Proseguendo nel racconto di alcuni momenti scientifici della mia “carriera” astronomica, voglio questa volta parlare di una scoperta abbastanza recente (fine anni ’90), che vede coinvolto un giovane e brillantissimo ricercatore, scomparso prematuramente a 26 anni, in una tragica disgrazia di montagna. Parlo di Fabio Migliorini, laureatosi a Padova, che ero riuscito velocemente a “catturare” a Torino con una borsa di studio. Mi sento sempre un po’ turbato e commosso a parlare di lui. Tuttavia, reputo che sia il modo migliore per far conoscere e valorizzare il suo breve, ma fondamentale ruolo nella ricerca asteroidale.
Bando alle tristezze e veniamo al dunque. Io sono sempre stato soprattutto un “fisico”, ma non mi è mai dispiaciuto, di tanto in tanto, affrontare problemi di dinamica, anche se senza una preparazione ultra specialistica. E forse questa mia limitazione è stata una fortuna.
Mi ricordo, come fosse oggi, la chiacchierata con Fabio nel mio studio. Avevamo da poco collaborato a una delle tante ricerche eseguite sui meccanismi di trasferimento dei frammenti asteroidali della fascia principale verso i pianeti interni attraverso le risonanze di moto medio con Giove (ne ho già parlato in vari articoli su questo sito). Ritenevo, però, strano che si dovessero solo considerare quelle “potenti” macchine che sono le risonanze e che non ci fosse qualcosa di meno evidente, ma altrettanto importante per “allungare” le orbite asteroidali fino a intersecare quelle della Terra (e anche di Venere e Mercurio).
Era da un po’ che mi girava in testa un’idea a prima vista balzana e -forse- eretica: qual era l’evoluzione dei Mars-crosser? Mi spiego meglio. Si sa benissimo che esistono asteroidi di fascia principale che riescono ad attraversare l’orbita del pianeta rosso. La mia domanda era: “Le perturbazioni causate da Marte non potrebbero influenzare a lungo andare le orbite di questi oggetti (i Mars-crosser, appunto) e trasformarli in NEAR Earth Asteroids?”
Solitamente, la risposta dei meccanici celesti era: “No, Marte è troppo piccolo e la sua incidenza trascurabile. Al limite potrebbe causare lievi variazioni orbitali temporanee e nulla più.” Probabilmente, mi dissi, avevano ragione, ma nella mia “ignoranza” dinamica pensavo non fosse assurdo lasciare libera la fantasia. E ne parlai con Fabio, sempre pronto a recepire nuovi stimoli per buttarsi a capofitto in qualsiasi ricerca, anche se ancora non aveva basi sufficienti per l’argomento in questione. Era velocissimo a leggere e a comprendere: in poco tempo si creava un bagaglio conoscitivo di alto livello professionale. E così capitò anche quella volta. Alla mia solita domanda, rispose: “E perché no? Non ci resta che verificare e provare”.
Si mise a cercare nella bibliografia e confermò che nessun lavoro specifico era mai stato fatto. Si accettava l’idea che Marte era troppo piccolo e che non valeva la pena eseguire integrazioni numeriche lunghissime per ottenere un risultato scontato fin dall’inizio. Non restava che passare all’azione. Recuperò da vari colleghi i più moderni programmi per il calcolo dell’evoluzione orbitale degli N-corpi, scelse quello che ci sembrava il più adatto al nostro scopo, inserì un certo numero di Mars-crosser statisticamente valido e poi fece partire il programma. Ci sarebbero voluti mesi di calcolo per vederli evolvere dinamicamente per milioni e milioni di anni.
Ogni tanto davamo una controllata alla situazione e tutto sembrava andare nel verso previsto dagli specialisti: piccole variazioni che rientravano velocemente. Poi, finalmente, iniziarono le prime sorprese che presto divennero la norma. I Mars-crosser si trasformavano in Earth-crosser, non perché vi erano passaggi veramente ravvicinati con Marte tali da dargli uno “schiaffo” decisivo, ma perché le sue leggere ma continue perturbazioni avevano fatto lentamente variare il semiasse orbitale dell’asteroide fino a inserirlo in qualche risonanza di moto medio con Giove e quindi a immetterlo velocemente in orbite interne.

