
Per la materia oscura potrebbe essere davvero difficile continuare a giocare a nascondino. Oggi, un gruppo internazionale di ricercatori ha pubblicato i primi dati relativi ad una nuova mappa della distribuzione spaziale della materia oscura grazie ai dati ottenuti dalla Dark Energy Survey (DES). I risultati, pubblicati su Physical Review Letters, suggeriscono che la relazione tra la mappa della distribuzione visiva delle galassie e quella relativa alla distribuzione della massa è molto vicina a quella predetta dai modelli basati sulle simulazioni cosmologiche che includono l’espansione accelerata dell’Universo.
La caccia alla materia oscura non ha tregua. Di recente abbiamo già scritto su queste pagine del progetto VST KiDS e dei primi risultati basati su osservazioni effettuate nell’emisfero sud grazie al VLT Survey Telescope (VST), il telescopio a grande campo di vista realizzato dall’INAF – Osservatorio Astronomico di Capodimonte, e installato accanto al Very Large Telescope dell’ESO, presso l’Osservatorio del Paranal in Cile (vedasi KIDS per materia oscura). La Kilo Degree Survey permetterà, infatti, di realizzare misure accurate della materia oscura, della struttura degli aloni delle galassie ottenendo così nuovi indizi sull’evoluzione e formazione delle galassie stesse e degli ammassi in cui esse risiedono.
Ma torniamo alla DES, attualmente in corso al telescopio Blanco situato in Cile. Si tratta di una survey cosmologica che è stata concepita per osservare circa 1/8 del cielo visibile. Lo scopo principale della survey è quello di caratterizzare meglio la natura dell’energia oscura, quell’enigmatica componente che pare sia responsabile dell’espansione accelerata dell’Universo. Queste mappe, realizzate con una delle più potenti macchine fotografiche digitali al mondo, costituiscono il più importante progetto di mappatura contigua, con un livello di dettaglio che promette di migliorare significativamente la nostra comprensione del processo di formazione galattica e il ruolo che la materia oscura ricopre (vedasi La materia oscura, in pianta).
Ora, uno dei modi di far questo è quello di studiare la distribuzione e l’evoluzione della materia oscura. Gli scienziati stimano che la materia ordinaria costituisca solo 1/5 della massa totale presente nell’Universo, il resto è proprio “oscuro”, un termine appropriato poiché questa sostanza non assorbe o emette luce. «Gli scienziati hanno bisogno di ricorrere a misure molto precise della distribuzione spaziale di tutta la materia presente nell’Universo in modo da realizzare esperimenti accurati», spiega Vinu Vikraman, ricercatore post-doc presso lo US Department of Energy’s Argonne National Laboratory e co-autore dello studio. «Non sappiamo che cosa sia realmente la materia oscura nè siamo in grado di localizzarla direttamente. Questa mappa rappresenterà uno strumento di fondamentale importanza per la cosmologia in quanto permetterà di dare una serie di risposte a queste domande, tra cui quelle che riguardano appunto l’origine e la natura dell’energia oscura».

Per rivelare indirettamente la materia oscura, gli scienziati hanno escogitato un metodo che si basa sulla costruzione di una mappa della distribuzione della massa ottenuta da DES attraverso una serie di misure ricavate analizzando l’effetto debole della lente gravitazionale o weak lensing. Si tratta di un fenomeno previsto dalla relatività generale in cui i raggi luminosi provenienti da oggetti distanti vengono deviati dalla distribuzione della materia che circonda le galassie. Questo effetto crea una distorsione o deformazione dell’immagine di una galassia che gli astronomi possono misurare per determinare come è distribuita la materia dell’oggetto che funge da lente gravitazionale.
