Perseverance raccoglie il suo primo campione: la cronaca per immagini

Si è conclusa l’operazione durata due settimane che ha portato alla raccolta del primo campione di roccia marziana. Riviviamola con dettagliate immagini direttamente dal pianeta rosso.


Finalmente, nella notte italiana tra il 6 e il 7 settembre, l’annuncio ufficiale: il primo campione di suolo marziano è stato sigillato e messo al sicuro! Dopo un tentativo fallito a inizio agosto, con il materiale che si era polverizzato lasciando vuota la punta preposta a trivellazione e raccolta, ogni cautela è stata presa affinché stavolta tutto andasse per il meglio. Dalla scelta della roccia ritenuta estremamente solida e compatta, a svariate verifiche e centinaia di foto di ogni passaggio della procedura.

Tutto nasce dal fatto che il rover Perseverance ha con sé, oltre alle favolose camere di ripresa di cui è dotato, anche uno dei più complessi apparati robotici mai mandati nello spazio: il Sample Caching System (a questo link maggiori informazioni e un dettagliato video con il meccanismo di funzionamento). Lo scopo di questo marchingegno è rendere possibile la missione visionaria che è il ritorno a Terra di 43 fiale in titanio che, una alla volta, saranno riempite con roccia e aria marziana. Oggi vediamo più nel dettaglio come si è svolta la raccolta riuscita del primo campione.

Ho organizzato la narrazione affiancando ai giorni terrestri il conteggio in Sol. Questo è il nome che si usa per definire il giorno marziano e per la missione di Perseverance il conteggio ha avuto inizio il 19 febbraio, data in cui il rover ha toccato il suolo del pianeta rosso. Vi ricordo che il giorno su Marte dura circa 40 minuti più che sulla Terra, portando il conteggio dei giorni a non essere sempre perfettamente allineato tra i due calendari.

Il nostro racconto inizia nel Sol 180, da noi il 22 agosto. Perseverance è giunto nella regione denominata Citadelle e qui i tecnici individuano una roccia promettente di cui arrivano le prime foto. La battezzano Rochette, continuando a farsi ispirare dalla lingua francese. Le evidenti striature, dovute all’incessante azione del vento marziano, suggeriscono agli scienziati che la roccia sia molto solida e rappresenti perciò un target ideale per il trapano.

Rochette! Qui mostrata in una elaborazione a partire da foto scattate dalle Front Hazard Camera di Perseverance. Sol 180. Credits: NASA/JPL-Caltech
Un ingrandimento su Rochette. Sol 180. Credits: $NASA$/JPL-Caltech

Lo studio del sasso marziano prosegue per alcuni Sol, condotto attraverso immagini delle MastCam-Z  e SuperCam-RMI (apparati collocati sulla testa, o mast, del rover) e Watson. Quest’ultima è la camera posta sul braccio robotico, usata per ingrandimenti di precisione ma anche per scattare i favolosi selfie marziani. Le due MastCam-Z sono dotate di una serie di filtri per restringere in modo molto selettivo la banda che si vuole osservare. Ciò permette di dedurre con ottima accuratezza la composizione del terreno e delle rocce che si osservano. Qui di seguito due immagini del Sol 182.

Una soggettiva bassa, sempre grazie alle Front Hazard Camera, che mostra il braccio robotico all’opera. Sulla destra della grossa torretta rotante si nota il trapano con i due stabilizzatori. La camera Watson è puntata verso il basso, e sta riprendendo la roccia. Sol 182. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
Una delle foto di Rochette riprese dalla camera Watson. La distanza minima di messa a fuoco della camera è di appena 18 mm, e qui probabilmente non ci siamo andati molto lontano. Sol 182. Credits: $NASA$/JPL-Caltech

 

Giungiamo al Sol 185, 27 agosto. Ci si inizia a sporcare le mani: Perserverance sfodera il tuo trapano e a più riprese “assaggia” Rochette! Impiegando una sorta di fresa penetra nella roccia per alcuni mm così da consentire analisi più approfondite e, tra le varie caratteristiche, valutarne la durezza. Il team del JPL a capo della missione vuole evitare di polverizzare anche questa…

Visuale della punta del trapano usata per la prima abrasione della roccia. Da notare i due già menzionati stabilizzatori laterali, impiegati per poggiare sulla roccia l’intero apparato mentre la punta avanza perpendicolarmente in modo controllato. La foto è scattata dalla Left MastCam-Z. Sol 185. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
La camera Watson ci delizia con questa inquadratura ravvicinata di Rochette che è stata abrasa poco prima. Sol 185. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
A partire da una serie di foto scattate dalle Left e Right MastCam-Z ho elaborato questa foto a campo più ampio di Rochette dopo la prima abrasione. Sol 187-189. Credits: $NASA$/JPL-Caltech/Piras

Sol 190, 2 settembre. È il grande giorno! Perseverance viene programmato per eseguire la trivellazione, e naturalmente l’operazione viene riccamente documentata dalle camere di bordo. Dopo aver forato la roccia e raccolto il campione il trapano sarà inclinato di circa 45° verso l’alto e verranno eseguite 5 accensioni da un secondo allo scopo di ripulire l’imboccatura della fiala da eventuale polvere residua. Questa operazione, auspicabilmente, farà scivolare più a fondo il cilindretto di roccia prelevato.
Vediamo più nel dettaglio queste operazioni.

