Deep Space Network è il nome della rete di radiotelescopi NASA dislocati globalmente a circa 120° di longitudine l’uno dall’altro, in modo da coprire in ogni istante tutto il cielo. C’è il complesso di Madrid, quello di Canberra in Australia e quello di Goldstone in California. Il fiore all’occhiello di ogni stazione è una parabola da 70 metri di diametro, l’unico modo per comunicare con le sonde più distanti. In tal senso è significativo il caso di DSS-43, la parabola più grande disponibile a Canberra che al momento è l’unica che possa comunicare con la lontanissima Voyager 2, la quale dopo aver varcato i confini dell’eliosfera si sta avventurando nel mezzo interstellare. Le comunicazioni con essa possono avvenire solo tramite la stazione australiana perché qui vi è l’unica antenna di largo diametro accoppiata a un ricevitore che supporti le frequenze usate dalla sonda.
Un problema, quello delle frequenze disponibili, che rallenta pesantemente il flusso delle operazioni. Anche perché, con le tecnologie implementate sino a poco tempo fa, ogni parabola poteva servire una sola sonda per volta. Per esempio è già capitato in passato che tutte le antenne di un complesso dovessero essere puntate verso Marte perché più sonde necessitavano di comunicare verso Terra. In quest’ottica sono stati potenziati i protocolli di comunicazione, che ora permettono a una singola antenna di gestire comunicazioni multiple senza bloccare svariate parabole, puntandole inutilmente nella stessa direzione. Un adattamento mutuato dalle comunicazioni commerciali che tutti noi usiamo ogni giorno.
Le missioni con le sonde di nuova generazione generano una grandissima quantità di dati, e la rete di ricezione deve essere all’altezza. Con la gran quantità di sonde attualmente a spasso per il sistema solare, e oltre 30 programmate per i prossimi decenni, al Deep Space Network sono richiesti aggiornamenti per tenere il passo.
È proprio con quest’obiettivo che a gennaio 2021 è stata inaugurata una nuova parabola da 33 metri a Madrid, la numero 13 del network, che supporta trasmissione e ricezione su tutte le frequenze comunemente usate dalle sonde. Un altro passo nella direzione di rendere il DSN più flessibile e guardare al futuro dell’esplorazione spaziale con rinnovata fiducia.
Per altri dettagli vi rimando all’articolo originale.
Inoltre, se desiderate una panoramica delle comunicazioni attive del DSN in tempo reale, c’è il sito https://eyes.nasa.gov/dsn/dsn.html
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