Uno scolaro e un custode dentro al cono
Torniamo al cono di luce della scuola (prima parte) relativo all’istante ADESSO, ossia alle ore 9:00. Sappiamo benissimo come l’istituto sia stato raggiunto dai quattro scolari con il loro passo cadenzato all’ora esatta e sappiamo, nel caso di una forte nevicata, come anche la luce delle loro lampadine possa giungere contemporaneamente agli occhi del custode. Nell’ultimo caso, il cono di luce ci indica proprio le traiettorie spazio-temporali della luce delle lampadine (o delle stelle).
Dove stanno, rispetto al cono di luce della scuola, le traiettorie spazio temporali degli scolari quando camminano verso la scuola? Sono all’interno del suo cono di luce passato. Perché all’interno? Perché i bordi del cono sono descritti solo dalla cosa più veloce che esista, ossia dalla luce, tutto il resto (scolari compresi) devono andare a velocità più bassa e quindi l’angolo delle loro traiettorie, rispetto alla linea di Universo della scuola, deve essere minore di quello formato dalla luce.
Come possiamo, allora, definire il cono di luce di un certo oggetto (o pianeta, o stella o quello che volete)? E’ lo spazio-tempo (è un cono che si disegna nello spazio-tempo e non solo nello spazio!) in cui si sono potuti muovere tutti gli oggetti che hanno raggiunto la scuola sia nel passato che all’istante ADESSO. In altre parole, all’interno del cono di luce della scuola all’istante ADESSO, vi sono tutte le traiettorie descritte, fin dalla sua costruzione, dai vari scolari che si sono succeduti, dei professori e anche del simpatico e gentile custode.
Se fate scorrere il cono di luce passato verso il basso (ossia verso ieri, l’altro ieri, ecc.) vi accorgerete che ogni cono di luce è contenuto dentro a quello più recente. Ciò vuol dire che quello di ADESSO contiene tutti coni di luce passati e, quindi, anche tutte le traiettorie di chi ha raggiunto la scuola in tempi precedenti. Questo importante concetto è illustrato nella Fig. 1.
Nessun oggetto esterno al cono di luce della scuola può entrare al suo interno e raggiungere l’istituto, dato che per farlo dovrebbe andare più veloce della luce (l’angolo tra la sua traiettoria spazio-temporale e la linea di universo della scuola sarebbe più grande di quella delle traiettorie descritte dalla luce).
Consideriamo, adesso, la Fig. 2. Come esiste il cono di luce passato di un oggetto o di un luogo, così esiste anche il suo cono di luce futuro. Basta prolungare le rette che descrivono le traiettorie della luce.
Cosa indica il cono di luce futuro della scuola? Esso contiene al suo interno tutte le possibili traiettorie future di persone o cose che stanno dentro la scuola. Nessuna di esse, però, potrà mai uscire dal cono dato che per farlo dovrebbe andare più veloce della luce. Ovviamente, nessuna traiettoria può nemmeno andare verso il passato. Dall’istante ADESSO si può solo andare verso il futuro.
Siamo ormai pronti per vedere dettagliatamente il passato e il futuro dello scolaro A e del custode Cu in relazione al cono di luce della scuola alle ore 9:00. Cominciamo con il custode Cu. Durante la notte egli dorme nella sua casa (e quindi è fermo) fino a Cu’. Poi si mette in moto e raggiunge la scuola in Cu1. Deve arrivare prima delle 9:00 per aprire le porte e per aspettare i ragazzi. Resta nella scuola fino a Cu2, quando è sicuro che tutti gli scolari siano tornati a casa, e, infine, ritorna alla sua abitazione in Cu” dove può riposarsi.
Qual è invece la traiettoria spazio-temporale di A? Fino ad A’ sta a casa, poi si mette in cammino e raggiunge la scuola in S’ (il custode è già sul posto). Segue le lezioni e riparte quando è in S” , per giungere di nuovo a casa in A” per mangiare, fare i compiti e giocare.
