Dopo la fase di avvicinamento all’asteroide che abbiamo documentato Qui, il team di OSIRIS sulla Terra ha puntato tre degli strumenti della sonda verso Bennu e ha iniziato a fare le prime osservazioni scientifiche della missione sull’asteroide. I dati ottenuti dai due spettrometri della sonda spaziale, lo spettrometro a infrarossi e visibile OSIRIS-REx (OVIRS) e lo spettrometro di emissione termica OSIRIS-REx (OTES) rivelano la presenza di molecole che contengono ossidi di ossigeno e idrogeno uniti, noti come “idrossili”.

E’ probabile che questi gruppi idrossilici esistano su tutto l’asteroide presenti in minerali argillosi “portatori” d’acqua. Ovviamente Bennu è troppo piccolo per avere mai ospitato acqua liquida ma la scoperta indica che essa era presente in qualche momento sul corpo progenitore , un asteroide molto più grande. I ricercatori ipotizzano che tra 800 milioni ed un miliardo di anni fa Bennu fosse parte di un asteroide più ampio, con diametro di circa 62 miglia, abbastanza grande da poter ospitare l’acqua, salvo poi distruggersi a seguito di un’enorme collisione, generando pezzi più piccoli.
E’ una buona notizia questa segno evidente che studiare Bennu è davvero importante per capire la formazione del sistema solare. “La presenza di minerali idrati sull’asteroide conferma che Bennu, un residuo della formazione del sistema solare, è un eccellente esempio per la missione OSIRIS-REx per studiare la composizione primitiva”, ha detto Amy Simon, scienziato presso il Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland. “Quando i campioni di questo materiale verranno restituiti dalla missione sulla Terra nel 2023, gli scienziati riceveranno un tesoro di nuove informazioni sulla storia e l’evoluzione del nostro sistema solare.”
L’aggiornamento della NASA ci fa sapere anche che tutto procede secondo i piani.“I nostri dati iniziali mostrano che il team ha scelto l’asteroide giusto. Fino ad ora non abbiamo avuto alcun problema insormontabile su Bennu “, ha affermato Dante Lauretta, leader della missione OSIRIS-REx presso l’Università dell’Arizona, a Tucson. “Il veicolo spaziale è sano e gli strumenti scientifici funzionano meglio del necessario. È ora che inizi la nostra avventura. “
La missione sta attualmente effettuando una ricognizione preliminare sull’asteroide, facendo volare il veicolo spaziale in passaggi sopra il polo nord, l’equatore e il polo sud a distanze fino a 7,4 miglia (7 km) per determinare meglio la massa dell’asteroide. Il primo inserimento orbitale della navicella è previsto per il 31 dicembre e OSIRIS-REx rimarrà in orbita fino a metà febbraio 2019, quando la missione passerà alla fase successiva del rilevamento.
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