MARTE – la miniserie del National Geographics

In questo articolo volevo recensire le prime puntate di una mini serie creata dal National Geographics (che d’ora in poi abbrevierò con NG), particolarmente suggestiva…


Una colorazione gialla rappresenta le zone che si trovano sul livello del mare: i punti a quota maggiore sono indicati in arancione e poi in rosso (a circa 3000 m di quota), che diventa poi marroncino al di sopra dei 7-8 km (l’$altezza$ del Monte Everest!). Viceversa punti al di sotto del livello di riferimento sono quelli dapprima verdi (3000 m sotto il livello del mare) , poi celesti poi blu (a – 6000 m) e successivamente violetti (a -9000 m).

Possiamo così vedere che partendo da quella lingua di terra gialla a sinistra se ci spostiamo verso destra (verso la parte centrale della Melas Chasma), la valle si allarga e sprofonda letteralmente verso il basso fino ad arrivare a più di 6km sotto il livello di riferimento (punto D nel diagramma): se invece ci spostiamo verso sud incontriamo la zona colorata di rosso, a ben 3km di $altezza$ (punto F), a formare un altopiano molto vasto.

Dai diagrammi del film e da quello ricostruito, sembra di capire che l’atterraggio è avvenuto appena sulla destra della lingua di terra gialla (in una zona verde, al di sotto del livello di riferimento, più o meno nel punto che ho indicato con B), mentre l’obiettivo era un po’ più a nord, verso sinistra, in un’altra zona verde (punto A).

Al di là dunque della fantastica scelta del punto di atterraggio, sia della base che della successiva astronave con uomini a bordo, all’interno della più bella conformazione orografica della superficie marziana, c’è da dire che questa scelta è a mio parere un tantinello azzardata, visto che a quanto pare anche fra 17 anni non si prevedono modi di atterraggio sufficientemente precisi ed affidabili. In particolare potevano succedere vari eventi sfortunati a seconda del luogo di atterraggio stesso: se l’astronave fosse atterrata prima, poteva benissimo ritrovarsi nella lingua di terra gialla (i Geryon Montes, punto E), con maggiori difficoltà di trovare un terreno piatto. Sarebbe stata più vicina all’$obiettivo$, che però fatalmente era a circa 3km più in basso: se ci pensate non è così allegra la situazione ed è come se sulla Terra atterrassimo a fatica sulla cima di un monte alto 3000m e dovessimo recarci al $campo$ base posto a fondo valle. Un’impresa da scalatori provetti, senza contare l’incertezza del punto di atterraggio in una zona (quella gialla) non certo pianeggiante.

Non sarebbe andata meglio allo sfortunato equipaggio se l’atterraggio fosse avvenuto molto più ad est, in piena zona verde (punto C), se non addirittura lontanissimo in zona azzurra (punto D già citato prima): da quest’ultimo punto, posto ad una distanza enorme dall’$obiettivo$, il percorso sarebbe stato tutto in salita con un dislivello da capogiro…

Atterrando invece nel punto F, a più di 3000 m di quota nella Sinai Dorsa, gli sfortunati astronauti avrebbero dovuto scendere un ripidissimo canyon per arrivare più o meno al punto B, posto 6000 metri più in basso per poi risalire verso l’agognata meta. E se fossero atterrati nel punto indicato con G, nelle Tithoniae Catenae? Qui sarebbero atterrati ad almeno 5000 m di quota e la calata a valle verso il punto A sarebbe stata ancora più proibitiva se non addirittura impossibile.