Insomma, con il cono di luce si possono descrivere con facilità tutti i movimenti spazio-temporali. Ovviamente, noi consideriamo solo il cono di luce della scuola, ma ogni cosa o persona possiede il proprio cono di luce. Perfino il Big Bang deve averne uno dato che deve contenere tutti gli altri coni di luce dell’Universo, poiché tutto l’Universo è nato da lui!
Siete ormai capaci di divertirvi da soli e descrivere, ad esempio, i percorsi spazio-temporali degli altri ragazzi e non solo.
Io posso solo, nella Fig. 3, ripetere la trattazione di prima, applicando il concetto al Sole. Questa volta è il Sole che sta fermo e si muove solo lungo la sua linea dell’Universo. Nel suo passato vediamo la traiettoria di un asteroide che lo ha colpito proprio adesso, ma anche la traiettoria futura di un’astronave (che viaggerà, ovviamente, più lenta della luce). Vediamo, però, anche la Terra. Cosa sta facendo? E’ ovvio descrive un’elica attorno al Sole, orbitandogli attorno. Infatti, un orbita su un piano (spazio) diventa un elica circolare nello spazio-tempo. Non è difficile da capire, direi…
Una fata megalomane e una magia senza fine.
E’ venuto il momento di complicare un po’ le cose ed entrare in una favola (solo apparente). Ci vuole, infatti, proprio una fata per compiere la magia della Fig.4. Il paese “normale” della parte alta si trasforma in quello della parte bassa. Cos’è successo? Tutte le distanze si sono raddoppiate! La scuola e le case sono, tra loro, più distanti di prima. La bacchetta magica ha raddoppiato l’estensione del paese.
Notate però una cosa molto importante: le case si sono allontanate, ma le loro dimensioni sono rimaste le stesse. In altre parole, la fata ha ingrandito le distanze, ossia lo spazio, ma non le dimensioni dei singoli oggetti. Nei libri imparerete a capire perché…
Ovviamente la magia è stata fatta una volta sola e in un solo instante. Improvvisamente, il paese si è “raddoppiato”, ma poi tutto torna immobile e tranquillo. Un po’ di stupore e agitazione tra gli abitanti. Qualcuno è anche felice: adesso non è più un paese, ma quasi una città. Forse era proprio questo lo scopo della fata.
Cosa succederebbe agli scolari? Beh… dovrebbero rifare i conti con le nuove distanze, ma non sarebbe un gran problema. La loro velocità è sempre la stessa, il percorso spaziale si è raddoppiato e quindi ognuno impiegherà esattamente il doppio del tempo che impiegava con il paese “ristretto”. Ci vuol poco a sapere a che ora devono partire da casa per arrivare a scuola alle 9 in punto. Basta raddoppiare i tempi di percorrenza.
Purtroppo, la fata è capace di una magia ben superiore. Non ha allargato il paese una volta per tutte, ma ha deciso di allargarlo continuamente al passare del tempo. Istante per istante, le distanze reciproche tra le case e la scuola aumentano senza mai fermarsi. In altre parole, mentre i ragazzi stanno dirigendosi verso la scuola, la distanza che li separa da questa continua ad aumentare.
E’ una situazione imbarazzante. Sembra che la scuola rimanga sempre alla stessa distanza. Verrebbe voglia di mettersi a correre, ma non si può, dato che vogliamo che la velocità rimanga sempre la stessa. La situazione assomiglia a quella della Fig. 5, dove uno scolaro cammina su un “tapis roulant” che viaggia in verso opposto a quello del ragazzo.
Lui andrebbe con la velocità indicata dalla freccia rossa, ma il nastro trasportatore lo rallenta cercando di portarlo indietro (freccia nera). Alla fine il camminatore riesce ad arrivare alla fine, ma il tempo impiegato è decisamente più lungo di quello che avrebbe impiegato con il nastro fermo. Tuttavia, le cose potrebbero anche essere peggiori. Se il “tapis roulant” andasse più veloce dello scolaro, non solo quest’ultimo non riuscirebbe a percorrere la distanza totale, ma sarebbe ricacciato indietro: avrebbe camminato e faticato per niente.