C’era voluto del tempo, in media 60 milioni di anni, ma avevamo avuto ragione. Quella regione, così densamente popolata, poteva essere considerata a tutti gli effetti un potente serbatoio di asteroidi pericolosi. Insieme a colleghi veramente “dinamici”, scrivemmo due articoli a riguardo, uno su Icarus (qui) e uno su Science (qui).

I Mars-crosser sono oggi universalmente considerati sorgente fondamentale dei NEA. Vi è però un grosso problema… Mentre tra i NEA sappiamo che ben raramente gli oggetti superano il chilometro di diametro, con un numero limitatissimo tra i 5 e i 10 km (solo uno, Eros, oltre i 20 km), tra i Mars crosser si trovano veri giganti, qualcuno superiore ai 40 km e forse uno di circa 100 km. Purtroppo, la massa non influisce molto sull’evoluzione dinamica (tutti i Mars-crosser restano di massa trascurabile rispetto a quella dei pianeti) e quindi la stessa probabilità di diventare oggetti a rischio d’impatto ce l’hanno sia le schegge sia i mostri di decine di chilometri… Le stime danno che in media, ogni milione di anni, si originano due oggetti NEA superiori ai 5 km di diametro.
Consideriamo questi risultati solo da un punto di vista scientifico senza estrapolarli verso visioni catastrofiche. Sicuramente, se fa già paura pensare ai danni fantascientifici causati da un “oggettino” di 10 km, come capitato 65 milioni di anni fa, possiamo facilmente immaginare il risultato di un urto con un killer di 40 km!
Quando osserviamo le immagini di Marte e del suo paesaggio triste e desolato, pensiamo anche che, sotto sotto, potrebbe prima o poi vendicarsi della sua splendida sorella poco più vicina al Sole.
Meno male che il 2012 sta per finire…
P.S.: Lascia sempre sgomenti la morte di ragazzi così giovani..... Se poi si pensa a quanto Fabio Migliorini avrebbe potuto fare....
Mi tornano in mente le parole del Vasari riguardo a Masaccio e alla sua morte avvenuta a 27 anni o giù di lì (per opera probabile di "veneno"): "Noi abbiamo fatto una grande perdita".
Tra poco parto per Castel del Piano per una due giorni enoica (degustazione di Pinot Nero)... Che vita, che vita!!!!
Dai che ci vediamo a belgirate e si chiacchera un po' tranquillamente... Dobbiamo anche risolvere il viaggio di Francy. Sto pensando a una soluzione tipo Parma-Asti ....e poi via verso il profondo nord...
Scusate ma l'articolo mi ha fatto sorgere una domanda: Ma gli impatti con il Sole di oggetti grandi dai 40 ai 100 Km di diametro che effetti scatenerebbero? Nulla per via della temperatura e grandezza del Sole rispetto ad essi oppure potrebbero causare gittate di materiale o altro?
quindi marte ci devia dei potenziali pericoli... che bel vicino che abbiamo XD
ormai i marscrossers sono giuicati a tutti gli effetti degli ottimi creatori di NEAs. Resta il fatto che la loro evoluzione è molto lenta, come dicevo nel testo, e che è essenzialmente caotica. Ciò vuol dire che è impossibile stabilire chi e quando entrerà nella zona di pericolo... Ovviamente, sono tutti conosciuti (oltre pochi chilometri) e le loro orbite continuamente seguite. Non sono certo un pericolo immediato, ma sicuramente la maggior parte di loro faranno un viaggio verso il Sole, prima o poi, come già molti loro compagni in passato... Noi abbiamo stabilito il meccanismo di trasferimento e i tempi scala. Poi, non resta che aspettare...