazione e successivamente dal suo lancio al suo posizionamento nello spazio, si sapeva che purtroppo sarebbe stato impossibile procedere ad eventuali manutenzioni di parti difettose, inviando delle apposite sonde spaziali, sia robotizzate che con presenza di astronauti a bordo.
Infatti missioni del genere avrebbero una durata molto lunga e modalità tutte da inventare, perché gli Shuttle oramai non vengono più utilizzati da tanto tempo e soprattutto perché andrebbero affrontate distanze proibitive e tempi davvero importanti per eventuali astronauti coinvolti: quello che si vede nei film e serie di Fantascienza purtroppo è ancora molto lontano dalla realtà e dalla Scienza.
Dopo questa introduzione, vediamo cosa scrivono gli scienziati dell’Università di Sidney, in un articolo pubblicato a fine ottobre su SciTechDaily, articolo che come sempre traduco in modo ragionato e ancora una volta senza l’aiuto artificiale dell’IA, ad iniziare dal suo titolo.
Nel corso dell’articolo inserirò tra parentesi e in corsivo i miei commenti, senza necessità di aggiungere “ndr“: ma rispetto all’articolo originale aggiungerò una tonnellata di informazioni e soprattutto immagini!
Come l’IA ha curato un grande difetto alla vista del JWST, il telescopio spaziale da 10 miliardi della NASA
Il JWST è un telescopio spaziale nell’infrarosso, progettato per esplorare le galassie più giovani dell’Universo, studiare gli esopianeti distanti e rivelare dettagli cosmici al di là della portata di qualunque altro telescopio preesistente.

Scienziati di Sidney sono riusciti a correggere un difetto del JWST senza nemmeno muoversi dalla Terra: utilizzando l’IA in un software chiamato AMIGO hanno eliminato la sfocatura delle immagini, causata da impercettibili distorsioni elettroniche. Questa correzione ha ripristinato le piene capacità del JWST e si è trattata di un’eccezionale pagina della Scienza, per come un codice, non gli astronauti, hanno salvato questo telescopio costosissimo.
Studenti di Sydney hanno riparato l’occhio più acuto dell’Universo
Due dottorandi di Sydney sono riusciti in questa mission impossible: si tratta di Louis Desdoigts, ora ricercatore presso l’Università di Leida nei Paesi Bassi e del suo collega Max Charles, i quali hanno creato un ingegnoso software che ha rimosso la sfocatura delle immagini del JWST restituendogli la nitidezza iniziale.
In questa immagine (ho spezzato in due l’immagine originale per arrivare meglio alla soluzione finale)

vediamo tre oggetti celesti come apparivano prima della cura: si tratta, da sinistra a destra, di un particolare del getto del buco nero centrale della galassia NGC1068, di Io (satellite di Giove) e della stella Wolf-Rayet 137 (WR 137).
Non è semplice capire dove stia il difetto: a parte il satellite Io che ha una fisionomia ben nota, perché abbiamo visto immortalato da vicino da innumerevoli sonde spaziali, gli altri due oggetti hanno praticamente lo stesso aspetto, con una forma vagamente esagonale. Anche senza essere esperti, si intuisce però che queste immagini sono davvero bruttine.
Nella seconda pagina dell’articolo vedremo perciò le immagini di questi tre oggetti celesti riprese da altri telescopi e soprattutto constateremo come le riparazioni software sono state davvero determinanti.
Clicchiamo perciò il tastino “2” per passare alla seconda pagina e continuare la lettura!

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