Fortunatamente, le cose nello spazio sono un po’ diverse, anche se leggermente più complicate. Il “tapis” roulant, infatti, viaggia sempre alla stessa velocità, qualsiasi sia la posizione raggiunta dal ragazzo. Nello spazio reale, invece, la velocità del nastro trasportatore (ossia l’allargamento dello spazio) varia a seconda della distanza tra il punto di partenza e quella di arrivo. E quindi varia anche durante il percorso dello scolaro, dato che, se egli riesce a procedere, si avvicina sempre di più alla scuola, anche se con fatica. Sembrerebbe che la velocità sia costretta cambiare non solo da scolaro a scolaro, ma da istante a istante. Ma è proprio così?
Innanzitutto, facciamo un esempio molto calzante di questo tipo di espansione dello spazio in funzione del tempo: il celebre palloncino che si gonfia. Lo vediamo nella Fig. 6.
Le stelle gialle, disegnate sul palloncino azzurro, hanno una certa distanza tra di loro. Tuttavia, se viene gonfiato, raggiunge in breve le dimensioni del palloncino giallo. Le stelle rosse sono le stesse di prima, ma ora sono tutte più distanti tra loro, dato che la superficie del palloncino è aumentata espandendosi. Ogni stella è più lontana dalle altre e non ce n’è una favorita o sfavorita: tutte si allontanano tra loro. Però, se guardate bene, quelle che erano più vicine si sono allontanate di meno, mentre quelle che erano più lontane si sono allontanate di più. In altre parole, stelle più lontane si allontanano a velocità crescente, ossia uno spazio maggiore si interpone tra di loro nello stesso intervallo di tempo. Questo concetto è fondamentale nel Cosmo e lo riprenderemo tra poco.
Prima, fatemi esprimere un concetto importantissimo: “Non sono le stelle che si sono allontanate, ma è lo spazio che le separa che è aumentato. Quando si parla, perciò, di velocità di espansione non si intende la velocità di un certo oggetto (scolari o stelle che siano), ma della dilatazione dello stesso spazio. Se gli oggetti dell’Universo hanno dei limiti ben precisi nei loro movimenti, non potendo superare la velocità della luce, la stessa cosa non vale per la velocità di espansione dello spazio: lui può allargarsi anche a velocità superiore”.
Inoltre, anche se questa sembra una velocità “diversa” rispetto a quelle dei singoli oggetti, è capace di sommarsi o di sottrarsi alle loro velocità e quindi dar luogo a velocità nello spazio-tempo apparentemente diverse. La velocità di espansione è un po’ come la velocità del “tapis roulant”, solo che è variabile.
Immaginiamo, nella Fig. 7, di essere anche noi nel piano in cui sorge il paese e di vedere come si “muovono” due scolari (A e D) che stanno fermi a casa loro sul piano del foglio, in cui lo spazio è la linea orizzontale e il tempo quella verticale. Le traiettorie di A e di D sono solo temporali dato che i ragazzi stanno fermi nello spazio.
Se lo spazio non si espandesse, queste traiettorie temporali sarebbero le linee di universo tutte parallele tra loro, come visto nell’articolo precedente.
Dato che abbiamo già imparato che ogni oggetto si allontana dagli altri, siamo liberi di considerarne uno fisso e rappresentare il movimento degli altri rispetto a lui. Lo ripeto ancora: quello che conta è lo spostamento reciproco e non quello assoluto (che non esiste nemmeno). La direzione fissa è quella della scuola, SS’. La scuola descrive la solita linea di Universo perpendicolare al piano del paese, mentre quelle delle case dei due scolari sono obbligate a descrivere un angolo rispetto ad essa. Non solo, però. Quella più vicina si “piega” di un angolo minore rispetto a quella più lontana. Questo lo avevamo già appurato precedentemente.