Trivellazione in corso! Ripresa della Front Left Hazard Camera alle ore 12:34 marziane. Sol 190. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
Il campione di roccia è stato correttamente estratto, e lo si scorge all’imboccatura del trapano. Proprio intorno all’apertura, e rivolta verso la parte superiore, si intravede una mezzaluna: si tratta del bordo della fiala, e si distinguono anche alcuni caratteri del suo numero di serie 266. Ore 12:39 del Sol 190. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
Un’altra immagine della punta con visibile la roccia al suo interno. Foto scattata con la Left MastCam-Z alle ore 12:53 del Sol 190. Credits: $NASA$/JPL-Caltech

 

La punta è orientata verso l’alto per l’operazione di pulizia, oltre che posta a favore di camera per un attento monitoraggio. Sono le ore 13:15 del Sol 190. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
Alle 13:20, al termine delle operazioni di pulizia, il carotaggio non è più visibile all’imboccatura della punta. Dovrebbe essere scivolato correttamente sul fondo della fiala, ma non si ha ancora la certezza di questo. Sol 190. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
Elaborazione personale con le prime immagini di Rochette al termine dell’operazione di trivellazione. Oltre all’evidente foro, fate caso alla polvere scivolata giù al suolo e a quella che ha riempito il precedente intaglio. Foto scattate con le NavCam. Sol 190. Credits: $NASA$/JPL-Caltech/Piras
Avete un paio di occhialini 3D, di quelli rossi e blu? È il momento di tirarli fuori per apprezzare a piena risoluzione questo anaglifo. L’ho realizzato combinando 4 foto, 2 per “occhio”, scattate dalle NavCam di Perserverance. Sol 190. Credits: $NASA$/JPL-Caltech/Piras

Dopo poco meno di un’ora dall’inizio della trivellazione, le operazioni della giornata si concludono. Purtroppo neppure foto con varie esposizioni sono state in grado di chiarire se il campione di roccia sia al sicuro all’interno del tubo in titanio o se sia sciaguratamente scivolato fuori. Per questa ragione, approfittando di condizioni di illuminazione più favorevoli con il giusto angolo del Sole, si programma una nuova serie di foto da eseguire a breve. Nel frattempo è previsto il 13esimo volo dell’elicotterino Ingenuity, e l’attività scientifica deve essere sospesa brevemente per consentire al team che gestisce il drone di inviare il piano di volo.

Bisogna aspettare il Sol 193, quando sulla Terra è il 4 settembre, per avere la conferma finale con altre immagini. Ed è un’ottima notizia perché l’operazione è riuscita con successo!

La tanto attesa conferma: il campione è al sicuro! Sol 193. Credits: $NASA$/JPL-Caltech

Ed eccoci al Sol 194, 6 settembre. È il momento di trasferire la fialetta con la preziosa roccia al Sample Caching System per sigillarla e conservarla. Anche questa operazione viene documentata, perché c’è una camera speciale dedicata alla verifica finale dei campioni. Ecco a voi le immagini della CacheCam.

La CacheCam riprende l’interno del tubo con visibile al centro il campione di roccia. È una delle ultime immagini prima che il cilindro venga sigillato ermeticamente e conservato. L’anello dorato è il bordo del tubo, dotato di una flangia asimmetrica usata per troncare il campione dopo che il trapano è penetrato nella roccia. Il bordo marrone è invece parte del braccio che manipola il tubetto. Al momento della foto su Marte erano le ore 16:16 del Sol 194. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
Sono passate due settimane, e si conclude finalmente l’operazione: il tubo è chiuso da un sigillo con numero di serie 99! 16:59 marziane del Sol 194. Credits: $NASA$/JPL-Caltech

Spero che questo resoconto vi abbia appassionato, e che viverlo con queste immagini incredibili che arrivano da 394 milioni di km vi abbia fatto sentire un po’ più vicini al pianeta rosso. Il quale, a proposito, è quasi in congiunzione. Tra poco ogni comunicazione con Marte dovrà essere messa in pausa per qualche settimana per evitare le interferenze solari che rischiano di corrompere le trasmissioni.

Per l’ultima immagine dell’articolo torniamo sulla Terra, e vi mostro com’è fatta una di queste fantomatiche fiale in titanio che conserveranno i preziosissimi campioni marziani.

Piccola chicca, questa fotografata è proprio la fiala 266.

La fiala numero 266 fotografata nei laboratori del $JPL$. Il colore bianco è stato scelto per aumentare la schermatura dalle radiazioni solari che potrebbero alterare la composizione chimica dei campioni una volta che saranno deposti al suolo, in attesa della missione di recupero che dovrebbe vedere la luce tra qualche anno. Credits: $NASA$/JPL-Caltech
Informazioni su Antonio Piras 72 Articoli
Ingegnere elettronico per lavoro, da sempre appassionato di scienza. Scopro l'osservazione astronomica grazie al telescopio della LIDL (ebbene sì) che mi svela le lune medicee un giorno prima di Galileo...ma 405 anni dopo. Da allora la passione cresce a dismisura e attualmente la coniugo alla fotografia, altro grande hobby.

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3 Commenti    |    Aggiungi un Commento

  1. Molto interessante, grazie.

    Piccola curiosità: ma si sa già quando e come è previsto il recupero dei campioni che stanno prelevando?

  2. Le missioni sono ancora in fase di studio (a quanto ne so) e dovrebbero svolgersi a cavallo tra 2026 e 2031.
    A grandi linee, Perseverance verso la fine della sua missione depositerà al suolo le fiale. Un rover atterrerà nelle loro vicinanze, le raccoglierà e le inserirà in un piccolo razzo ospitato all'interno del medesimo lander. Questo razzo avrà potenza limitata e piccole dimensioni, quindi inadatto al ritorno diretto verso la Terra. Quindi la scelta sarà di far partire verso Marte un altro orbiter che compirà un rendez-vous con il razzo (o più probabilmente solo con il suo prezioso carico) in orbita marziana. A quel punto si riaccendono i motori e si torna verso casa

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