Un articolo pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” descrive una ricerca sulla presenza d’acqua sulla Luna. Un team guidato dal geochimico James M. D. Day dell’Università della California a San Diego ha esaminato quantità e composizioni degli isotopi di zinco, cloro e piombo in una pietra lunare concludendo che l’acqua e altri composti volatili evaporarono molto presto nel corso della storia della Luna. Ciò contraddice una ricerca pubblicata solo alcune settimane fa in cui si sostiene che antichi depositi vulcanici lunari contengono grandi quantità di acqua.

Questa nuova ricerca è basata su una nuova analisi effettuata usando nuove tecniche su frammenti del campione di roccia lunare catalogato come 66095 e soprannominato “Rusty Rock”, raccolto da Charlie Duke e John Young nel corso della missione Apollo 16 e portato sulla Terra. Si tratta di una delle rocce lunari più ricche di composti volatili e l’unica tra quelle portate sulla Terra a mostrare tracce di ruggine, una caratteristica che ha sempre intrigato gli scienziati che si sono chiesti da dove venisse l’acqua che aveva formato quella ruggine.

La conclusione di questa nuova analisi chimica è paradossale perché la composizione di Rusty Rock e soprattutto della sua ruggine è risultata coerente la formazione di un interno della Luna molto secco. La ruggine è piena di isotopi leggeri di zinco e ciò significa che è probabilmente il prodotto dello zinco che si è condensato sulla superficie lunare dopo che è evaporato nel corso del periodo della sua formazione in cui era estremamente calda.
Lo zinco è un elemento volatile perciò il suo comportamento ha alcune similitudini con quello dell’acqua nelle condizioni in cui si è formata la Luna. James M. D. Day ha fatto un paragone con le nubi che si formano dall’oceano: esse sono ricche di isotopi leggeri di ossigeno e l’oceano è ricco in isotopi pesanti dello stesso elemento. Analogamente, l’interno della Luna dev’essere ricco di isotopi pesanti e ha perso quelli leggeri e i composti volatili. Ciò significa tra le altre cose che l’interno della Luna è secco.
Un mese fa circa un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Geoscience” forniva una prospettiva ben diversa in cui i ricercatori portavano quelle che ritenevano fossero prove della presenza di grandi quantità di acqua in antici depositi vulcanici lunari. James M. D. Day ha dichiarato di essere scettico su quei risultati perché i ricercatori non sono stati in grado di spiegare il meccanismo di formazione del vetro vulcanico contenente acqua. In realtà è certo che almeno in alcune perline portate sulla Terra nel corso delle missioni Apollo 15 e 17 ci fosse acqua, l’incertezza è se rappresentino la norma o l’eccezione.
Carrie McIntosh, una studentessa dottoranda di James M. D. Day, sta compiendo un’altra ricerca sulle perline di vetro vulcanico lunare. Ciò permetterà di ottenere ulteriori dati che potrebbero permettere di capire quell’apparente contraddizione. Diverse ricerche hanno analizzato diverse rocce lunari ottenendo diversi risultati e cercando di mettere assieme i pezzi del puzzle lunare apparentemente alcuni pezzi non combaciano. Ciò dimostra che le nostre conoscenze sono ancora frammentarie.
James M. D. Day ha spiegato che ogni volta che le rocce lunari raccolte durante le missioni Apollo vengono analizzate con una nuova tecnica i ricercatori riescono a capire qualcosa in più. Purtroppo le rocce sono poche perciò il lavoro è lento e complesso, il che significa che ci potrebbe volere ancora molto tempo per capire i segreti della Luna. Ciò non riguarda solo la presenza di acqua ma anche i dettagli della sua formazione, legata a quella della Terra.
Articolo di Massimo Luciani originariamente pubblicato su tachyonbeam.com
Ringrazio per la preziosa collaborazione corrado973.
Commenta per primo!
Aggiungi un Commento