L’immagine di base della nostra chiacchierata è stata presa da un “normale” telescopio dell’ESO, solo 1.54 metri di diametro, ma rappresenta perfettamente ciò che capita attorno a una regione di formazione stellare.
NGC 6559 si trova nel Sagittario a circa 5000 anni luce da noi. La vicinanza con una nebulosa famosa e gigantesca come la “Lagoon” la lascia spesso in disparte ed è un vero peccato. Essa si estende solo per pochi anni luce contro i cento della sorella più celebre. Ma, come ormai sappiamo molto bene, nell’Universo non vi è razzismo. Oggetti piccoli e grandi, chiari o scuri, bianchi o neri hanno la stessa importanza.

Il gas nella nube è soprattutto idrogeno, il materiale essenziale per la formazione di nuove stelle. Quando localmente la massa raggiunge un certo limite, la materia collassa sotto la propria gravità. La temperatura al centro della massa che si sta contraendo si alza rapidamente fino a permettere l’innesco della fusione di idrogeno in elio. Nasce una nuova vita stellare. Fino a qui è il solito miracolo della vita che tutti conoscono ormai molto bene. Tuttavia, attorno ai neonati, l’idrogeno continua a farla da padrone e viene investito dalle radiazioni emesse dai giovanissimi astri. Il gas riemette l’energia ricevuta dalle sue stesse figlie e brilla di un tipico color rosso. E’ la parte che si vede bene vicino al centro dell’immagine. Questo tipo di oggetto o –meglio ancora- di fenomeno si chiama nebulosa a emissione, in quanto è essa stessa che invia luce, anche se attivata dalle stelle, l’unica vera sorgente di energia.
Tuttavia, NGC 6559 non è composta solo da idrogeno. Essa contiene anche piccoli granelli solidi, particelle di elementi più pesanti come il carbonio, il ferro e il silicio, inviate nello spazio dalle stelle più grandi già giunte al termine della loro breve esistenza. La luce delle stelle appena nate o in piena attività viene “diffusa” da questa polvere (ossia riflessa nelle direzioni più disparate). Questo tipo di nebulosa viene detta a riflessione, in quanto si limita a sparpagliare la luce che riceve. Essa appare blu dato che il fenomeno è più efficiente per lunghezze d’onda corte, come il blu che si trova al limite dello spettro visibile. E’ proprio ciò che capita nella nostra atmosfera e ci fa vedere il cielo blu. Avevo scritto un articolo QUI.
Se, però, alcune zone della nebulosa sono particolarmente dense, la polvere è capace di bloccare del tutto la luce che le regalano le nuove stelle e si formano macchie scure e isolate dalla forma di linee sinuose che si notano a sinistra in basso e a destra nell’immagine. Per poter guardare all’interno di queste parti più dense è necessario usare strumentazione in grado di ricevere le lunghezze d’onda maggiori che non vengono assorbite. Queste parti della nube sono dette ad assorbimento. Essendo particolarmente dense, non è detto che al loro interno non si possano creare nuovi embrioni stellari.
Lo sfondo dell’immagine è formata dalle stelle della Via Lattea che appaiono più vecchie e gialle. Molte lo sono per davvero, ma tante sembrano così vecchie perché la polvere di NGC 6559 arrossa e affievolisce la luce di sfondo. Un bel ripasso, non c’è che dire!
Un normale scorcio su un ordinario scenario stellare....
.....con un normale telescopio 
di palo in frasca... nell'articolo si parla di CARBONE, è un refuso o è la prova provata delle mie lacune ?!?
Dai che domani cucina Etruscastro !!!
A tutti i principianti come me consiglio di acquistare il libro " Rosetta e le tre sorelle" scritto da Vincenzo...i fenomeni descritti in questo articolo vi sembreranno anche alla vostra, (mia), portata.
P.S: Vincenzo, ho finito di leggerlo proprio ieri e devo dire che da oggi mi sento un pò meno ignorante, almeno ho le basi per poter cominciare un approccio più serio alla materia.
Grazie.
grande poter testare la propria preparazione dopo ROSETTA e il TEATRO....
Bellissima immagine! Il contrasto tra il rosso della riga Halfa e il blu della nube a riflessione che neanche Rubens!!