A si sposta in A’ dopo un intervallo di tempo t. D si sposta, invece, in D’. Entrambe seguono le loro linee di Universo nello spazio in espansione. Immaginiamo che le distanze si siano raddoppiate. Ossia, A’S’ sia il doppio di AS. Ne segue che anche D’S’ è il doppio di DS. Oltretutto, abbiamo che DS è quattro volte più piccolo di AS. Se non ci fosse espansione A e D percorrerebbero le loro linee di universo AA” e DD”, parallele a SS’ (vedi articolo precedente).
Consideriamo, allora, i triangoli AA’A” e DD’D”. I lati AA” e DD” sono uguali tra loro e rappresentano anche il tempo t trascorso durante l’espansione. A’A” è uguale ad AS per costruzione, dato che A’S è il doppio di AS e A”S’ è uguale ad AS. Analogamente, D’D” è uguale a SD. Ne segue che lo spazio percorso dalla casa A nel tempo t è esattamente 4 volte lo spazio percorso dalla casa D. Quindi, se D’D” = s, A’A” = 4s. La velocità a cui ha viaggiato nello spazio- tempo la casa A è, di conseguenza, quattro volte quella a cui ha viaggiato la casa D, come indicato in figura.
Abbiamo dimostrato che la velocità di espansione varia con la posizione rispetto a una stessa direzione (in questo caso SS’). In particolare, la velocità di allontanamento aumenta all’aumentare della distanza. Questa ovvia conseguenza non è altro che la celebre legge di Hubble, che permette di calcolare la distanza degli oggetti più lontani dell’Universo una volta che si è osservata e misurata la loro velocità di allontanamento. Rosetta e il Teatro vi spiegheranno il procedimento nei dettagli.
Velocità vere e apparenti
Costruiamo, adesso, la Fig. 8 che è quella complessiva del villaggio che si espande con tutte le sue case. Anzi ne ho anche aggiunto qualcuna gialla tanto per rappresentarlo meglio. Al centro vi è la scuola, che si muove nel tempo secondo la retta SS’. Tutt’attorno le case di A, B, C e D. E’ giunto il momento di calcolare esattamente quanto tempo impiegano gli scolari per raggiungere la scuola e confrontare il risultato con quello del caso senza espansione. Ricordiamo che gli scolari devono continuare ad andare alla stessa velocità dell’altra volta, ossia a 10 metri al minuto. Per studiare meglio la situazione, conviene limitarci ad A. Il procedimento è poi analogo per gli altri scolari.
Consideriamo, in Fig. 9, il percorso compiuto dallo scolaro di A a intervalli di tempo molto piccoli e uguali tra loro. Siano dt. Il ragazzo di A, se non si mettesse in cammino, sarebbe trascinato dall’espansione dello spazio in A1. Tuttavia, lui ha iniziato a muoversi andando alla sua velocità. Essa gli permette di percorrere uno spazio ds nel tempo dt. Non ci credete? Facile a dimostrarsi. Se non ci fosse espansione, infatti, A raggiungerebbe la scuola in S’. Percorrerebbe lo spazio sA nel tempo tA (i famosi 40 minuti, ricordate?). La sua velocità sarebbe allora data dal rapporto tra sA e tA. In altre parole, sarebbe rappresentata dall’angolo che AS’ fa con SS’. Ma questo angolo è anche lo stesso che si ottiene se in un tempo dt si percorresse uno spazio ds.
Ne consegue che andando alla sua velocità costante lo scolaro di A descrive proprio uno spazio ds nel tempo dt, come volevamo dimostrare. In modo analogo al “tapis roulant”, lo scolaro di A vorrebbe procedere verso la scuola lungo la retta AS’, ma è trascinato indietro dall’espansione dello spazio che tende a portarlo in A1. In conclusione è come se andasse a sinistra verso A1 e nello stesso tempo dt si spostasse di ds verso destra. Il suo movimento spazio-temporale sarebbe quello rappresentato dal trattino marrone AA1’.
