Il drago si è svegliato due milioni di anni fa

Il buco nero centrale della nostra galassia sta divorando una piccola nube di materia. Un piccolo rinfresco e niente di più che potrebbe, però, lanciare segnali che tutti aspettano con grande interesse. Ben diversa potrebbe essere stata la situazione due milioni di anni fa, quando il nostro “drago” ha lanciato fuoco e fiamme lasciando segni ancora oggi ben visibili.

E’ dal 2011 che si sa che il nostro buco nero centrale sta per inghiottire parte di una nube gassosa che darà sicuramente luogo a episodi di una certa violenza (vedi QUIQUI e QUI). Niente di veramente eccezionale, anche se tutto ciò che riguarda in nostro motore galattico ha sempre un’importanza fondamentale.

Si sospetta anche che i buchi neri galattici passino facilmente e rapidamente da momenti di calma a momenti di attività quasi parossisticha. Lo abbiamo scoperto nelle altre galassie sia direttamente che indirettamente. Sicuramente nell’infanzia dell’Universo erano fenomeni molto più frequenti e violenti come ci indicano i quasar (nuclei galattici attivi legati alla presenza di un buco nero in piena attività). Sono momenti essenziali per la vita di una galassia, dato che questi “banchetti” cosmici creano situazioni diverse nello spazio che li circonda, causando a volte un rapido incremento delle nascite stellari e a volte un blocco evolutivo e addirittura l’espulsione di gas prezioso per la formazione di nuovi astri. Non è ancora del tutto chiaro il ruolo effettivo di un buco nero rispetto alle fasi vitali della struttura che lo contiene, ma sicuramente è lui che guida le danze.

Il rapido passaggio di un buco nero da una fase tranquilla a una violenta e viceversa pone, comunque, problemi non indifferenti e lascia abbastanza sorpresi. In altre parole, sembra proprio che quando un buco nero ha fame non ci pensi due volte a catturare del cibo (e lo può trovare facilmente attorno a sé) così come, quando ha deciso che può bastargli, torni a dormire il sonno del giusto con altrettanta rapidità.

E’ possibile scorgere dei segnali che indichino un pasto violento avvenuto in passato? Certamente non si trovano “cartelli” chiari che ci avvisino di una fase violentissima che si è arrestata improvvisamente, ma ormai la nostra tecnologia è in grado di cercare un po’ dappertutto e accorgersi di qualche strana anomalia che potrebbe richiamare un episodio non troppo antico.

In tempi recenti, sono state fatte due scoperte che sembravano essere, in qualche modo, scollegate tra loro. La prima si riferisce alle due “bolle” gassose che il satellite Fermi ha individuato da entrambi i lati della nostra galassia. Nel 2010 si sono, infatti, individuate due enormi nubi che si allargano dal centro della galassia verso l’esterno nelle due direzioni perpendicolari al piano della Via Lattea. Qualcosa di tenue luminosità ma di enormi dimensioni, in grado di coprire quasi un quarto del cielo (vedi QUI). Dopo molti studi, si è concluso che le due bolle gassose dovevano essersi formate durante una gigantesca esplosione proveniente dal centro della galassia, proprio dalla zona in cui sta riposando tranquillo in nostro “drago”.

bolle della Via Lattea
Le bolle della nostra galassia. Fonte: NASA’s Fermi Gamma-ray Space Telescope

Nel frattempo si stava studiando sempre meglio la corrente magellanica (magellanic stream), ossia quel filamento lunghissimo di idrogeno neutro che sembra connettere come un cordone ombelicale le due nubi di Magellano con la loro galassia madre, ossia la Via Lattea. Ne abbiamo anche parlato QUI, ma, benché ormai si sapesse molto di più sulla sua composizione e sulla sua dinamica e -forse- anche origine, risultava ancora molto strana la sua luminosità eccessiva, soprattutto nell’ultravioletto. Insomma, sembrava che qualcosa di estremamente violento l’avesse investita illuminandola e lasciando ancora oggi un segnale ben rivelabile.

corrente magellanica
La corrente magellanica. Fonte: David L. Nidever, et al., NRAO/AUI/NSF e Mellinger, LAB Survey, Parkes Observatory, Westerbork Observatory, e Arecibo Observatory.

Perché non fare, allora, uno più uno uguale a due?  Il nostro buco nero emette normalmente radiazioni in molte lunghezze d’onda, dal radio all’infrarosso, dall’ultravioletto all’X e al gamma. Se queste radiazioni sono relativamente modeste nelle condizioni attuali, cosa sarebbero diventate durante una fase di grande appetito del “drago”?

