Anche in questo caso la missione di creare il modello digitale dell’astronave (da presentare nel visualizzatore 3D) è stata un’altra odissea : a suo tempo mi ero armato di tanta pazienza per creare il modello digitale, utilizzando il programma MLCad (già citato parecchie volte in questi articoli sui modelli LEGO). Si tratta di un programma particolarmente lento e con le idiosincrasie tipiche di un prodotto ottimo ma vecchiotto. Risultato : parecchio tempo per la creazione del modello digitale molto grande.
Recentemente invece, secondo la ben nota legge di Murphy, nel sito dell’autore dei modelli già incontrati nella puntata precedente, cosa ho trovato? Bello che pronto il file in formato mpd! Se solo l’avessi trovato prima avrei risparmiato le classiche sette camicie, ma oramai il mio file era finito e testato…
Pazienza.
L’astronave Leonov : nel film e come modello
Nel sequel di 2001, “2010 L’anno del contatto” (che avevo recensito in questo articolo) appare dunque una nuova astronave sovietica lanciata al salvataggio di quanto lasciato in sospeso al termine dell’odissea spaziale di 9 anni prima : la Discovery era stata abbandonata a fluttuare caoticamente intorno al satellite Io, dalle parti di Giove, con il computer di bordo disattivato (ricordate la filastrocca “giro giro tondo “?) , con quasi tutto l’equipaggio soppresso da HAL 9000 ed il comandante Bowman disperso, dopo la visita fantasmagorica e onirica all’interno mega-monolite (“mio Dio, è pieno di stelle…”) .
In questo spezzone tratto dal film, vediamo la Leonov già in prossimità del pianeta Giove
Si tratta di un’astronave molto più compatta ed agile della Discovery di 2001 ed il suo modello è stato realizzato ancora dal bravissimo “JKBrickworks“, stavolta con un’eccellente dovizia di particolari, a fronte di ben 3651 pezzi LEGO.

In questo MOC il modulo centrale (grazie ad un motore) ruota fisicamente, proprio come al cinema : qui lo vediamo un filmatino realizzato dall’autore.
La versione digitale ovviamente non presenta (ancora…) questa possibilità ed ha la parte centrale fissa in orizzontale (nel seguito ne capiremo il motivo). Per la Leonov valgono tutti gli stessi ragionamenti fatti per la Discovery nell’articolo precedente e cioè che è, sì, un po’ più piccola, ma a causa della ricchissima qualità e della quantità delle parti componenti, il file finale di tipo glb (quello della visualizzazione interattiva 3D) ha una dimensione addirittura doppia, 74 Mbyte…
Quando si avvia il programma 3D, questa quantità di dati viene scaricata dal server per essere elaborata e successivamente visualizzata, ma oramai con la fibra dei nostri modem lo scaricamento non è più un problema : è invece l’elaborazione di questi dati che richiede il doppio del tempo rispetto a prima. Pazientate e l’immagine 3D arriverà!
Ovviamente vale a maggior ragione lo stesso discorso per lo spostamento del modello 3D, che avevo segnalato la scorsa puntata : infatti muovendo il modello col mouse ci accorgiamo subito che diventa sfocato, per recuperare poi la sua nitidezza una volta che ci siamo fermati.

L’appassionato di LEGO “MattMakes” ha realizzato, con coraggio e destrezza, questa versione multicolore, sfruttando evidentemente i pezzi a sua disposizione, per ottenere un oggetto da 71 x 16 x 38 cm, decisamente grande!

Da questo punto in poi è stato il vostro pignolone a proseguire nel progetto digitale che vede la creazione di un modello virtuale formato dai due mostri precedenti.
La missione di salvataggio della Leonov
Nel film “2010 – L’anno del contatto“, verso la fine della vicenda succede un qualcosa di inaspettato e nel contempo stupefacente : su Giove le entità aliene scatenano un vero e proprio finimondo creando un numero enorme di monoliti che di lì a poco avrebbero fatto contrarre il pianeta Giove per farlo espandere e diventare una stella.
L’equipaggio umano delle astronavi decide perciò di allontanarsi il prima possibile, ma la Leonov non possiede la velocità necessaria : viceversa la Discovery è in grado di fornire una spinta grazie al suo motore nucleare ed allora si decide di agganciare le due astronavi (in una configurazione che tecnicamente prende il nome inglese di piggyback, in italiano a cavalcioni, in romanesco a cavaceci ).

