Il centro della Via Lattea (come quello delle sue sorelle) sembra un posto veramente poco ospitale per la formazione di pianeti. Le stelle sono estremamente vicine una all’altra, le supernove spazzano lo spazio con radiazioni intense e il buco nero centrale deforma lo stesso spazio circostante, sempre pronto a ingoiare qualche ospite poco prudente.
Tuttavia, una recente ricerca del Centro di astrofisica di Harvard mostra che qualche coraggioso pianeta potrebbe formarsi e sopravvivere in questo ambiente così ostile. Come prova, i ricercatori hanno utilizzato proprio la nuvola di idrogeno ed elio, scoperta da poco , che sta dirigendosi verso il buco nero. Essa altro non sarebbe che ciò che resta di un disco proto planetario che circondava una stella. Quest’ultima è sfuggita a una fine terribile e continua la corsa, ma il suo disco non è stato abbastanza fortunato.

La nuvola è stata individuata l’anno scorso con il VLT dell’ESO. La prima ipotesi sulla sua formazione era quella di un getto di gas espulso da una coppia di stelle urtatesi violentemente, ma il Centro di Harvard propone invece una teoria alternativa. Le stelle appena nate sono circondate da dischi di gas e polvere per parecchi milioni di anni. Se una di queste sfiorasse la zona pericolosa dove la gravità del buco nero diventa elevata, le forze mareali e le radiazioni emesse del “mostro” potrebbero facilmente strapparle il disco nel giro di pochi anni.
I ricercatori probabilmente hanno anche identificato la zona in cui si trova la sfortunata stella vagabonda. Essa apparterrebbe a un anello di astri che orbitano attorno al centro galattico a una distanza di circa un decimo di anno luce. In quel gruppo, gli astronomi hanno identificato dozzine di giovani stelle di tipo O, il che fa supporre che contenga centinaia di stelle più deboli di tipo solare. Le interazioni gravitazionali tra loro potrebbero facilmente avvicinarne qualcuna al centro, insieme al suo disco proto planetario che potrebbe facilmente essere catturato dal buco nero. La stella che ha perso il “figlio” lo vedrebbe cadere inesorabilmente verso il buco nero nei prossimi anni e poi riscaldarsi per frizione sempre di più fino a emettere raggi X. Per uno destinato a questa brutta fine, molti altri potrebbero invece sopravvivere anche fino alla morte “normale” della propria stella madre, malgrado la terribile situazione che li circonda.
E’ affascinante pensare che pianeti abitabili possano formarsi così vicini a un buco nero galattico. Se qualcuno di essi ospitasse una civiltà, quest’ultima avrebbe enormi possibilità di testare direttamente e con estrema accuratezza la teoria di Einstein, sfruttando, inoltre, quantità di energia stupefacenti. Forse i primi alieni, estremamente evoluti, verranno proprio da quei luoghi così inospitali?
Come ben si sa, le difficoltà aguzzano l’ingegno.
Come ben si sa, le difficoltà aguzzano lingegno.
Con tutte le energie e le deformazioni spazio - temporali in gioco, questi ipotetici alieni vincerebbero il premio "Gastone Paperone" per la fortuna....
Caro Enzo con le forze mareali così potenti oltre a scontrarsi con il buco nero e magari non nascere nemmeno, si potrebbe ipotizzare anche scontri fra' pianeti che sono riusciti a formarsi? Comunque si può sperare bene in qualche nicchia.
D'altra parte se non erro da quelle parti è posta la Capitale dell'Impero Galattico della trilogia (ed oltre) del grande e compianto Isaac Asimov.
sarà una cavolata quella che sto per scrivere ma: l'universo e la natura quindi (l'universo) non si fermano davanti a nulla!! veramente!
grazie e benvenuto nel sito più bello dell'Universo... per essere modesti, ovviamente