Qualcosa di veramente spaventoso, capace di investire e attivare perfino un filamento di idrogeno lontano più di 200 000 anni luce. Avete già capito, sicuramente, dove voglio arrivare.

Un episodio violento del buco nero avrebbe facilmente illuminato la corrente magellanica risolvendo il problema della sua luminosità anomala. Tuttavia, questo episodio di attività frenetica non poteva essere avvenuto da tropo tempo. Il prof. Bland-Hawthorn dell’Osservatorio Australiano lo ha legato con quello che ha dato origine alle bolle di Fermi. Con grande soddisfazione del ricercatore, i tempi dei due segnali cosmici coincidono quasi perfettamente. Getto di radiazione verso il filamento delle nubi di Magellano e espulsione delle enormi bolle di gas sembrano proprio appartenere allo stesso fenomeno, un pasto pantagruelico del nostro buco nero.

Quando è successo tutto ciò? Da poco tempo, soltanto due milioni di anni fa. Sembra quasi impossibile, eppure tutto torna perfettamente se si ipotizza un’attività spaventosa e violentissima del nostro “drago” che adesso è molto tranquillo e si limita a mangiare solo qualche stuzzichino.

Pensate che l’annuncio ufficiale del professore australiano è stato dato durante una conferenza scientifica del “Galaxy Zoo”, quella splendida iniziativa che vede un’azione corale e di primo piano da parte di 150 000 astronomi dilettanti sparsi per il mondo. Qualsiasi riferimento ai tanti “astrofili” italiani che si limitano a voler sorgere la piccola macchiolina azzurra di Urano NON è del tutto casuale… Basterebbe poco per partecipare in prima persona a una ricerca scientifica di alto livello,  senza fossilizzarsi nel cercare di vedere con la coda dell’occhio una galassia che si potrebbe studiare nei dettagli in un’immagine ripresa dai massimi telescopi attuali e contribuire alla storia conoscitiva dell’Universo. Va beh… torniamo al nostro “drago”.

L’ipotesi di Bland-Hawthorn risolve brillantemente la luminosità della corrente magellanica, dato che nessuna stella potrebbe mai poterla investire con la necessaria intensità di luce ultravioletta. Sarebbe centinaia di volte meno energetica.

Se tutto ciò fosse vero (la comunità scientifica sembra piuttosto favorevole a questa spiegazione in fondo più semplice di tanti altri meccanismi) si dimostrerebbe ancora una volta che l’interruttore per accendere o spegnere un buco nero funziona molto rapidamente. Due milioni di anni sono realmente un periodo di tempo ridicolo su scala cosmica. Eppure, ben pochi segni rimangono a ricordarci quello che è avvenuto. Il drago sa cambiare di umore molto rapidamente e con molta circospezione.

Due milioni di anni fa è un tempo che non può essere ricordato nella storia dell’uomo. Ma forse l’evento è rimasto impresso nel cervello in piena evoluzione di qualche scimmia particolarmente “intelligente”. Chissà che non sia anche impresso nel nostro DNA? E’ forse questo ricordo ancestrale che genera un particolare timore verso i buchi neri e le loro “esternazioni”? Staremo a vedere…

Beh sì, potremo proprio stare a vedere, dato che se un evento del genere è successo due milioni di anni fa potrebbe ripetersi in un tempo futuro anche piuttosto vicino. E’ solo questione di fame e di cibo a disposizione. Cosa capiterebbe all’umanità? Difficile da immaginare, anche perché sappiamo di sicuro che la vita sulla Terra non ha avuto problemi seri due milioni di anni fa. Siamo stati esageratamente fortunati a causa della direzione scelta dalla radiazione del drago o siamo riusciti a superare una crisi terribile, anche se con serie perdite? Chissà che i fossili di due milioni di anni fa, studiati con nuova particolare attenzione, non ci dicano qualcosa in più.

Il filmato dà una chiara idea di quello che può essere successo due milioni di anni fa. Il drago, cento milioni di volte più potente di oggi, emetteva proprio fuoco e fiamme e spazzava con violenza lo spazio circostante:

Che dire? Speriamo che tante piccole merende possano accontentare il nostro buco nero ed evitargli un’abbuffata colossale.

Il lavoro originario è scaricabile QUI

di Vincenzo Zappalà: tratto da – L’infinito Teatro del Cosmo

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Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.