Una volta dato l’impulso per la fuga, le due astronavi si sarebbero sganciate, lasciando la Discovery ad assistere da vicino e fino all’ultimo momento ad un evento davvero inconsueto.
In questo modo l’equipaggio della Leonov sarebbe riuscito a tornare sulla Terra, ma avrebbero abbandonato ad una fine certa la Discovery e soprattutto HAL 9000.
La manovra dell’aggancio
Per agganciare le due astronavi, il modulo centrale della Leonov viene perciò bloccato nella sua rotazione in posizione orizzontale per non andare a scontrarsi rovinosamente con la lunga teoria di moduli che compongono la coda della Discovery ed anche l’antenna principale di quest’ultima astronave viene ripiegata per evitare incidenti.
In questo spezzone tratto dal film, possiamo seguire la complessa manovra del docking tra le due astronavi
Ed ora il modello LEGO virtuale…
Visto che avevo i due modelli virtuali, mi ero perciò ripromesso (anche in questo caso con una certa fatica e pazienza) di creare un unico mega-modello finale, da poter visualizzare in 3D : molto più facile a dirsi che a farsi!
I tempi necessari alla creazione dei file intermedi stavano però diventando davvero biblici, tant’è che stavo quasi quasi per desistere nella mission impossible di portare i due modelli all’interno di un unico mega-modello da visualizzare in 3D.
L’aver trovato invece altre possibilità nettamente più rapide, mi ha permesso perciò di creare il modello virtuale da cui oramai in quattro e quattr’otto ho creato un file (quello da visualizzare) stavolta gigantesco, da 175 Mbyte : una volta dato in pasto al mio programma, ci vuole una quindicina di secondi per l’elaborazione…
Anche in questo caso pazientate e l’immagine 3D alla fine arriverà, ovviamente dopo aver cliccato l’immagine successiva

Ma esiste anche la versione reale !
Magari vi state domandando se qualcuno abbia realizzato questo mostro di modello, IRL (In Real Life, come viene indicato parecchie volte nel sito americano dei MOC) !
Ebbene sì, il mitico “JKBrickworks” l’ha fatto!

In questa immagine vedete i due modelli agganciati, ma con la struttura di supporto necessarissima per non far cadere il tutto : in basso il modellista ha pensato bene di creare una serie di grossi parallelepipedi (immagino pesanti) per dare una certa solidità al tutto.
In genere in situazioni simili queste strutture vengono realizzate con pezzi trasparenti, in modo da non alterare troppo l’estetica del modello finale : ma se riguardate quell’arcobaleno di modello della Leonov arriverete alla conclusione che il colore non conta, viste le fatiche improbe necessarie alla realizzazione del modello finale. Contano la passione e l’abilità!
Le dimensioni del mio modello digitale sono (reggetevi forte!) 185 x 38 x 41 cm mentre nel modello vero va aggiunta l’altezza del parallelepipedo e della base d’appoggio, che ovviamente nel mio modello non sono necessari, visto che le due astronavi non pesano !
In definitiva una doppia odissea (tra il 2001 ed il 2010), che mi ha dato parecchie soddisfazioni : ore ed ore di svago ed alla fine la possibilità di osservare il modello 3D interattivamente!
Ma non finisce qui…
… con i modelli enormi, sesquipedali : tempo fa ho comprato e costruito una versione molto bella del Falcon Heavy con tre stadi, realizzata in modo da avere una bella visione dell’interno delle parti componenti. Il modello finale è alto più di 60 cm e ne riparlerò in una prossima puntata!
Rimanete sintonizzati!
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