I ricercatori hanno quindi confrontato la mappa ottenuta dalla distribuzione della massa con una nuova mappa ottica della distribuzione delle galassie ricavata sempre dalla survey DES. Questa informazione ha permesso agli studiosi di cercare eventuali schemi presenti nella distribuzione sia delle galassie che della materia oscura. «Ciò ha permesso di controllare la consistenza del nostro lavoro dato che ci aspettiamo che la distribuzione delle galassie segua quella della materia oscura», dice Vikraman. Questi risultati preliminari, infatti, suggeriscono che la relazione tra la mappa della distribuzione visiva delle galassie e quella relativa alla distribuzione della massa è molto vicina a quella predetta dai modelli basati sulle simulazioni cosmologiche che includono l’espansione accelerata dell’Universo.
Ricordiamo, infine, che la survey DES è stata progettata per coprire una regione di cielo pari a più di 36 volte l’area ottenuta da questa prima mappa. Si spera, quindi, che questo nuovo insieme di dati potrà fornire in futuro preziosi indizi per comprendere ancora meglio la natura dell’energia oscura.
L’articolo originale è reperibile su Media INAF ed è realizzato a cura di Corrado Ruscica.
L’articolo scientifico è disponibile in prestampa elettronica QUI.
Accidenti, ma così ci mandano a pallino il tutorial di cosmologia!
Era solo una battuta, però mi ero abituato all'inquietante presenza della materia oscura ....
e siccome anche la "compagna di colore", cioè l'energia oscura, non sembra passarsela troppo bene .....
forse si dovrà rivedere l'idea dell'accelerazione dell'espansione.
Diciamo che gli sforzi in queste direzioni si stanno intensificando. Nel giro di non molti anni si riuscirà ad ottenere una risposta ad entrambi i problemi (in positivo o negativo che sia) e sarà probabilmente la maggiore scoperta del secolo che gioverà il Nobel a qualche bravo, fortunato ma soprattutto caparbio cosmologo
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Una domanda piccola piccola
Considerato che senza materia oscura, con questo tipo di modello cosmologico, non si riuscirebbe a spiegare la formazione delle galassie e, soprattutto la loro velocità di rotazione. Quindi si può dire che è indispensabile il suo effetto gravitazionale. Mi chiedo se oltre all'effetto gravitazionale avesse anche le altre caratteristiche della materia barionica come sarebbe l'universo.
Per altre caratteristiche si intende essenzialmente la capacità di interagire elettromagneticamente. Nel qual caso saremmo in grado di vederla e probabilmente vedremmo tantissime regioni, apparentemente vuote e buie, piene di materia...sarebbe un bello spettacolo, se effettivamente tale materia esistesse. Inoltre ovviamente questo influenzerebbe notevolmente le nostre capacità di studiare la materia ordinaria, poichè tutto diventerebbe molto più complicato dal momento che non possiamo distinguere solo sulla base di un conteggio di fotoni che provengono da una sorgente in che modo essa sia composta e quanto sia contaminata da altro.
@Enrico Corsaro un'altra caratteristica molto importante, secondo me,è che non è presente nella materia di cui sono formati stelle, pianeti, comete, ecc. naturalmente se esiste. Ho l'impressione che le caratteristiche della D.M. siano obbligatoriamente quelle indicate, altrimenti tutto sarebbe molto diverso anche la stessa visibilità dell'universo ne risulterebbe influenzata. Potremmo essere di nuovo nelle condizioni delle costanti, o così o tutto salta per la vivibilità dell'universo? Ho cercato in rete qualcosa a sostegno, ma non ho trovato niente
In pratica la DM è concepita solo a livello di ausilio nella formazione delle strutture cosmiche (quindi superammassi, ammassi di galassie) e nel sostenere gravitazionalmente le galassie individuali. Per il resto sostanzialmente non gioca alcun ruolo (vedi ad es. formazione stellare, planetaria, ed evoluzione stellare e dinamica locale).
@Enrico Corsaro
ma quindi la DM non è anche qui tra noi sulla terra?
Se non sbaglio, si parlava di una massa pari a quella di un grosso asteroide. Dove sta, non so...