L’HST ha avviato un nuovo progetto per scandagliare l’universo primordiale, catturando incredibili visioni grandangolari di ammassi di galassie precedentemente osservati, per aiutare gli astronomi a comprendere meglio la distribuzione delle galassie nell’universo primordiale e le condizioni che hanno portato alla loro formazione.
Il programma BUFFALO è guidato congiuntamente da Charles Steinhardt (Niels Bohr Institute, Università di Copenaghen) e Mathilde Jauzac (Durham University, Regno Unito) e coinvolge un team internazionale di quasi 100 astronomi di 13 paesi, inclusi esperti in simulazioni al computer, nelle osservazioni sulla prima evoluzione galattica, sul lensing gravitazionale e sulle supernove. Sono circa 160 le ore in cui Hubble lavorerà per il progetto BUFFALO alla fine delle quali gli studiosi si aspettano di ottenere, non solo, più informazioni sulle lenti gravitazionali, ma di progettare strategie per l’utilizzo del prossimo James Webb Space Telescope.
La foto a corredo dell’articolo, uscita oggi nel sito ufficiale di NASA Hubble, ma elaborata il 4 agosto scorso, rappresenta uno dei migliori esempi di lente gravitazionale: si tratta dell’ammasso Abell 370. La massa incredibilmente elevata dell’ammasso, curva il tessuto dello spaziotempo, deviando e amplificando la luce che proviene da oggetti posti alle “spalle”, più lontani, la cui luce sarebbe altrimenti troppo debole per essere rilevata anche da Hubble. Ecco come Hubble può esplorare quindi alcune delle galassie più antiche e più lontane.
Per raccogliere la debole luce proveniente dalle galassie più remote, Hubble quindi impegnerà 160 ore all’esplorazione dei sei ammassi galattici studiati per la prima volta nel progetto Frontier Fields, che Hubble e Spitzer hanno realizzato tra il 2013 e il 2017.
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