La sonda Cassini ha osservato Phoebe da ogni punto di vista e lo ha analizzato nei suoi minimi dettagli. Non ha potuto fare altro che confermare ciò che già si supponeva da parecchi anni: le sue caratteristiche chimiche, geologiche e geofisiche lo identificano come un vero e proprio fossile vivente, un planetesimo originario, uno dei grandi mattoni che hanno costruito i pianeti. Inoltre, la sua vità è stata ben più attiva di quella di molti altri suoi fratelli. Ricordiamo che le sue dimensioni sono dell’ordine dei 250 km.

Il satellite Phoebe, “catturato” da Saturno molto tempo dopo la sua nascita ed evoluzione geologica. Fonte: NASA/JPL/Space Science Institute)
A differenza dei suoi “compagni” primitivi, come le comete, Phoebe mostra di essersi evoluto parecchio prima di raggiungere l’attuale posizione. La sua nascita avvenne probabilmente nella più lontana Fascia di Kuiper, oltre l’orbita di Nettuno. Le dimensioni e le condizioni erano sufficienti a donargli una forma quasi perfettamente sferica, dominata dall’autogravitazione. Ciò, soprattutto, a causa della temperatura che deve essere stata piuttosto elevata per un certo periodo di tempo, come mostra la presenza di un nucleo più denso al suo centro. La densità complessiva è circa la stessa di Plutone.
In poche parole, Phoebe deve essere stato catturato da Saturno, durante un suo passaggio ravvicinato.
Come si sa ormai molto bene, Saturno è circondato da molti satelliti di forma irregolare che orbitano su piani diversi da quello equatoriale del gigante gassoso. Phoebe è nettamente il più grande tra questi e, inoltre, rivolve attorno al pianeta in senso retrogrado. Le altre “grandi” lune di Saturno, che si sono formate nella nube di gas e polvere che lo circondava, hanno tutte orbite contenute nel piano equatoriale del grande pianeta.
Le analisi eseguite su Phoebe negli ultimi anni sembrano portare ai seguenti risultati: il “satellite” si è formato nei primi 3 milioni di anni di vita del Sistema Solare. All’inizio era costituito da materiale molto poroso che è rapidamente collassato aumentandone la temperatura. In tal modo, la sua densità superò di circa il 40% quella dei satellite “veri” di Saturno.
Anni fa si pensava che oggetti delle dimensioni di Phoebe avessero una forma “a patata” fin dalla proprio origine, mantenutasi per tutta la vita. Oggi le idee sono cambiate. Se si fossero formati molto presto, oltre al collasso, il materiale radioattivo contenuto nel loro interno li avrebbe riscaldati sufficientemente a lungo per permettergli di fondersi e di assumere una forma molto più regolare.
Questo sembra proprio il caso di Phoebe. La sua forma era pressoché sferica fin dalla fase di post-riscaldamento e non irregolare, “arrotondata” solo in seguito per effetto dei numerosissimi impatti subiti.
Phoebe restò caldo per decine di milioni di anni ed è facile che sia stato coperto da acqua allo stato liquido, come sembra dimostrare il materiale ricco di H2O che forma la superficie del “piccolo pianeta”.
Parecchie centinaia di milioni di anni più tardi, l’oggetto venne trascinato verso le zone più interne del Sistema Solare fino ad essere catturato da Saturno. Le sue dimensioni notevoli gli hanno permesso di sopravvivere alle fasi più caotiche della “sistemazione” finale del sistema Solare.
Insomma, Phoebe non è un vero pianeta (come non lo è Plutone che è rimasto al suo posto), ma merita un certo rispetto…
Ciao Enzo,
ma è possibile che Phoebe si sganci dall’orbita attorno a Saturno oppure ormai è diventato parte del sistema?
Perché la Terra, visti i continui passagi anche ravvicinati di asteroidi, non ne ha mai catturato uno?
caro Alberto,
l’orbita di Phoebe è molto stabile e ormai fa parte del sistema.
La gravità della Terra è ben poca cosa e ben difficilmente potrebbe catturare qualcosa che arriva alla velocità dei normali asteroidi di passaggio. Ci vorrebbe qualcosa estremamente lento, ma… non ne esistono più…
Se non sbaglio una delle teorie sulla formazione della Luna parlava proprio della “cattura” da parte della gravità della Terra?
Mi incuriosisce l’affermazione di Enzo, non ne esistono più , alla portata della terra o in generale? 🙂
Grazie in anticipo!!
enzo a proposito di luna. non ricordo se me lo hai gia spiegato. se non ricordo male la luna si allontana da noi di un tot all’anno. ma alla fine non è che scappa dalla terra?
@Alberto: Si pensa che la Luna si sia formata a seguito dell’impatto sulla Terra di un planetesimo delle dimensioni di Marte (chiamato a volte Theia), avvenuto circa 30 – 50 milioni di anni dopo la sua formazione.
La collisione avrebbe scagliato parte della crosta terrestre in orbita, che poi si sarebbe compattata nella Luna.
@Nicolò: Questo è pane di Enzo, a cui lascio la risposta.
Penso però che tutti i planatesimi lenti si siano aggregati nelle primissime fasi della formazione del sistema solare, fino a formare gli attuali pianeti.
@peppe: Si, la Luna sia allontana dalla Terra di circa 3 – 3.5 centimetri all’anno. Se ciò rimane costante, in un miliardo di anni la luna si sarà allontanata di 35mila chilometri, che in 5 miliardi di anni fa 175mila chilometri. Credo sia un po’ poco perché si sganci definitivamente…
a beh a quel punto pazienza
il sole sarà molto più vicino
cari Nicolò e Peppe,
dice bene Red. Gli asteroidi di passaggio sono su orbite molto eccentriche e le velocità relative troppo alte. Ci vorrebbe una fortuna eccezionale…
La Luna si allontanerà parecchio, ma quando gli effetti mareali si ridurranno tornerà verso di noi lentamente. I tempi scala sono però lunghissimi…
Se non fosse un satellite perchè legato al Sistema Saturno sarebbe quindi da considerare un Pianeta Nano?
Abbiamo visto bene che non ci sia altro di simile intorno a Giove, Urano e Nettuno?
caro Mario,
hai messo il dito sulla piaga… Per dare un contentino a Plutone, si è cercato di “costruire” i pianeti nani. Purtroppo, sembra che un pianeta nano possa anche essere molto piccolo (l’importnate è che abbia subito un’evoluzione termica). Altri, invece, ben più grandi non hanno subito differeniazione… Che fare? Elimanrli tutti, ma allora anche Plutone? Quando motivazioni “campanilistiche” s’inseriscono nelle definizioni scientifiche…