Parliamo di “Comete Oscure” (Dark Comets)

Vediamo insieme cosa si intende con il termine “dark comet”, un termine anch’esso oscuro


Un interessante articolo è apparso recentemente su UniverseToday e desidero tradurlo (come sempre in modo ragionato e non automatico o artificiale) anche perché personalmente è un argomento che conosco poco ed è perciò l’occasione di approfondirlo : lascio volentieri la parola a Matt Williams.

Gli scienziati della NASA scoprono che le comete oscure provengono da due popolazioni

Il 19 ottobre del 2017, il sistema PAN-STARRS-1 ( Panoramic Survey Telescope and Rapid Response System-1) dalle pendici dei monti delle Hawaii aveva annunciato la scoperta di un oggetto interstellare, denominato I1/2017 U1 Oumuamua (che significa scout in hawaiano). Questo oggetto ha creato non poca confusione dal momento che presentava l’aspetto di un asteroide ma si comportava come una cometa, dal momento che ha accelerato al di fuori del Sistema Solare. Da allora gli scienziati hanno scoperto parecchi altri oggetti che si comportano allo stesso modo, le comete oscure.

Con questo termine si intendono “piccoli oggetti che non mostrano una chioma (ndr : l’involucro gassoso attorno al nucleo cometario, che si manifesta quando la cometa passa in vicinanza del Sole), ma che viceversa presentano accelerazione non gravitazionale spiegabile con l’outgassing di gas volatili (ndr: gas che sfuggono dalla superficie e si disperdono nello spazio)”, proprio come ha fatto Oumuamua.

In uno studio recente da parte della NASA, un team di ricercatori ha identificato altri 7 di questi oggetti nel Sistema Solare, raddoppiando di fatto il numero delle dark comet. Ma il fatto più importante è che questi oggetti appartengono a due popolazioni : oggetti più grandi posizionati nella parte esterna del Sistema Solare e oggetti più piccoli all’interno del Sistema Solare.

oggetti che appaiono come asteroidi ma si comportano come comete – Credit: N. Bartmann (ESA/Webb), ESO/M. Kornmesser and S. Brunier, N. Risinger (skysurvey.org)

Gli scienziati hanno avuto un primo sentore dell’esistenza di dark comet nel 2016 quando hanno trovato che l’asteroide 2003 RM aveva deviato in modo significativo dalla sua orbita calcolata : questo comportamento non poteva essere spiegato con il cosiddetto “Effetto Yarkovsky”, secondo il quale gli asteroidi assorbono energia solare che reirradiano nello spazio sotto forma di calore.

Davide Farnocchia, un coautore dello studio della NASA/JPL, afferma che “Quando si riscontra questo tipo di perturbazione in un oggetto celeste, di solito si tratta di una cometa, laddove il materiale emesso dalla sua superficie genera una piccola spinta. Ma in questo caso non abbiamo riscontrato alcun tipo di coda cometaria : si mostrava come un qualunque asteroide – appena un puntino luminoso. Da quel momento e per un certo periodo, non siamo riusciti a comprendere del tutto questo strano oggetto celeste”.

Il secondo pezzo del puzzle è arrivato appunto nel 2017 quando è stato scoperto Oumuamua, il primo oggetto interstellare : appariva ai telescopi come un puntino luminoso, ma la sua orbita si era modificata come se avesse espulso gas volatile dalla sua superficie, pur non presentando una chioma. Farnocchia aggiunge che “Oumuamua era sorprendente da parecchi punti di vista ed il fatto che il primo oggetto interstellare presentasse un comportamento simile a quello di 2003 RM ha reso quest’ultimo asteroide ancora più intrigante”.

Nel 2023 sono state identificate altre 7 dark comet, spingendo la comunità astronomica ad identificare questi oggetti come una nuova categoria. Con gli studi più recenti da parte del team della NASA/JPL, gli autori hanno identificato questi nuovi oggetti del Sistema Solare, riscontrandone alcuni tratti caratteristici.

Darryl Seligman, del Carl Sagan Institute dell’Università statale del Michigan, afferma : “Abbiamo riscontrato un gran numero di dark comet al punto che ci possiamo iniziare a domandare se ci sia qualcosa che le possa differenziare. Analizzando la loro riflettività (albedo) e le loro orbite, abbiamo trovato che il nostro Sistema Solare presenta tue tipi differenti di comete oscure”.

un’immagine artistica di Oumuamua, che espelle gas dalla superficie abbandonando il Sistema Solare – Credit: ESA/Hubble, NASA, ESO, M. Kornmesser

Il primo gruppo, identificato come “outer dark comets” (comete oscure esterne) è simile alle famiglie di asteroidi che orbitano in prossimità di Giove. Oltre ad essere più grandi, con un diametro di centinaia di metri e più (ndr : miracolo! non l’hanno tradotto in pollici, mignoli o cubiti!), presentano un’orbita ellittica molto eccentrica.

Il secondo gruppo invece, identificato come “inner dark comets” (comete oscure interne) è formato da oggetti nettamente più piccoli, di decine di metri o meno, che viaggiano in orbite quasi circolari all’interno delle orbite di Mercurio, Venere, Terra e Marte.

Ed in aggiunta a queste caratteristiche, le ricerche del team pongono ulteriori interrogativi sulle loro origini, sul loro comportamento e sulla loro composizione.

Particolarmente interessante è la domanda se questi oggetti contengano ghiaccio d’acqua, fatto che potrebbe avere implicazioni notevoli per la nostra conoscenza di come l’acqua (e possibilmente la vita) sia stata distribuita all’interno del Sistema Solare miliardi di anni fa.

Seligman conclude affermando che “le comete oscure sono una nuova sorgente potenziale per aver distribuito sulla Terra il materiale necessario allo sviluppo della vita : quanto più possiamo imparare da questi oggetti, tanto più potremo conoscere il loro ruolo nelle origini del nostro pianeta”.

 

Informazioni su Pierluigi Panunzi 513 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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