La nebulosa del Serpente è veramente impressionante. Si snoda per circa 100 anni luce a una distanza di circa 11700 anni luce dalla Terra. Nelle immagini riprese nell’infrarosso da Spitzer essa appare come un lungo e scuro ramo sinuoso e contorto. L’oggetto è particolarmente interessante in quanto mostra una situazione al contorno estremamente favorevole alla formazione di molte stelle massicce (anche più di otto volte il Sole). Queste zone, infatti, mostrano una concentrazione di gas e polvere molto densa, che le ha fatte denominare “nubi scure infrarosse”. La loro densità ne rende particolarmente difficile lo studio. Sulla nebulosa è stato, allora, diretto il SMA (Sub Millimeter Array) dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. Con esso si possono leggere le radiazioni emesse tra l’infrarosso e il radio.

Per capire come si forma veramente una stella, è fondamentale osservarla nelle sue fasi costruttive primigenie, quando è ancora immersa profondamente nelle nubi di gas e polvere. Un problema non da poco che ha le migliori speranze di successo nelle lunghezze d’onda del SMA.
Il gruppo di ricerca ha studiato, in particolare, due macchioline contenute all’interno della maestosa nebulosa, denominate P1 e P6. All’interno di queste due ristrette regioni sono stati individuati ben 23 “semi” stellari (o -se preferite- “embrioni”) che, facilmente, porteranno alla nascita di una o più stelle, ciascuno. Questi semi hanno generalmente masse che vanno da 5 a 25 masse solari e ciascuno copre uno spazio di qualche centinaio di miliardi di chilometri. SMA non solo ha individuato i singoli embrioni, ma li ha anche diversificarli in base all’età.

Le teorie precedenti suggerivano che stelle di grande massa avessero bisogno di una massa originaria di almeno cento volte quella del Sole. La nebulosa del Serpente sembra contraddire questa idea ormai abbastanza ben radicata. I dati mostrano, anche, che le stelle massicce non nascono sole ma in gruppo. Le sorprese non finiscono qui, però. E’ stato sorprendente vedere come queste due macchie, sicuramente primigenie, siano già notevolmente frammentate. In alcuni casi, sono stati già individuati getti bipolari e altri segni di una attività maggiore del previsto.

Il destino della nebulosa sarà quello di dissolversi e brillare come una splendida collana di ammassi stellari.
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di Vincenzo Zappalà – tratto da: L’Infinito Teatro del Cosmo