In poche parole, nell’intervallo di tempo dt , il ragazzo di A si è avvicinato, anche se di poco, alla scuola. Poco, ma di una quantità non trascurabile. Infatti, adesso la sua linea di universo nello spazio in espansione è più vicina alla scuola ed è rappresentata da A1’A2. Lo spostamento verso sinistra è, allora, meno violenta di prima, mentre la sua velocità effettiva è sempre la stessa. Lo scolaro, dopo un altro dt, si viene così a trovare in A2’, ancora più vicino a scuola.
L’espansione dello spazio può, adesso, nell’intervallo dt, trascinarlo solo lungo A2’A3 (meno inclinata di A1’A2). Di conseguenza il nuovo segmento marrone lo porta in A3’.
Proseguendo nello stesso modo, per altri due intervalli di tempo, lo scolaro partito da A giunge, finalmente, alla scuola. Avete sicuramente notato che il “tapis roulant” che lo tratteneva ha continuato a cambiare velocità e questa è diventata sempre meno significativa avvicinandosi alla scuola.
La traiettoria finale è una serie di segmenti marroni. Ciò è capitato perché ho costruito il percorso usando intervalli dt piccoli, ma non veramente molto piccoli. Se riducessi ancora di più dt potrei vedere che la linea marrone diventa una curva. Una traiettoria spazio temporale curvilinea.
Cosa ci dice questo risultato? Molte cose. Innanzitutto che lo scolaro partito da A ha impiegato più tempo per arrivare a scuola. Quando lo spazio non si espandeva aveva impiegato il tempo SS’ (i famosi 40 minuti). Adesso ha impiegato il tempo SS”. Questo dato di fatto ci indica una prima cosa importante: lo spazio, passando da S a S”, ossia durante il tempo necessario al ragazzo per raggiungere la scuola, si è raddoppiato. Infatti, A”S” è il doppio di AS. Tuttavia, il tempo impiegato non è il doppio di quello che sarebbe stato necessario senza espansione, ma solo un po’ più grande.
Cosa implica questa constatazione? Che la velocità (spazio diviso tempo) è cambiata. Eppure il ragazzo ha sempre camminato alla sua velocità. Dov’è sta l’inghippo? Facile a trovarsi: basta calcolare esattamente lo spazio realmente percorso dallo scolaro. Ovviamente non è più quello del caso senza espansione, ossia sA (la distanza tra casa e scuola al momento della partenza). Ma non è nemmeno quello che separa casa e scuola al momento dell’arrivo, ossia A”S”.
Per calcolarlo esattamente dobbiamo sommare ogni spazio coperto dallo scolaro, indipendentemente dal trascinamento subito a causa dello spazio in espansione. Nel primo intervallo di tempo dt ha percorso ds, nel secondo ancora ds e via dicendo fino al quinto intervallo che coincide con l’arrivo a scuola. In conclusione, lo spazio realmente percorso dallo scolaro attraverso il SUO movimento è stato pari a cinque volte ds. Qual è la sua velocità finale, allora? Presto detto: ha percorso una distanza pari a 5 ds in un tempo pari a 5dt. La velocità è stata quindi v = 5ds/5dt = ds/dt che è proprio la velocità costante dello scolaro, come abbiamo dimostrato poco fa. Ne consegue che, in realtà, il ragazzo ha mantenuto la sua velocità costante durante tutto il tragitto. Non è cambiata la sua velocità, ma solo lo spazio che lo separava da scuola che si è espanso seguendo le regole definite all’inizio dell’articolo (palloncino che si gonfia ed esempi analoghi).
Questo risultato, oltre che permetterci di calcolare esattamente a che ora il ragazzo deve partire da casa per arrivare a scuola all’ora esatta (deve partire prima da casa e questo anticipo è dato proprio dall’intervallo di tempo S”S’), ci dice anche che lo spazio realmente percorso dallo scolaro non è né la distanza iniziale casa-scuola né quella finale. E’ una via di mezzo che dipende solo e soltanto da quanto si espande lo spazio. Il ragazzo non cambia mai la sua velocità.
