Come ti misuro un esopianeta

L’ultima acquisizione dati della missione Gaia ha permesso agli astronomi di migliorare la precisione delle misure stellari, e quindi degli esopianeti.

Come viene stimata la dimensione di un esopianeta? Il loro raggio viene generalmente misurato conoscendo quello della stella attorno alla quale rivolvono. Si tratta quindi di studiare le curve di luce mentre il pianeta transita davanti alla stella, dalla prospettiva del telescopio osservante. Il raggio della stella ospite è quindi un parametro chiave, e l’ultimo rilascio di dati della missione Gaia ha permesso agli astronomi di migliorare la precisione delle misure stellari in modo molto significativo.

[amazon_link asins=’8822068777′ template=’ProductAd’ store=’astronomia04-21′ marketplace=’IT’ link_id=’b8fb4fff-c004-11e8-b3f9-61683c13c42a’]In particolare, l’accuratezza dei nuovi dati consente agli scienziati di confermare alcune ipotesi precedenti sulla distribuzione delle dimensioni dei circa 4500 esopianeti conosciuti. Tale parametro, infatti, non è esattamente uniforme, ma alcune dimensioni di esopianeta sono meno comuni di quanto ci si potrebbe aspettare. In particolare, vi è una scarsità di pianeti con raggi leggermente più grandi di circa il doppio di quello terrestre. Altre lievi diminuzioni si hanno successivamente a circa quattro e dieci volte il raggio della nostra Terra.

Gli astronomi stanno usando il loro nuovo database per definire un nuovo schema di classificazione per gli esopianeti.

Esopianeti
Rappresentazione artistica di esopianeti simili alla Terra ma di diverse dimensioni. Credits: NASA

La prima categoria comprende i pianeti più piccoli di quattro raggi terrestri, e all’interno di questo gruppo vi sono due sottogruppi: quelli più piccoli di due raggi della Terra e quelli fra due e quattro. Questi piccoli pianeti sono generalmente poveri di gas.

La seconda categoria raccoglie gli esopianeti con grandezze tra i quattro e i dieci raggi terrestri, per i quali è stata proposta la denominazione di transitional planets (pianeti di transizione), in quanto si collocano tra la prima categoria e la successiva. In più, c’è una relativa scarsità di questa tipologia di esopianeti, per ragioni ancora ignote.

Il terzo e ultimo raggruppamento contiene i giganti gassosi, quelli con dimensioni superiori a 10 raggi della Terra e che sono prevalentemente costituiti da idrogeno ed elio. Vi sono quindi esopianeti simili a Giove e persino nane brune (tra le stelle più piccole che si conoscono). Gli autori concludono che, in base alle osservazioni, il gruppo che comprende esopianeti fra i 2 e i 4 raggi terrestri sarebbe quello con la maggior probabilità di trovare nuclei ricchi di acqua.

Questi risultati aiuteranno a raffinare l’elenco degli oggetti selezionati per i follow-up osservativi inerenti la ricerca di mondi potenzialmente abitabili.

Fonte: https://phys.org/news/2018-09-classification-scheme-exoplanet-sizes.html

Informazioni su Stefano Simoni 625 Articoli
Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.

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