A questo punto potetre capire la mia perplessità sulla scelta della collocazione del $campo$ base, con le disgraziatissime possibilità di atterraggi sfortunati nelle vicinanze: la location è ottima, quasi sicuramente prescelta dal punto di vista geologico (o meglio areologico), ma magari scegliere una zona dalle parti del punto D oppure a sud del punto F avrebbe favorito l’arduo girovagare degli sfortunati astronauti. Chissà che in un prossimo film qualcuno non copi la mia idea…

La seconda puntata

Nella seconda parte di questa serie di telefilm ho trovato qualche spunto fotografico, il primo dei quali ci vede coinvolti: siamo nel 2016 e quando si parla della ISS viene mostrata la Terra di notte

l'Europa vista dalla ISS con in primo piano l'Italia
l’Europa vista dalla ISS con in primo piano l’Italia

Non possiamo che essere contenti di questa scelta: peccato che in Val Padana e nelle zone di Roma e di Napoli l’illuminazione ha raggiunto oramai livelli allucinanti. In un’altra scena, del 2033 su Marte, viene mostrato di notte il carretto con cui i nostri tentano di raggiungere la meta desiderata: in un cielo non (ancora!) rovinato da smog e luci appare una maestosa Via Lattea in tutto il suo splendore

la Via Lattea dalla superficie di Marte
la Via Lattea dalla superficie di Marte

Al rientro invece dalla ISS, viene mostrato l’interno della Soyuz con i tre astronauti, in un ambiente notoriamente ristretto e tutto sommato alquanto caotico

la capsula di rientro alla Terra dalla ISS
la capsula di rientro alla Terra dalla ISS

Ma certo la stessa ISS al suo interno non è da meno!

interno della ISS, ricca di strumentazione
interno della ISS, ricca di strumentazione

Nulla in confronto con l’asetticità, il candore, la pulizia, ma soprattutto il confort delle astronavi che popolano i vari film di fantascienza: qui vediamo la nostra Daedalus ancora sulla base di lancio

una parte dell'astronave Daedalus
una parte dell’astronave Daedalus

qui invece vediamo un altro scorcio dell’astronave in un corridoio dove il capitano si precipita per sostituire un elemento andato in avaria: non vi ricorda qualche altra scena non del 2033, ma del 2001? Non vi sembra di sentire le note di una canzoncina, una cantilena, che dice “giro giro tondo…” ?

una zona della Daedalus
una zona della Daedalus

La terza parte

Nella terza puntata la vicenda assume connotazioni più razionali, ma sempre tecniche: conosciamo un po’ meglio l’equipaggio ed il loro modo di affrontare le vicende che vedono coinvolti alcuni di loro. Come dicevo all’inizio dell’articolo, compito degli astronauti è trovare un tubo di lava ed una grotta contenente ghiaccio, dove poter installare la cupola necessaria alla sopravvivenza. Al centro di controllo la solerte gemellina trova una zona promettente, visto che la ricerca per mezzo dei droni non poteva essere più portata avanti.

il tubo di lava
il tubo di lava

Nello schermo gigante appare una zona con un bel buco rotondo all’interno del quale successivamente si calerà la silenziosa Marta, che troverà la desiderata zona abitabile, nel fondo di un precipizio

la grotta con un profondissimo strapiombo
la grotta con un profondissimo strapiombo

dove però c’è il ghiaccio

trovato il ghiaccio!
trovato il ghiaccio!

La sopravvivenza è assicurata.

Confesso di aver cercato nella mappa della NASA una conformazione del tipo di quella indicata dell’immagine del tubo di lava: non ho trovato nulla, anche perché queste mappe non sono sufficientemente dettagliate e tutto sommato era come cercare un ago in un pagliaio…

L’avevate trovato l’errore?

Nel popup dove è indicata la distanza di 75.3 km dall’$obiettivo$ appare il titolo “CALCUATING DISTANCE” che nell’immagine del film è invece corretto! I gestori del sito hanno evidentemente ricostruito l’immagine originale, fatalmente incorrendo in un  typo… Non mi soffermo nemmeno sul fatto che le coordinate indicate in quel diagramma non corrispondono al punto di atterraggio della Daedalus, ma ad un punto nettamente differente, quello che avevo indicato con H nel diagramma a falsi colori e che c’entra poco con la vicenda.

Troppo pignolone? No… tanto poi questi piccoli errori non sono nel film…
Rimanete sintonizzati per le prossime puntate della serie!

Informazioni su Pierluigi Panunzi 537 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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