È appena passato un altro solstizio d’estate, ed è giunto il momento di lasciarsi andare a qualche idea più speculativa prima che le calde giornate dell’emisfero settentrionale si riducano troppo e facciano tornare il pensiero razionale.
Quindi, con un bel cocktail (alcolico) alla frutta in una mano, consideriamo il seguente esperimento mentale. Il cosiddetto “paradosso di Fermi” è diventato moneta corrente nelle speculazioni sulla natura della vita nell’universo, quindi non ho intenzione di darne una descrizione molto dettagliata. Darò invece un’occhiata a questa bella descrizione di Adam Frank, ricordando solo la premessa di base: se la vita nell’universo non è incredibilmente rara, in qualche modo avrebbe dovuto già bussare alla nostra porta. Il fatto che non l’abbia fatto è quindi significativo.
Ma l’universo è una cosuccia insignificante. Orde di fisici ci dicono che la nostra realtà, il nostro cosmo, potrebbe non essere l’unico, e che potremmo trovarci all’interno di un multiverso.

Questo potrebbe essere strutturato in una varietà di forme: dagli universi tascabili prodotti dall’inflazione cosmica, alle divagazioni della meccanica quantistica sui “molti mondi”, fino alle “brane” della teoria M in dimensioni superiori, e così via. Come se non bastasse, tutte queste varianti potrebbero non essere vere e proprie varianti alternative. Potrebbero essere tutte raccolte in una stupefacente matrice di realtà. Così tante realtà, che tutto quello che può succedere (e deve) succedere, succederà, e succederà un numero enorme (oserei dire, infinito) di volte.
Altre orde di fisici (beh, forse non proprio orde, ma comunque una frazione significativa, e sobria, della specie “fisico”) alzano gli occhi al cielo e sottolineano che spira un’aria di ridicolo in alcuni di questi discorsi. Dopo tutto, dicono, le teorie capaci di spiegare qualsiasi cosa dicendo semplicemente “tutto è possibile”, non sono esattamente teorie che seguono il vero metodo scientifico, visto che non possono essere razionalmente falsificate.
Supponiamo che siano vere le idee più “liberali” sul multiverso. In questo caso, un Fermi dei giorni nostri potrebbe riproporre esattamente la stessa domanda fatta nel 1950: “Dove sono tutti?” Ma questa volta la questione non riguarda i viaggiatori interstellari, o perché non sono state avvistate le civiltà galattiche. Il nuovo quesito è: “Dove sono tutti i viaggiatori e le civiltà del pan-multiverso?”
Un altro sorso del nostro drink, e cerchiamo di spacchettare un po’ la domanda. Se la realtà è effettivamente composta da un vasto numero di realtà, e se “qualsiasi cosa” può accadere, accade, e deve accadere innumerevoli volte, tutto questo deve probabilmente includere la possibilità che esseri viventi (di qualunque cosa siano composti) saltino tra gli universi, volenti o nolenti. Dopo tutto, il solo fatto che la fisica nel nostro universo renda questa prospettiva un po’ difficile, non impedisce che la fisica di un numero enorme di altri universi dica “come no, andate avanti a destra!”
E qui sta il problema. Ignorare la capacità tutta umana di auto-inganno, non c’è alcuna prova concreta che siamo oggi o siamo stati visitati in passato da roba proveniente da altre realtà. (E se vi viene da dire che su questo mi sbaglio, scusate, ma potete risparmiarvi il fiato).
Allora, qual è la risposta? Perché non succede questo?
Forse viaggiare tra le parti del multiverso è impossibile (se non fosse che quasi per definizione non dovrebbe essere impossibile ovunque) oppure molto, molto difficile.
Forse nessuna entità che ha raggiunto uno stadio in cui potrebbe saltare tra gli universi, desidera farlo (se non fosse che deve esserci qualcuno da qualche parte che lo fa. Anche in questo caso, quasi per definizione).
