Polvere e inverno marziano danno il conto alla rovescia a Insight

La NASA si prepara a dare l’addio al lander che ha sempre più difficoltà a produrre l’energia di cui ha vitale bisogno.

In uno stringato aggiornamento marziano di qualche giorno fa vi avevo anticipato che a breve si sarebbe tenuta una conferenza della NASA con aggiornamenti sullo stato del lander Insight.

Il meeting con la stampa si è tenuto ieri nella serata italiana, delineando la situazione attuale tramite il punto della missione scientifica e, se ci siamo affezionati a questo robottone, iniziando a prepararci al peggio.

Partiamo senza indugi con le cattive notizie usando l’immagine che segue:

Grafica con il confronto della produzione di energia al momento dell’atterraggio e nei giorni attuali. Crediti: NASA/JPL-Caltech

La barra celeste rappresenta l’energia che i due pannelli solari di Insight producevano ogni Sol nei giorni dell’atterraggio, ben 5000 Wh per Sol. Rapido avanzamento a oggi, e vediamo che la produzione si è ridotta mediamente a un decimo, appena 500 Wh. La colpa di questo è la densa copertura di polvere sui pannelli, ma anche l’incedere dell’inverno marziano che culminerà tra circa due mesi: le giornate più corte, il basso angolo di incidenza del Sole e lo stagionale oscuramento atmosferico contribuiscono a loro volta a mettere in difficoltà il sistema di produzione di energia del lander. I generatori a decadimento atomico sono estremamente costosi, e riservati solo alle missioni ad altissimo budget (MSL, Mars 2020, o andando più indietro nel tempo Cassini).

Gli scienziati del JPL ormai non contano neanche di riuscire a recuperare qualche Watt tentando ancora una volta di far cadere un po’ di sabbia e detriti sui pannelli, come fatto con successo già in passato. Per quanto totalmente controintuitivo, questa operazione riuscì più d’una volta a smuovere un po’ della sottilissima polvere marziana e ad allungare la missione estesa di Insight.

Con l’intenzione di continuare a perseguire gli obiettivi scientifici fin quando possibile, già ora gli strumenti non scientifici vengono operati al minimo e con spegnimenti programmati.
A fine maggio però si entrerà in una fase più severa di questo razionamento.
Si inizierà con probabilmente l’ultima movimentazione del braccio robotico, che sarà messo nella posizione di riposo. La priorità sarà quindi data all’alimentazione del sismometro, che appena due settimane fa ha rilevato il suo terremoto più forte di sempre oltre a più di 1300 scosse di intensità inferiori nel corso dei 3 anni e mezzo di missione. Tutti gli altri strumenti avranno energia col contagocce e saranno accesi sempre più raramente, finché a fine estate (terrestre) anche il sismometro sarà disattivato. Si concluderà in quel momento una serie di rilevazioni scientifiche senza precedenti, che saranno studiate ancora nei decenni futuri permettendoci non solo di comprendere la struttura dell’interno di Marte ma anche di capire meglio la formazione di tutti i pianeti rocciosi. Queste informazioni si aggiungeranno alla gran quantità di conoscenze che occorrono alla specie umana se vorremo, un giorno, mettere piede sul pianeta rosso.

Infografica mostrata nel corso della conferenza. Crediti: NASA/JPL-Caltech
Dopo lo spegnimento del sismometro, Insight proseguirà solo dei contatti periodici con il centro di controllo per l’invio della telemetria e di qualche foto programmata.
Finché, si stima grossomodo attorno a dicembre, la riduzione della produzione di energia avrà raggiunto il livello critico che non permetterà più alle batterie stesse di caricarsi. Infatti le delicate celle al litio devono essere tenute costantemente a temperature di sicurezza, e questo avviene per mezzo di riscaldatori che però a loro volta hanno bisogno di energia per essere alimentati.
In quel momento il lander cesserà di funzionare, e ce ne accorgeremo perché smetterà di rispondere ai comandi.
Ma non disperiamoci: a quel punto Insight avrà operato per quattro anni, il doppio della sua vita stimata, compiendo le rilevazioni sismografiche più precise mai tentate su un altro pianeta. Vale la pena di menzionare anche lo strumento RISE, una coppia di antenne che attraverso rilevamenti radio ha misurato l’influenza gravitazionale del Sole per aiutarci a comprendere la composizione del nucleo di Marte.
Certo, non sono mancati gli intoppi (come la sonda Heat Flow Probe che sarebbe dovuta penetrare sino a 5 metri nel sottosuolo ma che si è fermata a pochi centimetri dalla superficie a causa di un terreno troppo soffice, diverso da quello atteso) ma sapevamo che Marte non perdona il minimo errore.
Inoltre non temete, gli ingegneri del JPL hanno già valutato ogni possibile idea che potremmo essere tentati di suggerir loro per rimuovere la polvere: spazzole rotanti, tergicristalli, soffiatori, meccanismi vibratori o di inclinazione dei pannelli, chi più ne ha più ne metta! Ciascuna di queste ipotetiche soluzioni ha delle criticità grandi o grandissime, che hanno spinto i progettisti a scartarle in favore di strumenti più potenti o di un alleggerimento di peso.
Buona fortuna Insight, noi continuiamo a sperare che un dust devil decida finalmente di incrociare la tua posizione e togliere un po’ di polvere dai pannelli!
Informazioni su Antonio Piras 66 Articoli
Ingegnere elettronico per lavoro, da sempre appassionato di scienza. Scopro l'osservazione astronomica grazie al telescopio della LIDL (ebbene sì) che mi svela le lune medicee un giorno prima di Galileo...ma 405 anni dopo. Da allora la passione cresce a dismisura e attualmente la coniugo alla fotografia, altro grande hobby.

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