
Si è trattato di un perfetto gioco di squadra in due tempi. Primo: l’osservatorio spaziale Swift acchiappa un GRB e ne trasmette le coordinate. Secondo: dopo soli 200 secondi il telescopio robotizzato della Liverpool John Moore University (LJMU) che si trova presso l’Observatorio del Roque de los Muchachos (La Palma – Canarie) punta il GRB e registra la polarizzazione ottica del lampo. E’ la prima volta in assoluto che viene effettuata una simile misurazione e questo fatto basterebbe da solo a giustificare la pubblicazione su Science.
Autore principale dello studio è Carole Mundell (LJMU Astrophysics Research Institute), che così commenta i risultati: “Le nostre misure, acquisite immediatamente dopo l’esplosione del GRB, mostrano un livello di polarizzazione molto basso. Questo fatto, unito alle nostre conoscenze su come diminuisce l’intensità della luce proveniente dai GRB, ci porta a escludere la presenza di intensi campi magnetici nel materiale espulso dall’esplosione. E questo è un elemento chiave nell’individuazione di cosa davvero ci sia a monte di un GRB”.
Una volta di più, dunque, si sottolinea l’importanza di analizzare i dettagli dell’afterglow ottico di un GRB, l’emissione luminosa che si ritiene prodotta dai materiali espulsi dall’esplosione quando incontrano il gas che circonda la stella. L’emissione luminosa originatasi nei primi minuti che seguono il lampo iniziale di radiazione gamma, infatti, porta con sè preziose informazioni sulle cause e sulle circostanze in cui avvengono queste catastrofiche esplosioni e riuscire a reagire in tempi rapidi è un fattore cruciale.
E in questa occasione la rapidità di intervento del Liverpool Telescope è stata davvero da manuale.
Fonte: Coelum