Forse siamo soli, l’unica forma di vita in ogni realtà (se non fosse, ancora una volta quasi per definizione, che un multiverso conterrà altre forme di vita).
Forse, molto semplicemente, non c’è alcun multiverso.
Su, bevete. E’ quello che sto facendo io.
L’autore
Caleb Scharf è direttore del multidisciplinare Astrobiology Center della Columbia University. Ha lavorato nel campo della cosmologia osservativa, dell’astronomia X e, più recentemente, della scienza degli esopianeti. I suoi ultimi libri sono I motori della gravità. L’altra faccia dei buchi neri (La biblioteca della scienze, Le Scienze, e Codice 2014) e Il complesso di Copernico. Il nostro posto nell’universo (Codice, 2015)”. Per seguirlo su Twitter: @caleb_scharf.
(La versione originale di questo articolo è apparsa il 23 giugno su scientificamerican.com.)
Articolo originale QUI.
Grazie Red!!
E' un po' inquietante...Non tanto la conclusione che non esistono altri universi, ma le implicazioni del paradosso di Fermi. Posso facilmente accettare che esista un solo Universo, ma essere soli nel cosmo.......!
Tuttavia ha senso. Non basta affermare che "tutto è possibile". Certe teorie sembrano davvero strampalate. Eppure anche molto di ciò che ora per noi è un dato di fatto, in passato sicuramente poteva semprare strampalato. Insomma, un bel casino! J
Molto bello questo articolo!!!
Si, bell'articolo! Certamente, la teoria dei multiverso e' parecchio intrigante. Sul paradosso
di Fermi bisognera' che mi informi.
Bello, interessante e, aggiungerei, stimolante.
Comunque non sufficiente, per me, a farmi abbandonare la mia passione per il multiverso e, naturalmente, per il fattore antropico.
Alcuni degli elementi principali a favore:
Big Bang: perchè uno solo?
Costanti fisiche: perchè questi valori?
Evoluzione: statisticamente possono bastare 13,7 miliardi o ci sono infiniti "laboratori" a provare?
Ultimo ma non meno importante: noi conosciamo questo universo perchè siamo qui, fattore antropico.
Enrico, tra le cose che leggo seleziono quelle che mi piacciono di più. La "Cosmic variance" un ottimo spunto! Grazie
ok, ora mi tirerò le inimicizie di tutti, ma non posso tenermelo dentro:
bell'articolo, molto interessanti gli spunti offerti dai forumisti e direi che posso anche concordare, però..."il paradosso di fermi" non ha alcuna valenza nè base scientifica, mi stupisce che alcuni ancora oggi lo utilizzino come una sorta di dogma, da cui partire per snocciolare teorie.
questo "paradosso", gonfiato quasi alla stregua di una legge fisica, come se fosse un qualche tipo di enunciato da studiare sui libri di testo, e' stato solo un suo pensiero e si basa sul nulla, è stato dettato solo dalle sue (senza dubbio legittime) personali convinzioni.
detto ciò, a parer mio, la cosmologia può benissimo andare avanti senza basarsi (ed infatti fortunatamente non lo fa) sui pareri di un solo uomo. fortunatamente abbiamo scienziati che lo fanno di lavoro, saranno loro a stabilire se esistono 1, 2 o infiniti universi, multiversi, popolati da batteri oppure vuoti e sterili. non lo so, aspettiamo e vediamo
Sono d'accordo anche con il pensiero di @Cagnaccio. Il paradosso nasce comunque come stimolo per affrontare il problema ma non è un postulato della scienza, nè un teorema della matematica, quindi va solo preso come un esempio, nemmeno un dogma.
d'accordo anch'io,poi non lo definirei neanche un paradosso
Mi sono informato su questo "Paradosso di Fermi", data l'infinita ignoranza non lo conoscevo pero',
per quel che ho capito, non vedo il paradosso. Mi pare piu' un'affermazione che altro e personalmente,
non la condivido nemmeno.