In un momento in cui la TV è ricca di news appetitose sia legate alla solita litania politica e alle sue baruffe quasi ridicole, sia legate alle intercettazioni telefoniche (proprio ieri ho sentito la telefonata tra Elisabetta d’Inghilterra e il suo ultimo erede: tutta da ridere!), mi è sembrato strano che stamattina si parlasse di un esopianeta. Poi ho capito: era quello scoperto da Kepler e con una massa praticamente simile alla nostra (Kepler -78b). Purtroppo, però, non si può lanciare l’amo con i soliti alieni e cose del genere: il pianeta è troppo caldo anche per la televisione (beh… è già qualcosa).
Magari verrà preso come esempio per richiamare il riscaldamento globale che sta passando una fase di “stanca”. E ci credo! I primi specialisti del clima cominciano finalmente a mostrare un quadro ben diverso. Il Sole e i suoi alti e bassi ci stanno forse portando verso una piccola era glaciale. Ne parleremo prestissimo: aspetto solo qualche conferma scientifica più solida. Intanto, tra le righe, ho già letto che qualche ghiacciaio alpino è cresciuto… ahi, ahi, ahi, povero Mercalli. Potrà continuare a ripetere la sua lezioncina ormai troppo stantia? Mah… vedremo.
Torniamo a Vulcano… anzi a Kepler-78b. Sì, è simile alla Terra (solo un 20% più grande) anche come densità. Un magnifico gemello. Peccato, però, che giri attorno alla sua stella a una distanza dell’ordine di un milione di chilometri o poco più. In altre parole, circa 100 volte più vicino di quanto non faccia il nostro pianeta. Che caldo!

Oltretutto, la stella è proprio simile al Sole (solo più giovane). Il periodo di rivoluzione è di solo otto ore e mezza: un anno davvero corto! La distanza è veramente troppo piccola per potere azzardare una qualsiasi forma di vita. Parliamo di migliaia di gradi in superficie e di una crosta completamente fusa.

Fin qui, comunque, niente di veramente strano: sono i casi della vita, non sempre si può nascere nella zona abitabile. Il vero problema è un altro. Un pianeta così NON potrebbe esistere!
Già è ben difficile pensare che in quelle condizioni si sia potuto formare un pianeta delle dimensioni terrestri (i mattoni fondamentali non riuscivano nemmeno a rimanere solidi), ma dobbiamo anche ricordare che nelle prime fasi evolutive, quando non era ancora entrata in società (ossia nella sequenza principale), la stella raggiungeva un diametro superiore a quello attuale. Se è difficilissimo formare un pianeta molto vicino a una stella, è ben più difficile formarlo dentro a una stella.
L’unica possibilità che resta a Kepler-78b è quella di essersi formato in una posizione un po’ più tranquilla e lontana e poi essere migrato verso la stella. Tuttavia, anche in questo caso, la sua fine sarebbe solo ritardata. Insomma, siamo stati fortunati a vedere un pianeta che sta gettandosi velocemente nelle braccia calorose della propria madre. Al massimo un paio di miliardi di anni e poi addio Kepler-78b. Probabilmente sta per raggiungere il limite di Roche (ricordate?) e si spaccherà in mille pezzi, oppure piomberà senza scampo nella fornace che lo sta aspettando.
Kepler ha già scoperto altri pianeti abbastanza piccoli che si trovano così vicini alla proprio stella e sembra proprio che sia una situazione abbastanza comune. Così comune che potremmo facilmente pensare che sia capitato anche al nostro Sole quando era più giovane. Chissà quanti pianeti si è mangiato!
Come li possiamo chiamare se non “Vulcano”?
Se voleste andare ad assistere al prossimo infanticidio, dovreste iniziare a muovervi, dato che la stella si trova a 400 anni luce da noi. Un bel viaggetto…
Articolo originale QUI (sul “solito” Nature)
di Vincenzo Zappalà – tratto da: L’Infinito Teatro del Cosmo