Era il 5 dicembre 2020 quando l’umanità riceveva un preziosissimo campione inviatoci dalla sonda giapponese Hayabusa2: 5,4 grammi di asteroide, prelevati quasi due anni prima dall’oggetto NEAR-Earth 162173 Ryugu.
Ryugu è stato selezionato per alcune sue caratteristiche molto interessanti. È un cosiddetto asteroide di tipo C, vero e proprio fossile risalente all’epoca della formazione del sistema solare. La composizione di questa categoria di corpi è ricca di acqua, carbonio e composti di quest’ultimo, le mitiche molecole organiche. Gli attuali modelli vedono gli abbondanti impatti degli asteroidi di tipo C tra gli indiziati per la scintilla che, qualche miliardo di anni dopo, generò la vita sul nostro mondo.
Gli astronomi studiano da tempo corpi come Ryugu a distanza, ma questo tipo di analisi sono invariabilmente incomplete. Talvolta è persino possibile rintracciare al suolo frammenti di meteoriti generati da simili asteroidi, ma in tali casi si ha a che fare con un residuo bruciacchiato del corpo originario, senza neanche conoscere con certezza la sua origine.
Ecco quindi spiegata l’importanza di Hayabusa2, e l’inestimabile valore dei pochi grammi di asteroide che è riuscita a consegnarci (peraltro un’immensità rispetto ai 100 milligrammi che avrebbero sancito il successo della raccolta).

I due studi al momento disponibili condensano le analisi preliminari, non distruttive, svolte sui campioni di Ryugu a disposizione dei centri di ricerca giapponesi.
L’articolo con prima firma Toru Yada ha indagato le proprietà fisiche del campione, la presenza di condrule e indagini spettrografiche volte a cercare inclusioni ricche di calcio-alluminio. Si ritiene che queste ultime siano tra le più antiche sostanze a essersi formate nel sistema solare.
Il secondo articolo, con prima firma Cedric Pilorget, è focalizzato sulle analisi compiute con il microscopio iperspettrale MicrOmega, strumento d’eccellenza sviluppato presso l’Institut d’Astrophysique Spatiale di Orsay, in Francia. Il suo campo di indagine è il vicino-infrarosso, nelle lunghezze d’onda 0.99-3.65 µm.
Le conclusioni dei due studi forniscono interessanti conferme di ciò che sapevamo e ipotizzavamo su questa categoria di asteroidi.
Abbiamo informazioni sulla densità dei campioni, che si rivela essere molto bassa rispetto a quella nota dai meteoriti, indicando delle microporosità fin sotto il millimetro. La bassissima riflettività nelle lunghezze d’onda analizzate è in accordo con le rilevazioni compiute dalla sonda, confermando che lo specifico campione prelevato è altamente rappresentativo della composizione di Ryugu. Non sono state rilevate inclusioni di calcio-alluminio submillimetriche, e questo insieme alle altre caratteristiche sembra indicare similitudini con le condrule CI sebbene il campione analizzato sia meno riflettivo, più poroso e più fragile rispetto a esse.
Due picchi nei diagrammi di assorbimento elaborati con le analisi spettrografiche (a 2.7 e 3.4 µm) indicano la presenza di gruppi OH e di composti organici. Si sono rintracciati anche carbonati e composti NH; questi ultimi, data la presenza di un elemento volatile come l’azoto e originatisi probabilmente nel sistema solare esterno, dovrebbero confermare che Ryugu conservi sia elementi puri che altri i quali hanno attraversato transizioni di fase. Analisi più approfondite in laboratori specializzati hanno il potenziale di rispondere a tante domande sulla formazione ed evoluzione della nostra casa nel Cosmo.
I campioni prelevati da Hayabusa2 sono stati anche l’occasione per consolidare i rapporti di collaborazione scientifica internazionale.
Appena qualche giorno fa, il 6 dicembre, l’agenzia spaziale giapponese JAXA ha consegnato alla NASA il 10% del materiale di Ryugu in suo possesso. Si tratta di 23 grani di roccia più altri quattro piccoli recipienti con polveri più fini. L’agenzia spaziale statunitense si è impegnata a restituire il favore fornendo altrettanto materiale di Bennu, l’asteroide visitato recentemente dalla sonda OSIRIS-Rex, i cui campioni sono attualmente in viaggio verso la Terra con arrivo previsto nel 2023.
L’analisi dei materiali da parte di più Paesi, moltiplicando i laboratori interessati, fornisce la possibilità di fare ricerche più approfondite e irrobustire la conclusioni a cui si giungerà. Facendo trionfare quello strumento meraviglioso che è il metodo scientifico.

Fonti:
https://www.nasa.gov/feature/nasa-receives-special-cosmic-delivery-of-asteroid-sample-from-japan
https://www.nature.com/articles/s41550-021-01550-6
https://www.nature.com/articles/s41550-021-01549-z
https://solarsystem.nasa.gov/missions/hayabusa-2/in-depth/
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