All’Università di Melbourne, lo studio delle fratture e delle fessure del ghiaccio ha dato il via a una teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’Universo.
Gli antichi filosofi greci si chiesero già allora di cos’era fatta la materia: di una sostanza unica e continua o di piccole parti separate? Noi oggi sappiamo che è vera la seconda ipotesi. Più di duemila anni dopo, Einstein ha assunto uno spazio continuo e liscio. A scala molto piccola, potrebbe invece non essere così. Una nuova teoria (nota come Quantum Graphity) suggerisce che lo spazio potrebbe essere composto di indivisibili mattoncini, come i piccolissimi atomi ipotizzati dai filosofi greci. Qualcosa di simile ai pixel che formano un’immagine su di uno schermo. Il problema è che essi sono talmente piccoli da non potere essere visti direttamente.
I ricercatori di Melbourne pensano di avere trovato una strada per identificarli. Essi ipotizzano che l’Universo primordiale sia stato come un liquido che, raffreddandosi rapidamente, si sia cristallizzato nelle quattro dimensioni che vediamo oggi. Se ciò fosse vero ci potremmo aspettare la formazione di fratture come quando l’acqua si trasforma in ghiaccio. Alcuni di questi “difetti” sarebbero rilevabili: i fotoni della luce e altre particelle potrebbero curvare o riflettersi su queste zone discontinue e mettere in evidenza i difetti della cristallizzazione. Forse, la migliore rappresentazione di questo spazio sarebbe simile alla superficie del satellite Europa di Giove.
Il gruppo di ricerca ha identificato alcuni test da compiere e spera che possano verificare la rivoluzionaria ipotesi. Aspettiamo e vediamo …
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Nooo.... L'articolo è a pagamento... E mo come faccio?
Va a vedere che poi magari alla fine è tutto collegato!
Queste ipotesi proprio non le digerisco...
solo per evitare di complicarci la vita...
a questo punto regrediamo e torniamo a fare filosofia e a parlare di Apeiron ecc. oppure torniamo a catechismo a studiare religione