La formazione di un pianeta a partire da un disco protoplanetario avviene in tempi relativamente brevi rispetto alla vita totale della stella intorno cui orbita.
Si stima che un disco protoplanetario si dissipi nell’arco di 5 – 10 milioni di anni, entro i quali un pianeta gigante gassoso deve formarsi, pena la perdita di gran parte della sua potenziale massa ed il blocco della sua crescita.
Un pianeta terrestre, invece, se la può prendere più comoda, e formarsi nell’arco di 100 milioni di anni.
Per confronto, una stella di tre masse solari può vivere fino a 370 milioni di anni, e una di massa solare, come certamente saprete, arriva a 10 miliardi di anni.
Se a questo aggiungete che per capire bene come si formino i pianeti sarebbe fondamentale osservarne direttamente la formazione, e che di stelle ce ne sono tante, sì, ma sono molto lontane, capirete che non è facile trovare conferma alle teorie che si occupano della formazione planetaria.
Ecco perché quanto osservato con SPHERE del VLT e divulgato oggi assume una certa importanza.
Già tre anni fa il telescopio ALMA, che osserva nella regione delle microonde (e quindi riprende oggetti con temperature molto basse, di una decina di Kelvin), aveva ripreso la stella AB Aurigae, un oggetto Ae di Herbig (ovvero una stella relativamente massiccia e giovane ancora in formazione) a circa 520 anni luce da noi.
Attorno ad essa aveva sorpreso un disco di accrescimento protoplanetario che presentava un anello e delle strutture spiraleggianti, indice di pianeti in formazione (almeno due).
Si pensa che i pianeti in formazione lascino dei vuoti circolari all’interno del disco di accrescimento se in orbita stabile, mentre creino delle strutture spiraleggianti nel caso in cui stiano migrando verso la loro stella.
Ecco l’immagine ripresa, e QUI l’articolo dell’epoca (in inglese).
Data la vicinanza dell’astro e la peculiare forma del suo disco di accrescimento, è stato praticamente un obbligo continuare le osservazioni, utilizzando questa volta SPHERE, che è pensato proprio per l’osservazione diretta dei pianeti extrasolari. L’immagine ricavata è la seguente:
Come potete vedere, oltre all’evidente spiraleggiare della polveri, si nota benissimo un “nodo”, un grumo all’interno della spirale: molto probabilmente, un pianeta in formazione, più o meno distante da AB Aurigae come Nettuno dal nostro Sole.
Il ‘nodo’ è previsto da alcuni modelli teorici di formazione planetaria, come punto di connessione di due spirali – una che si avvolge verso l’interno dell’orbita del pianeta, l’altra che si espande verso l’esterno – le quali si uniscono esattamente dove dovrebbe trovarsi il pianeta. Trasportano gas e polveri del disco sul pianeta in formazione, sul quale si accumulano consentendone l’ulteriore crescita e formazione.
Articolo originale QUI.
Ringrazio per la preziosa collaborazione corrado973.
Che bello, il nostro universo è così insondabile. È tutto molto interessante.