Possiamo estrapolare facilmente il discorso all’Universo. La luce delle stelle che giunge sulla Terra ha dovuto percorrere uno spazio, ossia coprire una distanza ben più grande di quella esistente al momento della partenza. Minore però di quella che la stella ha oggi, al momento dell’arrivo della sua “antica” luce sul nostro pianeta. Questo concetto fa capire perfettamente il problema legato al calcolo della distanza delle stelle. Quale ci interessa? Quella di quando è partita la luce o quella reale di OGGI?
Fortunatamente la legge di Hubble (che ormai sappiamo cosa significa) ci permette di calcolarle tutte e due, a seconda del tipo di studio che si vuole fare. Ciò è possibile solo perché siamo capaci di osservare direttamente la velocità di allontanamento delle stelle, lontane nello spazio e nel tempo (si chiama “redshift”).
Abbiamo, però, anche imparato un’altra cosa fondamentale: la luce è arrivata in ritardo a causa dell’espansione dello spazio, ma non ha cambiato velocità (allo stesso modo dello scolaro). Quello che è cambiato è stato solo lo spazio percorso e, di conseguenza, il tempo che ha impiegato a percorrerlo.
La posizione che la stella ha oggi nell’Universo è ben diversa da quella che aveva quando la sua luce è partita (la stessa luce che riceviamo oggi). Questa posizione odierna è quella che ci permette di definire l’Universo Osservabile, un altro concetto importantissimo.
Giocando un po’ con le distanze e con l’espansione dell’Universo non vi sarà difficile trovare delle situazioni molto particolari. Ad esempio, cosa succederebbe se la velocità di espansione per una certo oggetto celeste fosse proprio uguale alla velocità della luce? Ricordatevi il “tapis roulant”… E se fosse addirittura superiore? Ricordate che lo spazio può espandersi benissimo a velocità superiore a quella della luce. Ed ecco la sfera di Hubble e altre apparenti assurdità che capitano nei pressi di un buco nero. Avete visto quanti concetti fondamentali si legano a un paese, a qualche scolaro, a una scuola e a una fata un po’ megalomane? I passi successivi sono adesso nelle mani di Rosetta, prima, e del Teatro, dopo.
Un cono che non è un cono
Non ci resta che disegnare il cono di luce della scuola (o meglio della Terra) a seguito dell’espansione dello spazio. Nel sistema di coordinate che abbiamo usato finora esso subisce una deformazione, così come la linea marrone della Fig. 9. Anzi è proprio lei che definirebbe il cono di luce se la velocità dello scolaro fosse proprio uguale a quella della luce. Disegniamo, allora, la Fig. 10.
Vedete che il cono è adesso deformato rispetto a quello che aveva concluso l’articolo precedente. Conosciamo bene questo cono. Sappiamo che esso contiene tutto ciò che la Terra è riuscita a ricevere (sia a bassa velocità che a quella della luce) durante il suo passato. In altre parole quella figura un po’ stramba è tutto l’Universo (anzi, ancora meglio, tutto lo spazio-tempo) che siamo riusciti a vedere fino a oggi. Molto più piccolo di quello globale.
Una parte di quest’ultimo ci manderà prima o poi dei segnali, ma la gran parte ci sarà sempre vietato. La colpa è solo e soltanto della limitatezza del cono di luce e quindi della velocità della luce.
L’appetito vien mangiando… Come continua il cono di luce andando verso tempi ancora più antichi? Il cono non continua ad allargarsi, ma prima o poi si restringe nuovamente fino a convergere in un punto. Che cosa è quel punto? Non è difficile da intuire: il Big Bang, l’unico punto in cui tutte le distanze diventano ZERO e in cui il tempo inizia a scorrere.
