Vita di famiglia in Nord America

Non preoccupatevi. Non parleremo dell’esistenza di una normale famiglia americana. Nord America si riferisce alla famosa nebulosa e la famiglia è quella composta dalle stelle che le appartengono. Una famiglia vera e propria in cui oggetti di tutte le età fanno bella mostra di sé.

Una straordinaria immagine ci è giunta ancora una volta dal telescopio spaziale Spitzer e ci mostra la celebre nebulosa in una luce completamente nuova. Essa deve il suo nome alla forma veramente molto simile all’America del Nord (Fig. 1), con il golfo del Messico in bella evidenza, che si osserva nel visibile.

La classica visione della nebulosa detta Nord America

Figura 1. La classica visione della nebulosa detta “Nord America”. Alla sua destra, separata da una striscia scura, si nota quella detta “Pellicano” che ricorda il celebre uccello marino (esso è rappresentato con la testa e il becco appoggiato al corpo…) – ingrandisci

Spitzer, invece, guarda nell’infrarosso e ciò che si vede perde ogni contorno riconoscibile (Fig. 2). Tuttavia, si guadagna in numero di oggetti che la popolano: dagli agglomerati di polvere pre- stellari fino a giovani adulti stellari.

Immagine ottenuta dal telescopio Spitzer nell’infrarosso

Figura 2. L’immagine ottenuta dal telescopio Spitzer nell’infrarosso. Qualsiasi collegamento al continente americano è completamente sparito. Tuttavia, vengono alla luce centinaia e centinaia di nuove stelle, sia in fase ancora embrionale che in quella di giovani adulti – ingrandisci

Un’attenta analisi della nuova immagine infrarossa mostra più di 2000 stelle giovani, di cui solo 200 conosciute in precedenza. Le altre erano nascoste nella polvere che le avvolgeva e che le nascondeva nel visibile.

Come ben sappiamo, una stella nasce all’interno di un ammasso di gas e polvere che collassa verso il suo centro. Poco alla volta la nube proto stellare si appiattisce e forma un disco che co-ruota con la stella nascente. Getti di gas vengono lanciati perpendicolarmente al disco in entrambe le direzioni. Col passare del tempo, mentre la stella inizia a far girare il suo motore a pieno regime, si possono formare dei pianeti, mentre parte della polvere si dissipa formando un tenue anello di materia, simile a quella che nel nostro Sistema Solare viene chiamata polvere zodiacale

Spitzer ci mostra tutte queste fasi, dalle stelle ancora rinchiuse nel loro guscio oscuro fino a quelle abbastanza adulte con una probabile schiera di pianeti in formazione, senza trascurare quelle che lanciano i primi vagiti attraverso i loro getti di materia.

Quella che vediamo è proprio un area di cielo molto popolata, sia da stelle appartenenti alla nebulosa stessa, sia da astri in primo piano e nello sfondo. Spitzer permette di separare nettamente le stelle effettivamente appartenenti alla nebulosa rispetto a oggetti ben più vecchi che si trovano al suo interno solo prospetticamente.

La nebulosa è però ancora coperta da due misteri. Il primo riguarda la sorgente di luce che riesce a illuminarla. Dovrebbero esistere stelle di grande massa da qualche parte e si pensa che esse siano nascoste dietro al “golfo del Messico”. Spitzer, malgrado non riesca a penetrare nelle parti dove la polvere è più densa, sembra confermare questa ipotesi, rivelando una luce diffusa proveniente proprio da quella direzione, in modo simile al Sole che filtra da dietro una nube temporalesca.

Il secondo mistero riguarda la sua distanza da noi. Le stime più recenti la portano a circa 1800 anni luce, ma solo l’analisi delle numerosissime nuove stelle scoperte da Spitzer potrà perfezionare questo valore.

Ricordiamo che Spitzer lavora in vari canali infrarossi: 3.6, 4.5, 5.8, 8.0 e 24 micron.

Come si modifica l’apparenza del “continente” che scompare può essere visto molto bene attraverso la sequenza di immagini mostrate nella Fig. 3.

Comparazione

Figura 3. La prima immagine in alto a sinistra (visibile) mostra molto bene la forma del Nord America, separata da una zona scura dalla altrettanto celebre nebulosa detta “Pellicano” per la forma che richiama quella del grande uccello marino. I colori sono quelli naturali. In alto a destra si riporta sia l’immagine nel visibile che quella nell’infrarosso. Il visibile è rappresentato in azzurro e si riferisce a zone molto calde. Si comincia a leggere molto bene anche la zona prima scura e fredda e che ora appare più rossa. Rimangono zone molto scure che assumono la loro tipica forma di ammassi di gas e polvere estremamente densi. In basso a sinistra è mostrata solo l’immagine infrarossa che copre la banda da 3.6 fino a 8 micron. In basso a destra vi è l’immagine completa comprendente anche la banda a 24 micron. Il colore blu si riferisce a 3.6 micron, il blu-verde a 4.5 micron, il verde a 5.8 e 8 micron, il rosso a 24 micron – ingrandisci

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3 Commenti

  1. Forse è questo quello che mi ha sempre affascinato dell’astronomia…non c’è nulla di definitivo e di certo, mai….quello che era “verità” fino ad un attimo prima, diventa “meraviglia” un attimo dopo…poche stelle ad occhio nudo diventano un caos imbarazzante con un binocolo…che diventano “mondi inimmaginabili con un telescopio…che diventano stravolgimenti inaspettati ( beh, quasi inaspettati ) passando dall’ottico-visibile all’infrarosso-invisibile…e via così…è semplicemente incredibile. Mi chiedo sempre come si faccia a coniugare tutta questa, ehm, “magia” ( passatemi il termine :mrgreen: ) con la matematica, ma, per fortuna, ci sono persone migliori di me che riescono a farlo brillantemente…( questa è per Vincenzo 😉 con molte scusa per il mio precedente NSMCP in calce all’art. sulla materia oscura… )

  2. Mi associo al pensiero del mio omonimo!
    In più chiedo un chiarimento: l’ultimo canale dell’IR è 14 o 24 micron?
    Non che ne apprezzi la differenza tra un valore o l’altro, ma giusto perchè a fine testo c’è scritto un valore ed in calce all’ultima immagine se ne riporta un’altro… semplice svista, non ti crucciare Enzo! 😉