Ovviamente si parla sempre in scala stellare, dove le distanze sono proprio astronomiche : pensate che la distanza tra Proxima e α Cen è appena 0.2 anni luce (al ) , che sono però pari a circa 400 volte la distanza di Nettuno dal Sole!
Devo aggiungere che per gli scopi dei miei articoli, con il termine “α Cen” intendo la coppia di stelle α Cen A e α Cen B, dal momento che il cielo che si vede dall’una e dall’altra è praticamente identico, per cui ho volutamente ignorato la componente B tra le stelle utilizzate nei miei calcoli. Grazie a Celestia invece vediamo che da α Cen A, la componente B brilla di magnitudine -18, dato che stavolta la distanza tra le due componenti primarie è di 0.0004201 al e cioè circa 27 UA, poco meno della distanza che separa Nettuno dal Sole… Nelle prime fasi del progetto del programma, avevo provato ad inserire anche la componente B tra le stelle da visualizzare, ma data la sua piccolissima distanza ci avrebbe accompagnato dovunque ci spostassimo, con un effetto non del tutto realistico e gradevole. A breve ritornerò comunque sull’argomento.
Dal punto di vista fisico, α Cen A è una parente molto stretta del nostro Sole, essendo una nana gialla di classe spettrale G2 e con una magnitudine di -0.01 è la quarta stella più brillante del nostro cielo (dopo Sirio, Canopo e Arturo), ma è visibile solamente nell’emisfero australe. Possiede un grande numero di nomi a seconda del catalogo in cui risulta presente
L’immagine di questa stella all’interno del DSS (Digitized Sky Survey) è alquanto deludente e si può notare quanto risulti vicina la componente B
Il cielo di α Cen
Grazie al nostro programma interattivo, possiamo vedere l’aspetto del cielo visibile in prossimità delle due stelle componenti il sistema α Cen: cliccando su questa immagine si aprirà una nuova pagina del browser e dopo qualche secondo apparirà il cielo stellato alfacentauriano.
Già possiamo aspettarci che gli spostamenti delle stelle principali e la forma delle costellazioni siano molto simili a quanto visto nel caso di Proxima, visto che ci siamo spostati di poco nello spazio tridimensionale.
Innanzitutto portiamoci dalle parti di Orione. Anche in questo caso Sirio si troverà vicinissima a Betelgeuse : guardando attentamente, subito a destra della costellazione potremo scorgere una stellina che si muove seguendo il movimento del cursore (avevo provato ad aggiungere il nome in un secondo tempo proprio per visualizzarla meglio, ma non è stato possibile) : si tratta di Proxima, che da α Cen appare appena di quarta magnitudine.
Ricapitoliamo quello che succede in questo fantastico ed intrigante gruppo stellare: viste da Proxima, le due componenti principali del trio (A e B) hanno magnitudine -6 e -5 rispettivamente e appaiono nel cielo vicinissine. Per mezzo di Celestia ho scattato questa immagine molto interessante
a destra vediamo che per riuscire a sdoppiare la coppia di stelle bisogna settare un FOV (Field Of View) almeno pari a 6.5° e per capire meglio di cosa stiamo parlando sono tornato sulla Terra e ho puntato la Luna sempre con lo stesso FOV: lo spettacolo che si avrebbe da Proxima sarebbe perciò di due stelle luminosissime ma vicine. Assolutamente fantastico!
Invece stavolta stando su α Cen A, Proxima appare come una stellina di quarta magnitudine, mentre la componente B è una stella luminosissima ( -18), ma con un diametro apparente di appena 1′, niente a confronto di quello del Sole e della Luna dalla Terra , pari a 30′.
Torniamo ad osservare altre stelle ed altre costellazioni: se ci spostiamo verso Cassiopea ritroviamo il Sole a formare un prolungamento dello zig-zag (una W) della ben nota costellazione.
Cerchiamo ora la costellazione di Bootes e vedremo Arturo spostata verso nord contribuendo alla deformazione del ben noto aquilone che accompagna la coda dell’Orsa Maggiore. Vega ed Altair si sono spostate dalla loro abituale collocazione, il Quadrato di Pegaso è lievemente deformato e più fortemente modificata appare la costellazione del Centauro.
Girando qua e là per questo cielo, possiamo notare che costellazioni estese come l’Eridano e l’Idra hanno subito qualche sussulto e deviazione nel loro percorso tortuoso, il Cratere e la Lepre sono un po’ più stortignaccole, mentre Dubhe e Merak (l’avevate già notato nel cielo di Proxima?) non puntano più alla Polare.
Buon divertimento nella ricerca di costellazioni deformate: già vi posso anticipare che nella prossima puntata troveremo che il cielo della Stella di Barnard presenta parecchie differenze rispetto al nostro cielo, che da appassionati di Astronomia conosciamo molto bene.
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