Devo anche fare una considerazione più generale. Io ho usato un certo tipo di rappresentazione, molto semplificata e, parzialmente, anche un po’ scorretta (ma sono errori veniali che non inficiano i concetti). Tuttavia, ci sono molti modi per rappresentare lo spazio-tempo che si espande. Variando le coordinate si può, ad esempio, mantenere sempre uguale il cono, senza deformarlo e altre cose più o meno complicate e matematiche. Per adesso, accontentiamoci di questa trattazione che è la più semplice e comporta errori veramente trascurabili. Già nel Teatro vedrete qualche passo successivo.
Io mi devo fermare qui. Il resto ve lo racconterà Rosetta e le sue simpatiche sorelle. Se poi, non vi basterà più, potrete proseguire con il Teatro del Cosmo. Un gradino alla volta…
Come prima, vi consiglio di stamparvi anche questo articolo e infilarlo tra le prime pagine di Rosetta. Sarà uno strumento in più per trasmettere ai più piccoli le nozioni che voi avete facilmente compreso. Ricordatevi, comunque, che per imparare anche le cose più semplici è necessaria un po’ di volontà e applicazione. In altre parole, è necessario un po’ di tempo per guardare capire le figure attraverso il testo. Senza fretta e con un minimo di concentrazione. Farete un regalo a voi e alla vostra mente.
Spero che questi due articoli estremamente divulgativi vi abbiano fatto venir voglia di andare oltre. Se non avete trovato difficoltà a digerirli, non ne avrete più nemmeno con i libri. E, inoltre, mi aiuterete a divulgare le meraviglie dell’Universo ai più piccoli e ai più inesperti.
Cari amici, dobbiamo pensarci noi! Se ci fidassimo solo dei media l’umanità sarebbe dominata dall’ignoranza. L’ignoranza è sempre brutta, ma è particolarmente disastrosa quando si riferisce proprio all’Universo, ossia a noi stessi.
Forza: voi, io, Rosetta, le sorelline e i loro amici attori del Teatro dell’Universo ce la possono fare!
Due articoli veramente belli!
Mi resta un dubbio Se percorrendo a ritroso il sentiero tracciato dal cono di luce del passato incontriamo, al vertice (poiché il cono in realtà non è un cono ma una specie di pallone da Rugby), il Big Bang (l'origine del tempo e dello spazio), cosa troveremmo percorrendo in avanti il cono degli eventi futuri? Ma soprattutto perché i confini esterni del nostro cono (andando a ritroso) ad un certo punto si comportano al contrario, cioè si restringono?
Tutto ciò è veramente stimolante. Grazie.
Allievi... Custode... Tu sei senz'altro il MAESTRO! Molto ben fatto e grazie per il tuo lavoro!! So quanto sia difficile e faticoso spiegare in termini semplici concetti complicati. Non mi resta che farti i complimenti!!
Semplicemente mi viene da dire che si restringono verso il BB perché tutto ha inizio da lì, in cui si è creato lo spazio-tempo.
Però vorrei chiedere una cosa ad Enzo: se rappresentiamo lo spazio in espansione con delle circonferenze, mi posso immaginare nei pressi del BB un cerchio molto piccolo. Prendiamo 2 puntini su questo cerchio (che rappresenta l'Universo al tempo t) e li chiamiamo A e B. Un fotone parte da A e cerca di raggiungere B. Al tempo t' (successivo a t) noto che il fotone partito da A si è allontanato da B: la distanza che deve percorrere ora è maggiore di quella al tempo t. Questo fatto è imputabile alla velocità di espansione che è stata maggiore della velocità della luce?
Se così fosse possiamo dire che al momento la luce di A non riusciva a raggiungerci, ma ci ha raggiunto (ad esempio) all'istante O, quando è rientrata nella sfera di Hubble al tempo O.
Nel Teatro, si va già un po' oltre per quanto riguarda il cono futuro...
E' fantastico perche' durante la lettura si aveva quasi l'impressione che concetti cosi complicati fossero invece del tutto ovvi e scontati! Una persona alla fine della lettura potrebbe dirsi: strano non ci abbia pensato anche al problema in questi termini! :-)
Purtroppo non e' cosi, speiamo di aver digerito i concetti principali in modo da evitare future domande sciocche nel forum! :-)